Nelle braccia del privato

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Città di Castello. Inchiesta Sogepu / Terza parte

silvia romano2

Riassumiamo. Sogepu ha vissuto molte vite e altre da vivere ancora. La prima si costituisce dal momento della nascita avvenuta nel 1984 e arriva fino al 2012. In questa infanzia spensierata conduce una vita povera e grama, raccogliendo spazzatura, rasando giardini e pulendo strade. Nel 2012, sommersa dai debiti, viene rifondata di sana pianta e passa a una seconda vita con una iniezione di capitale sociale che la proietta nella stratosfera: da pochi spiccioli, circa 200mila euro di capitale sociale, passa a quasi 2 milioni di euro.

Sottoposto a una cura di steroidi e anabolizzanti, il brutto anatroccolo diventa un cigno enorme, una grossa macchina per la gestione della discarica di Belladanza, l’igiene urbana, l’assunzione di servizi comunali, la bonifica dei siti inquinati, la direzione e gestione di impianti di produzione di energia elettrica e termica, provenienti da fonti rinnovabili e non, ivi compresi anche i rifiuti, nonché la commercializzazione della predetta energia; la realizzazione e gestione di impianti sportivi, turistici, del tempo libero, pubbliche affissioni, cimiteri, verde e arredo urbano, disinfestazione, servizi telematici, accertamento e riscossione tributi, promozione di manifestazioni socio culturali…: un elenco lunghissimo. È diventata così una specie di piovra che tutto copre, distribuendo bende e prebende con contributi, consulenze, affidamenti lavori e una marea di attività che con il trattamento dei rifiuti e l’igiene ambientale, core business dell’azienda, hanno poco a che fare.

Cresciuta all’ombra del Comune, ne è diventata la sua faccia invisibile sotto la direzione dell’Ad Cristian Goracci, in perfetta sintonia col Sindaco Bacchetta. Una gallina dalle uova d’oro piena di soldi pubblici (100% partecipata; il 91,51% dal Comune di Città di Castello) e piena di rifiuti. Comune e Sogepu hanno agito come due vasi comunicanti, un duopolio che ha gestito una grossa fetta del potere cittadino: all’unisono direbbe Verdone.

Dopo l’ammodernamento tecnologico dell’impiantistica di Belladanza, nel 2015 Sogepu partecipa alla gara europea per la gestione dei rifiuti indetta dall’Ambito n. 1, un appalto di 300 milioni di euro, per la durata di 20 anni. Per poter partecipare ha bisogno di una spalla e la trova in Ecocave  s.r.l., azienda privata, più piccola, operante in provincia di Perugia con la quale costituisce un raggruppamento d’imprese. In pratica i rapporti di forza  tra le due sono questi: Golia e Davide alleati. La vicenda è stata tormentata da turbolenze sia prima sia dopo lo svolgimento della gara e già abbondantemente descritte. La gara è stata riaperta per determinazione del Consiglio di Stato e si dovrà arrivare all'aggiudicazione definitiva.

Nel frattempo il Comune, su proposta di Sogepu, approva con delibera di Consiglio (52 del 13/5/2019) la richiesta della partecipata di assumere, nel caso in cui le venisse confermata l’assegnazione dell’appalto, la veste giuridica di società privata per 20 anni (contrari Arcaleni e Bucci, astenute le opposizioni di Centro-destra). Quindi la terza vita, se vedrà la luce, sarà nel segno del privato. Nella delibera è scritto che nel caso in cui il raggruppamento d’imprese costituito da Davide e Golia risultasse assegnatario dell’appalto, i due soci, uno interamente pubblico, Sogepu, e l’altro interamente privato, Ecocave, assumeranno la veste giuridica di società privata con una nuova denominazione: Sog.Eco SpA, con il 51% per cento delle quote a Ecocave e il 49% a Sogepu. Ossia Golia diventerebbe Davide e viceversa. Ma, precisa il capitolato dell’accordo, costi, ricavi e ambiti di competenza rimarranno tali e quali a quelli precedenti: cioè il 62,5% a Sogepu e il 37,5% a Eco Cave. Gli affari sono affari e pacta sunt servanda.

Le opposizioni insorgono (non tutte ovviamente) contro quella che appare l’ignominia di una ditta padrona di casa che dà la maggioranza azionaria, ovvero le chiavi della casa stessa, al proprio maggiordomo. Non è una forma di autolesionismo? Sogepu non ne verrebbe penalizzata? Alla luce di quanto detto nella puntata precedente, la necessità di avere completa mano libera è cresciuta in relazione a fatturato e profitti. Nel frattempo è intervenuta la nuova  normativa in materia, legge 175/2016, che rende possibile tale privatizzazione purché motivata da «... ragioni e  finalità che giustificano tale scelta, anche sul piano della convenienza economica e della sostenibilità finanziaria, nonché di gestione diretta o esternalizzata del servizio affidato...». Quale sia la convenienza economica di tale passaggio non viene spiegato in nessuno dei corposi documenti allegati alla delibera. Il controllo della nuova società verrà garantito da Sogepu in qualità di mandataria e ciò consentirà «al Comune di esercitare un'inflenza determinante...». Il punto vero quindi non è il nano che diventa padrone, ma è il minor che garantisce il major di potersi comportare come un privato, pur avendo in cassa la maggioranza di soldi pubblici. Per il resto le cose resteranno come prima. La differenza rispetto alla situazione precedente è data dalla maggiore flessibilità e/o libertà di azione. In altre parole è il cammello fatto passare attraverso la cruna dell’ago.

