Sabato, 20 Aprile 2024

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Le donne nell'arte

Carcere. Voci dal silenzio: alcune donne creano una mostra interattiva nel carcere di Firenze

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Per dare voce al silenzio del carcere, Franca Frigenti ed Elisa Bestetti dell’Associazione Progress, impegnate nel recupero dei ragazzi detenuti nell’Istituto Penale Minorile “G.P. Meucci” di Firenze, non solo settimana dopo settimana li incontrano, ma progettano e realizzano insieme percorsi di recupero morale e civile attraverso l’arte-terapia.

Ad Elisa Bestetti chiediamo di illustrarci i principi ispiratori del lavoro svolto nel carcere minorile fiorentino.

«La nostra esperienza, ormai ventennale, nel carcere minorile con un laboratorio artistico che include da oltre dieci anni percorsi di arte-terapia ci permette di definire i bisogni dei ragazzi detenuti e di costruire attorno ad essi le linee guida del nostro lavoro. Partiamo dalla nostra mission: democrazia e uguaglianza sociale, diritto alla felicità di ogni essere umano, costruzione di un mondo più inclusivo, equo e responsabile. Crediamo che la capacità di trasformarsi sia alla base del cambiamento sociale e che l’atto creativo sia un potente strumento di benessere. Crediamo, inoltre, nella forza delle relazioni, della condivisione e del lavoro di squadra. Queste sono le motivazioni che ci portano ogni giorno a investire tanta energia in questo lavoro».

Nell’ultimo anno avete realizzato un progetto ambizioso e affascinante (Le donne nell’arte). Avete posto al centro dello studio la rappresentazione della donna nell’arte. Come avete organizzato l’intero percorso e quali obiettivi avete perseguito?

«Il progetto “Le donne nell’arte” è durato più di un anno, quattro giorni alla settimana, ed è stato possibile grazie ai preziosi finanziamenti di Fondazione Marchi, Dipartimento di giustizia minorile e di Comunità (Ministero di Giustizia), Regione Toscana, Fondazione CR Firenze, KPMG. L’obiettivo principale di questo intenso percorso è stato quello di avviare una riflessione sulla violenza di genere con i giovani ragazzi detenuti nell’IPM Meucci di Firenze, e per perseguirlo ci siamo servite della storia dell’arte. Abbiamo analizzato l’universo femminile nelle diverse caratteristiche estetiche, psicologiche e sociali, prendendo in visione opere artistiche realizzate da donne o che le raffigurano. Siamo partite dalla rappresentazione della storia delle donne nell’arte nelle diverse epoche storiche con riferimento alla loro condizione sociale, per poi lavorare sui tre momenti più importanti della vita di una donna: infanzia, maternità e vecchiaia. Infine abbiamo affrontato il tema della violenza subìta dalla donna, che, come possiamo tutti immaginare, in un contesto fragile e prettamente maschile in cui la donna viene idealizzata eppure considerata priva di diritto, è stato momento di forti emozioni e riflessioni».

Per valorizzare il lavoro dei ragazzi, essendo per ora impossibile organizzare una mostra in presenza, avete optato per il canale digitale. Ci può disegnare il percorso che avete scelto e specificare la metodologia adottata?

2le donne nell arte altrapagina mese maggio 2021«Il progetto iniziale prevedeva una mostra in presenza, sia per dare la giusta visibilità al grande lavoro svolto dai ragazzi, che per creare un legame tra il dentro e il fuori delle mura carcerarie; ma a causa della pandemia non è stato possibile realizzarla. La scelta della mostra interattiva online ci è sembrata la migliore e di più larga diffusione, in questo periodo. La mostra è suddivisa in tre parti: un video girato all’interno del laboratorio con alcuni ragazzi partecipanti; una galleria immagini dove sono visibili tutte le opere realizzate durante il progetto; tre cataloghi, scaricabili, con alcune opere da noi scelte e commentate.

Tale iniziativa è visibile sul nostro sito https://www.associazioneprogress.org/mostra-interattiva-le-donne-nellarte/ dall’8 aprile al 15 maggio 2021».

I ragazzi hanno prodotto oltre 100 opere, che sono state esposte nella galleria digitale, a disposizione degli interessati. Con quali obiettivi?

«Abbiamo impostato il lavoro proponendo diverse immagini tematiche, commentandole, e chiedendo ai ragazzi di scegliere quella che gradivano di più o con la quale si sentivano connessi. Dopo un’attenta osservazione ogni partecipante ha rielaborato l’opera nel formato, utilizzando materiali anche non tradizionali come vetri, sabbia, sassi, stoffe e carte colorate a mano. L’impiego di una gamma così ampia di materiali ha permesso agli autori di trasformare le immagini in modo creativo e di ottenere risultati anche molto diversi dall’originale Questa modalità ha stimolato immaginazione e manualità e l’affermazione di uno stile proprio, facilitando l’elaborazione di esperienze personali molto difficili. I commenti emersi durante il lavoro hanno consentito di affrontare il delicato tema della violenza sulle donne che non è solo una piaga sociale che affligge il nostro tempo, ma - spesso, in questo contesto - è anche parte del vissuto doloroso dei partecipanti».

sito: www.associazioneprogress.org ◘

di Matteo Martelli


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