Cinema
La fine degli anni Trenta e gli inizi degli anni Quaranta sono momenti d’oro per il cinema di Hollywood, momenti in cui il grande Orson Welles prepara Citizen Kane (Quarto potere), che sarebbe diventato una pietra miliare della settima arte. Il film di Orson Welles però da chi è stato scritto? Dallo stesso Welles che si avvale della collaborazione dello straordinario sceneggiatore Herman Jacob Mankiewicz. Nel film Mank (2020) di David Fincher si mette l’accento soprattutto sul contributo di Mankiewicz, detto Mank, all’opera in questione. Mank ha sceneggiato tanti film famosi come Crepuscolo di gloria (1928) diretto da Josef von Sternberg, Rosa d’Irlanda (1928) di Victor Fleming, la prima versione originale de Gli uomini preferiscono le bionde del 1928, rifatto poi da Howard Hawks nel 1953, Pranzo alle otto (1933) di George Cukor, Gli amori di una spia (1934) e L’idolo delle folle (1942) entrambi di Sam Wood, La commedia umana (1943) di Clarence Brown, Nel mar dei Caraibi (1945) di Frank Borzage, Hai sempre mentito (1949) di Nicholas Ray. Ma è ricordato soprattutto per Quarto potere (1941) ritenuto da molti critici “il film più bello di tutti i tempi”. Di questo film, oltre che sceneggiatore, Mank è co-regista con Orson Welles, che in quel periodo sta cercando di portare sullo schermo Cuore di tenebra. Non dimentichiamo che in quel momento il cinema sta vivendo una fase (registi, sceneggiatori, direttori di fotografia, montatori...) di grandi ristrettezze economiche, anche se si cerca la maniera di salvare quest’arte a tutti i costi (“proiettiamo i film nelle strade” arrivano a dire alcuni). Quarto potere narra l’ultima parte della vita del magnate della stampa Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Welles), che prende come modello William Randolph Hearst (creatore di uno dei più grandi imperi mediatici di tutti i tempi, al punto da influenzare lo stile giornalistico e l’opinione pubblica statunitense), un uomo incapace di amare se non “alle sue condizioni”, con l’inevitabile conseguenza di creare il vuoto attorno a sé e rimanere isolato all’interno della sua gigantesca residenza (Xanadu) dove muore abbandonato da tutti. Nel film ci si serve di flashback (sei, compreso il finto cinegiornale), in cui si fanno vedere momenti della vita del magnate come parti di un immenso quadro. La prima stesura della sceneggiatura di Quarto potere è scritta dal solo Mank, e corrisponde alla struttura del film, dal cinegiornale iniziale all’idea del mistero di Rosebud, alle battute memorabili del dialogo e ai dettagli come la palla di vetro con la neve. Che un personaggio controverso come il protagonista Kane sia stato portato sullo schermo da Mank è naturale considerando pure che in nessuno dei film successivi sceneggiati da Welles si trova una struttura narrativa così complessa. Welles condivide comunque tutto ciò che Mank scrive e interpreta come attore protagonista quella figura soverchiante quanto temeraria di Kane. Ma veniamo al film Mank. Siamo a Victorville in California alla fine degli anni trenta. Troviamo lo sceneggiatore alcolizzato Mank a letto con una gamba ingessata a causa di un incidente. Grazie a flashback ricordiamo i suoi ultimi anni. E con questo assistiamo allo spaccato di un’epoca, all’epoca cioè del cinema hollywoodiano delle majors composte da individui a cui interessa spesso ben poco dell’esito artistico di un film o anche solo della realizzazione di qualcosa di pregevole. Le majors si pongono il compito di rifornire costantemente le sale cinematografiche di film e dunque sono “costrette” a imporre ritmi e metodi di produzione industriali, forzati, con il lavoro rigidamente suddiviso fra professionisti sempre più specializzati, ciascuno dei quali interviene in una precisa fase di lavorazione. Il film procede su due piani temporali, andando avanti ed indietro, puntando sul “legame” tra Mank e Hearst, e costringendo lo spettatore - mentre ascolta la dettatura delle scene che Mank “inventa” steso a letto con una gamba rotta e bevendo whisky - a pensare che sta venendo alla luce “quel” film, cioè Quarto potere, la parabola del magnate dell’editoria Charles Foster Kane. C’è la magia del cinema, di quel cinema che come sostiene un personaggio del film “Ti può convincere che King Kong è alto 10 piani e che Mary Pickford a 40 anni è ancora vergine”. Il regista David Andrew Leo Fincher, autore di pellicole di successo, tra le quali Fight Club, Seven, Il curioso caso di Benjamin Button, non racconta pertanto solo la storia di un uomo, le sue ascese e le sue cadute, ma mostra la genesi di uno dei film più importanti della storia del cinema, la cui paternità - come si dovrebbe aver capito - è divisa da Mank con uno dei maggiori geni dell’arte cinematografica. E con lui mostra lo spaccato di un’epoca, quella del cinema hollywoodiano in cui oltre ad uomini di talento vediamo individui che - come dicevamo sopra - sono mossi da tutt’altro che dall’"istinto" artistico. ◘
di Marcello Mencarelli