SATIRA. Vignette a cura di Ulderico Sbarra
Il contagio iniziò a circolare a metà degli anni ‘90 in Veneto. Un trattore travestito da carro armato di cartapesta occupò la piazza principale della Serenissima con un manipolo di uomini, anch’essi di cartapesta. Il paziente-zero, Bossi, già conosciuto da anni, era stato sequenziato in tutti i modi, ma nessuno era riuscito ad anticiparne le mutazioni celtiche, così la politica lo ha sempre inseguito. Sceso dalle montagne della bergamasca e dell’intero arco alpino, aveva contagiato tutte le osterie e le birrerie della pedemontana, e così aveva costituito un esercito di seguaci al grido “la Padanìa a noi”: prosit! Una volta conquistata Venessia, il contagio si diffuse a opera di untori che presero d’assalto i ponti delle autostrade imbrattandoli con scritte battagliere: “Padanìa libera”, “Viva la successione”, “Viva il Milan”, “Parun a casa nostra”, “Forza Vesuvio”, “Forza Etna”, “me ne frego”, “daje de tacco”, “daje de punta”, “quant’è bona la nostra giunta”. Il tutto sfociò nel Governo lumbard, con i ministeri lumbard e i ministri lumbard. Poi un’altra mutazione cambiò nome ai paesi; si costruirono scuole lumbard per soli lumbard, con insegnanti lumbard, bidelli lumbard e banchi lumbard: con rotelle e senza rotelle. Una volta definiti i confini della nazione padana, il contagio conquistò la nazionale, col col modulo 4,2,4: Zoff, Burgnich, Facchetti... Scesero dalle valli e liberarono Senigallia dai senegalesi (Crozza dixit). Altresì liberarono Alberobello dai trulli e rimasero solo i “ci”, l’Emilia dalla Romagna e rimasero i tortellini, Venezia dall’acqua e rimase il Mosè che non poteva più separare il mare. Poi liberarono i vesuviani (variante napoletana) dal Vesuvio, i siciliani (variante etnica) dall’Etna e la Sardegna dalle sardine (variante mediterranea). Si diressero a est, ma si confusero con l’ovest e, non avendo molta dimestichezza con i punti cardinali, tornarono a nord a rinfrescarsi le idee, e anche la gola, nelle osterie della bassa. Poi, avanti Savoia, arrivarono a Taranto e furono “pizzicati” con le mani nel sacco; andarono a Napoli e cantarono “’o sole mio”; a Roma presero il Governo. Come Draghi occuparono tutte le stanze del potere senza che alcuno opponesse resistenza. Ubriachi del contagio ottenuto, tornarono ancora a nord a smaltire nelle trattorie, bar e ristoranti al grido: “io sono barista” e anche avventore. L’aggressività del virus padano valicò anche l’arco alpino e infettò le bande ultranazionaliste russe al soldo dello zar Putin: la variante, mutata da Salvini in Savoini, fu subito isolata. Rientrati nelle proprie case, i virus mutarono in incursori notturni che nottetempo si riversarono in tutti i condomini del Paese, suonando campanelli e chiedendo il pizzo: «domani ripasso e mostra la droga che spacci». Tutta Italia era un suono notturno: la gente si affacciava dalle finestre e cantava, ce la faremo, ce la faremo a liberarci da questo virus, ma invano. L’accelerazione mutagena produsse anche un cambio della cultura: da Romolo e Remolo (sic), alle Crociate contro l’arabo infedele fino al Carroccio di Alberto da Giussano. Quello che è successo prima e dopo fu cancellato. Stanchi e affamati dal tanto peregrinare per monti e per valli, per osterie e ristoranti, fecero uno spuntino ad Amburgo, si riposarono ad Alba, ad ammirare il sorgere del sole, e si rilassarono al Papeete chiedendo “tutto il potere” al ritmo di samba. Inaugurarono anche una nuova estetica con riti celtici, vestiti celtici, corni celtici e ampolle celtiche da immergere nel dio Po, simbolo della patria che risorgerà dalle sue ceneri come l’Araba Felice. Eressero una statua al paziente-zero, Bossi, in canotta, che ebbe per figlio un pesce, un Trota, una nuova specie superdotata e per questo laureatosi in