La barriera verde

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Ambiente. Il rimboschimento è un altro modo di difendere la natura Altrapagina.it Articolo Aprile 2021

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Quattro sono gli elementi vitali per l’essere umano e tutto il regno animale: ossigeno, acqua, cibo e riparo. Tutti riconducibili ad un’unica matrice: l’albero. Ne discende che i veri custodi della vita sono coloro che proteggono gli alberi. Uno di questi preziosi personaggi è Roberto Spaggiari, di Parma, il quale, in perfetta comunione di idee con il padre, ha rimboschito diversi ettari della sua proprietà. Lasciamo a lui la parola: «La messa a dimora degli alberi è iniziata verso la fine degli anni Novanta con l’utilizzo di fondi comunitari, è proseguita nel 2005 e avviata al completamento finale nel marzo del 2018. Sempre, è bene precisarlo, mediante la messa a disposizione di fondi del Programma di Sviluppo Rurale. L’idea, assolutamente antica, è sempre stata presente nella mente di mio padre e, parzialmente, nella mia, ma lo stimolo è partito quando l’Amministrazione locale ha convertito un’area, compresa una larga fetta della mia proprietà (oltre 7 ettari), in terreno edificabile. Così un quartiere è sorto davanti a casa mia e l’orizzonte campestre è cambiato definitivamente. Abbiamo deciso di non vendere, in quanto la rinuncia, in termini spirituali, era troppo ingente, e di coprire tutti i campi con alberi. Ritengo che la natura debba essere protetta anche attraverso dei dinieghi. Non abbiamo concorso alla rapina che è stata condotta ai danni dei terreni agricoli per oltre mezzo secolo, che ne ha cambiato i tratti biologici, estetici e anche spirituali».

Quali sono state le reazioni di cittadini e amministratori?

«Essendo un grande lettore, vi riporto una frase tratta da un libro di James Hillman: “Non c’è nulla di più spaventoso del sorriso sinceramente benevolo delle Divinità della perdizione”. Questo pensiero mi ha fatto molto riflettere, poiché per anni è stato il sorriso con cui venivo accolto da tutto il mondo di mezzo degli affaristi immobiliari. Avendo una natura affatto incline al compromesso, hanno trovato un muro invalicabile. Diversa è stata la situazione vissuta a livello locale, rispetto alla quale ho incontrato una sostanziale indifferenza. Il caso ha voluto che verso la fine di ottobre del 2018 inviassi una mail a una testata giornalistica che opera sul Web, conoscendo un giornalista, che ha realizzato un bellissimo video che ha spopolato su You Tube. Dopo qualche giorno il Corriere della Sera mi ha dedicato una pagina intera, sono stato chiamato dal Ministro dell’Ambiente e a casa mia sono arrivati Linea Verde, Striscia la Notizia, Rai Uno. Sono fioccati inviti a convegni e incontri di vario tipo. Sono passato dal silenzio assordante al Premio Sant’Ilario 2019 (il premio che la mia Città assegna ogni anno alle iniziative meritevoli). Ora, e lo dico amabilmente a fior di labbra, sono diventato un piccolo caso nazionale».

Quale metodo avete seguito nel piantare gli alberi e nella manutenzione?

barriera verde altrapagina aprile 2021 2«Un metodo di una semplicità infinita. Un filo, delle vanghe e una carriola. Non abbiamo usato altro. In ordine alla manutenzione invece eseguiamo una potatura di minima alle essenze boschive, mentre quelle arbustive sono libere di svilupparsi secondo il loro essere. Oltre a questo, una sarchiatura tra gli intercalari degli alberi e l’irrigazione di soccorso per i primi 3-4 anni a tutte le piantine. I fertilizzanti di sintesi sono banditi a oltranza!».

A distanza di vent’anni, quali cambiamenti avete osservato nell’ecosistema?

«Il ragionamento è ovviamente localistico, ove tocco con mano la situazione. Il problema ritengo sia essenzialmente legato al tipo di agricoltura che di consueto viene condotta. L’ottimo agricoltore sarebbe quello che non lascia traccia del passaggio su questa Terra, mentre nella realtà odierna accade l’opposto.

Un uso scriteriato di prodotti di sintesi chimica, l’agricoltura intensiva, la stabulazione animale e il conseguente smaltimento delle deiezioni animali, creano le condizioni ideali per la riduzione della natura a semplice fondo da sfruttare e degradare.

Oltre a ciò, la continua cementificazione frammenta i campi agricoli, portando un disequilibrio ormai fin troppo evidente. La desertificazione è anche favorita da questa frammentazione costante: piccole porzioni di terra inutilizzata, tra una villetta e un capannone abbandonato su cui la natura fatica a ricostituirsi. Gilles Clément scrisse un Manifesto del terzo paesaggio in cui presagiva funzioni biologiche attive per questi luoghi. Io ne percepisco un grande senso di tristezza, non possiamo ridurre l’Italia ad una eterna periferia indefinita».

Che consiglio dareste alle persone e soprattutto agli amministratori che volessero seguire il vostro esempio?

«Alle persone consiglierei il ritorno alla lettura, se ho piantato 15.000 alberi è perché ho letto tantissimi libri. Mettere a dimora un albero, amare la natura, è un fatto culturale. Gli amministratori potrebbero dotarsi di una struttura interna in grado di intercettare i fondi dell’Unione Europea destinati all’ambiente e dovrebbero, soprattutto, accorgersi che il loro destino è quello di essere transitori, ma che alcune delle loro scelte avranno un fortissimo impatto sulle generazioni future».

Oltre al rispetto per madre natura, quali altri principi hanno mosso il suo operato?

«L’ultimo aspetto che vorrei toccare è inerente ad una mia riflessione.

barriera verde altrapagina aprile 2021Ho studi giuridici alle spalle, che mi hanno indotto a fare alcune  considerazioni in ordine al nostro sistema normativo. Mi è sembrato che il Diritto non avesse una sua naturale corrispondenza con la vita biologica. Quindi mi sono imbattuto nello straordinario libro di Ugo Mattei: Ecologia del diritto. Si finisce sempre per parlare di libri! Mattei è Ordinario di Diritto Civile all’Università di Torino e propone una visione radicalmente diversa del Diritto, in una prospettiva di aderenza alle leggi naturali. Nella sezione finale del libro riporta la normativa del Diritto Scandinavo che consente l’esercizio di un particolare diritto: quello “di vagare liberamente nelle proprietà altrui”. Il senso non è solo inerente all’attività venatoria, ma è il riconoscimento formale del potere lenitivo che la natura offre all’uomo. Questo mi ha profondamente rincuorato. Ho inteso il suo spirito ed ho lasciato la mia proprietà libera e accessibile a chiunque, facendola diventare un luogo rigenerativo. Ovvero uno spazio colmo di ristoro materiale e spirituale».

L’opera di Spaggiari è carica di un sentimento ancestrale di attaccamento alla natura il cui valore non va disperso, perché come disse Confucio: “Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa, il secondo momento migliore è adesso”. In definitiva, nelle nostre società complesse e complicate si è perso di vista che il gesto più creativo, costruttivo e rivoluzionario è proprio piantare alberi. ◘

 

di Romina Tarducci