Recensione. L'ultimo saggio del professor Venanzio Nocchi sul Don Giovanni
Con questo ultimo saggio il professor Venanzio Nocchi indaga la figura di Donna Anna del Don Giovanni di Mozart. Com’è noto, la nobildonna sfugge al tentativo seduttivo di Don Giovanni, ma a causa del rumore generatosi interviene suo padre, il Commendatore, che è ucciso dal libertino in duello.
Da tale tragico evento sembra avere origine l’odio implacabile della donna nei confronti dell’omicida del padre nonché suo seduttore. Nell’opera mozartiana il conflitto nell’animo di Donna Anna è nascosto e non esplicitato, benché lo si possa rintracciare in ogni sua aria. Già all’inizio il personaggio appare in contraddizione: è appena stata oggetto di presunta violenza e si aggrappa disperatamente proprio al “violentatore” impedendogli di fuggire e cantando «Non sperar, se non mi uccidi, ch’io ti lasci fuggir mai»: parole concitate che, se da un lato possono indicare l’ira e il desiderio di assicurare alla giustizia il malfattore, dall’altra mostrano la volontà di trattenerlo comunque presso di sé. Tale ambivalenza serpeggia per tutto il resto dell’opera, rendendo tragica la figura di Donna Anna e conferendole un notevole spessore psicologico. Quando piange la morte del padre, in tanta disperazione, non si sente contemporaneamente il dolore per un amante perso per sempre?
L’attenta e scrupolosa riflessione di Nocchi acuisce nel lettore la curiositas, tipica di ogni dilemma, cercando di giungere alla fine per comprendere il «segreto».
Nella seconda parte, l’autore, tra la vasta bibliografia dedicata al capolavoro mozartiano, ripercorre quanto è stato scritto da alcuni studiosi sul personaggio femminile, a cominciare dal celeberrimo Don Juan di Hoffmann ove solo Donna Anna emerge dal numero sterminato del catalogo che Kierkegaard indica come il simbolo della leggenda (nel numero 1003) contrapponendosi al seduttore in un rapporto di amore-odio conflittuale e tragico. Poi, l’autore della monumentale biografia di Mozart, Abert, proseguendo con Paumgartner, per approdare a Kunze, grande esperto del Mozart operistico. Jouve, a cui si deve il Don Giovanni di Mozart, elogia Donna Anna «innamorata del violatore», mentre Hildesheimer arriva a definirla «del tutto insopportabile», nonché «una via di mezzo tra piagnona e angelo vendicatore», ma al tempo stesso nega l’odio della donna per il suo “carnefice”. La lettura dell’opera da parte di Mila chiude questa parte del volume, un lavoro nei confronti del quale lo studioso esprime comunanza d’intenti nel tratteggiare il personaggio della nobildonna.
Nocchi indaga, altresì, sull’interpretazione di Curi nella Filosofia del Don Giovanni, a suo parere un po’ dissacrante nell’attribuire a Don Giovanni un ruolo simile a Il bell’Antonio di Brancati, svilendo - di conseguenza - il ruolo di Donna Anna. Oggetto di indagine è anche il lavoro dello psicanalista Risé, Don Giovanni, L’Ingannatore - Trappola mortale per donne d’ingegno che si avvicina, per certi versi al precedente.
Una panoramica ampia e documentata quella illustrata nel saggio edito da Nuova Prhomos nella Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”: uno studio che mette in risalto la inequivocabile posizione di Nocchi, esperto conoscitore di una questione affrontata nei secoli - con al centro l’interpretazione della figura di Donna Anna - e consapevole interprete della difficoltà di «ricondurre a unità di giudizio critico il suo profilo drammaturgico». ◘
Luciana Navarrini