Albania. Il capostipite adottò anche un figlio e gli mise a nome Salvini (classe ’49) nel quale infuse la scienza leghista. E il figlio crebbe e diventò Salvini, l’uomo delle 49 felpe, delle 49 mascherine e dei 49 milioni di euro scomparsi e restituiti a rate. Ciò produsse l’ennesima mutazione che fu chiamata “io sto con tutti”: al governo e all’opposizione, con Trump e con Putin, con le chiusure e le aperture, con le guardie e con i …?, col dire e il fare, con lettera e testamento. Fu lui che invocò la “madunina” e sfoderò i rosari, lasciando nel presepe San Giuseppe, Madonna e bambino col bue e l’asinello, e si portò via la mangiatoia e i re Magi. Dopo la storia cambiò anche la geografia, spostando l’Emilia Romagna ai confini col Trentino. Per questo merito la Borgonzoni fu nominata sottosegretaria alla cultura, dopo aver giurato a Pontida di non leggere libri. Fecero ministro per l’Europa Giorgetti, ex Fuan, in segno di riconoscimento per aver sostituito i medici di base con Internet. E così vennero i Fontana e i Gallera e si diffuse la pa(n)danìa. Ma la scienza padana ha scoperto anche il vaccino anti-tutto. È stato annunciato a reti unificate da Padanìa libera e Libera Padanìa: «Abbiamo trovato il vaccino contro le due più pericolose varianti pandemiche: quella nigeriana e quella sudafricana. La formula è semplice: chiudere i porti; affondare i taxi del mare e anche le Ong; bombardare barche e barchini sulla costa libica; sigillare rotte balcaniche, rotte libiche e tutte le rotte…; lasciare un corridoio umanitario aperto solo per le oba oba brasiliane, la cui variante va attentamente osservata sia sul lato A che su quello B, perché presenta curve particolarmente insidiose».
La variante leghista, contagiosissima, ha infettato l’intero arco costituzionale: Italia Viva è diventata natura morta. Il suo leader, colto da un raptus di follia, ha declamato il nuovo Rinascimento saudita, esaltando lavoratori schiavi, donne condannate ai lavori forzati, giornalisti smembrati, oppositori imprigionati. Di fronte allo spettacolo, il toscano ha detto: quasi quasi mi fumo un MbS, in pratica una MS col bocchino. Che ha lo stesso sapore delle sigarette italiane, anche se queste costano 80 mila euro a pacchetto. LeU, già all’1,8% ha avviato il processo di scissione cellulare, dividendosi in parti infinitesimali, perché nell’infinitamente piccolo si specchia l’infinitamente grande: più si è piccoli, più si è grandi; meno si è, più si ha; meglio il dissenso che il consenso; meglio separati che uniti, una vera rivoluzione. I 5S sono scomparsi inghiottiti nell’unisperso della galassia Rousseau e sono approdati su Marte con la sonda vaccinale Sputnik: «Che sorpresa!!!» ha esordito Di Maio all’atterraggio, «anche Marte è rosso! Cercavamo un centro di gravità permanente nel sistema solare tra il Sole e Plutone, tra il rosso e il verde, tra Leu e Meloni, e invece era già occupato da Pd, Forza Italia, forza Lazio, forza Roma. forza Milan. La rivoluzione liberale, riformista, moderata e dorotea non si può fare nemmeno su Marte: occorre trovare un’altra piattaforma stellare…». Il Pd, già ex Pci ed ex Dc, ha cessato di difendere operai, precari, umiliati e offesi, per tutelare una nuova categoria di sfruttati: falegnami e intarsiatori di poltrone. Zingaretti è sceso in campo con un hashtag coraggioso a loro favore: «Basta! Mi dimetto! Non sopporto che si sfruttino così i seggiolai, i poltronieri, i poltroni e i nulla-facenti. D’ora in avanti staremo in piedi. Chi mi ama, si alzi!». Tutti rimasero seduti. Una degna celebrazione dei 100 anni dalla nascita del Pci: dal sol dell’avvenire a “Una giornata al sole”: sdraiati.
Il contagio continua a mietere vittime, soprattutto sulla fascia più debole: la (in)decenza. Di fronte a essa la mutante leghista rimase muta. ◘
Di Ulderico Sbarra