Quindi non è vero che si svende, anzi si compra, dando vita a un mostruoso ircocervo con tre quarti del corpo pubblico e un quarto privato, ma che opererà al 100% come privato. Si comprerà innanzi tutto maggiore flessibilità (leggi mano libera), in pratica l'eliminazione delle farraginose procedure amministrative pubbliche, maggiore libertà di assumere o licenziare, assegnare consulenze, contributi e affidamento lavori a chi si voglia come prima più di prima, affidamento dei lavori e dei servizi a qualsivoglia soggetto senza sottostare a regole troppo costringenti, e … appetitose cariche da ricoprire su nomina politica. Chi sarà il nuovo Manlio Cerroni, il re dei rifiuti, a ricoprire il ruolo di Ad nella nuova società? Si provi a indovinare!

Ma la vera chimera è la funzione di controllo che spetta al Comune. La lunga marcia delle privatizzazioni o delle società a capitale misto pubblico/privato, partenariati ecc., che ha avuto inizio alla fine degli anni '90, ha sollevato due interrogativi rimasti ancora senza risposta: chi ci guadagna? Chi controlla? Con Sogepu si è visto chi ci guadagna, ma non si è ben capito come avvengano i controlli. L’esperienza trascorsa dimostra che la partecipata non accetta intromissioni di politici nelle sue faccende: è operazione ad alto rischio. La sua privatizzazione quindi rafforza il potere di chi ne ha la gestione e rende ancora più complicato o improbabile il suo controllo, vero tallone di Achille.

sogepu braccia privatoSogepu infatti ha gestito una fetta importante del potere nella città, beneficiando in termini di consenso soprattutto il Psi. Non a caso il Sindaco ha difeso contro tutti l’impostazione della partecipata. Si è trattato di una difesa mirata solo al bene comune? Oppure di una protezione a garanzia di potere e consenso? Non è un caso se il Psi, che fuori dei confini comunali registra lo zero virgola di preferenze, in città superi il 20%. Questo meccanismo moltiplicatore di uomini fedeli fa della partecipata un tassello strategico nella ragnatela costruita in tanti anni di amministrazione, al cui interno ci sono anche Fondazione Burri, associazionismo in genere, sport, Sanità, Polisport, commercio e altro. Ragnatela tessuta sotto gli occhi inebetiti di un Pd distratto, o, sarebbe più esatto dire, connivente, perché alcuni suoi uomini sono stati beneficiati, nel senso di irretiti nelle maglie della piovra. Di questo sistema Sogepu è diventata l'architrave portante, il vero snodo del potere cittadino. Un potere che ha bagnato in modo trasversale gli stessi consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione. La Destra, che avrebbe dovuto opporsi a tali pratiche, ha taciuto: perché? E chi si ribella può essere richiamato all'ordine "costituito": o con le buone, o con le cattive. Toccare i fili di Sogepu significa rimanere fulminati dall’alta tensione politica che transita al loro interno. Smascherare questo intreccio è compito della politica. Se non lo fa abdica alla sua funzione, dimostrando una debolezza che ha recato molto danno alla città.

E la cartina di tornasole di tale centralità di Sogepu nella mappa del potere cittadino è costituita dalla prossima scadenza di mandato dell'attuale Ad Cristian Goracci. Dovrà essere surrogato con una nuova nomina, e la sua permanenza in carica non può superare 45 giorni dalla decadenza. Ma nel frattempo le elezioni amministrative sono state rinviate a ottobre, e l'attuale Sindaco, che rimarrà in carica fino a quella data, si troverebbe menomato del suo braccio destro. Se l'Ad venisse sostituito si scioglierebbe il duopolio che fin qui ha governato in sinergia la parte più consistente del potere cittadino. Quindi è da ritenere che si farà l'impossibile per convincere diavoli e santi che è interesse di tutti concedere la proroga all'attuale Ad. C'è da scommetterci. E come lo si farà? La presenza di un forte conflitto di interessi all'interno dello stesso Consiglio comunale, impedirà anche ai più riottosi di alzare la voce e cedere il passo, altrimenti se ne vedrebbero delle belle. Non aver compreso il ruolo di Sogepu per il Pd ha rappresentato una cocente sconfitta politica, un vulnus che lo ha trasformato in semplice notaio del socio di minoranza.

In secondo luogo è dagli anni '90 che la Sinistra ha spalancato le braccia al privato convinta che la liberalizzazione dei mercati  avrebbe risolto il problema delle disuguaglianze e favorito l’arricchimento generale. L’obiettivo è stato solo uno: far girare l’economia, comunque. Quell’avverbio ha aperto una voragine al cui interno sono precipitati Color Glass, caso Splendorini, allevamenti intensivi, discarica (piena), raccolta differenziata (carente); coltivazione intensiva del tabacco e conseguente avvelenamento dei terreni, consumo di suolo, indici dei tumori tra i più alti del Paese, temi completamente sottovalutati da una Sinistra che oggi si professa green in virtù del Recovery Fund: ma con quale credibilità?.

Il vero bubbone di questa partecipata è squisitamente politico, risultato degli effetti globalizzazione=privatizzazione entrati in casa, dei maneggi o magheggi descritti in precedenza e di un consociativismo praticato alla luce del sole con la Destra.

E così i conti tornano anche nel nostro piccolo recinto cittadino. Perché dunque la Destra vince anche a Città di Castello? Perché la Sinistra sui temi decisivi che oggi riguardano la tutela della salute, dell’ambiente, dell'agricoltura, del consumo di territorio, dei nuovi lavori e delle nuove imprenditorialità a essi legate ha sviluppato politiche di Destra, conservative, regressive. La risposta quindi è semplice: l’originale è sempre migliore della copia. E quella che impropriamente si chiama Sinistra, per rimanere al potere deve farsi Destra: come nei fatti sta avvenendo. ◘

di Antonio Guerrini