Martedì, 10 Dicembre 2024

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The Midnight Sky

Cinema

silvia romano2

George Clooney, già impegnato quale attore in opere di fantascienza quali Gravity (2013) di Alfonso Cuarón e Solaris (2002) di Steven Soderbergh, è regista ed interprete protagonista di The Midnight Sky (tratto dal romanzo La distanza fra le stelle di Lily Brooks-Dalton). Vediamo la storia. Uno scienziato non più giovane si trova in una base in Antartide dopo una catastrofe imputabile a forti radiazioni atomiche che hanno causato rapidamente la morte della maggior parte del genere umano e hanno trasformato il pianeta in una inospitale landa desolata. Un testo sullo schermo ci informa del fatto che siamo a tre settimane dal suddetto cataclisma. Lo scienziato ha rifiutato di mettersi in salvo nel mondo sotterraneo con altre persone perché è molto malato e gli resta dunque poco da vivere. Però, pur in mezzo alle tempeste tra quelle infinite distese bianche, decide di rendersi utile provando ad entrare in contatto con l’equipaggio di una sonda di ritorno sulla Terra da una missione per conto della Nasa su una luna di Giove, al fine di accertarsi se possa essere possibile andare ad abitare su un altro pianeta. I componenti dell’equipaggio sono ignari di quanto avvenuto sul nostro pianeta.  Per buona parte della pellicola vediamo comunque questi acquisire sempre più consapevolezza che ci sia qualcosa che non quadra (paradosso di un mondo tecnologico in cui, nonostante tutto, è divenuto difficile comunicare). Facciamo un balzo indietro nel tempo e vediamo lo scienziato in giovane età quando prende la decisione di sacrificarsi interamente alla scienza mettendo in secondo piano tutto il resto: famiglia, affetti, amicizie ... Indi torniamo al presente in cui lo scienziato incontra una bambina che sembra emergere quasi dal nulla e che non parla, ma che diventa la figura più enigmatica del film. Per salvarla egli si spinge oltre la base, alla ricerca di un’antenna più potente che gli permetta di comunicare con chi è in viaggio attraverso lo spazio. Nel frattempo gli spettatori si interrogano sulla bambina: esiste davvero o vive solo nell’immaginazione del protagonista?

Sulla genesi di The Midnight Sky dice George Clooney: “Quando abbiamo iniziato a parlare del film ci siamo soffermati su un aspetto particolare, ovvero su quello che gli uomini possono fare all’umanità. Così ho presentato ... la mia idea, e mi sono concentrato su tutta quella rabbia, odio, e tutte quelle cose che non vanno bene nelle nostre vite, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. E se sommi quella rabbia alla negazione dei mutamenti climatici ad esempio, non è così impensabile che in trent’anni potremo ritrovarci in una situazione come quella che devono affrontare i protagonisti del film. Quindi per me l’idea era incentrare il film su questa riflessione, su quello che siamo in grado di fare contro noi stessi e contro il nostro Pianeta”.

Facciamo a questo punto un raffronto con un altro film fantascientifico interpretato dallo stesso Clooney e diretto da Alfonso Cuarón: quel Gravity di cui abbiamo accennato sopra. Gravity trasmette un messaggio positivo, il ritorno alla vita dopo una serie di eventi drammatici. Al contrario The Midnight Sky è permeato da una forte dose di pessimismo. Fin dall’inizio del film siamo consapevoli che c’è poco da fare per la salvaguardia del pianeta. Nessuno può fermare la catastrofe. Clooney lancia un messaggio urgente riguardo le azioni umane e le politiche ambientali. Felicity Jones, la protagonista femminile, si concentra invece su uno degli aspetti che rendono The Midnight Sky un viaggio nell’ignoto scientifico: «La cosa che ho sempre trovato interessante nella sceneggiatura è che su un livello più ampio parla di esplorazioni spaziali ed effetti dei cambiamenti climatici, ma dall’altro affronta anche temi enormi, ponendo domande esistenziali agli spettatori. The Midnight Sky è un film di fantascienza che affronta però il dramma della relazione intima e personale. È straordinario quanto sia diventato rilevante soprattutto nella situazione in cui ci troviamo oggi. Voglio dire, pensavamo di fare intrattenimento, e ora stiamo facendo un documentario. Questo passaggio dal dramma dell’umanità a quello personale poi è uno dei motivi che mi ha spinto a accettare il progetto». In questo scenario la figura più enigmatica - come dicevamo sopra - è certamente la bambina senza voce. Per quasi tutta la durata del film ci immaginiamo che potrebbe essere stata perduta (idea, quest’ultima, rafforzata anche dall’immagine di una donna in lacrime che all’inizio della pellicola domanda disperata che fine abbia fatto sua figlia). Ma crediamo piuttosto che possa rappresentare la materializzazione di un ricordo del protagonista, il fantasma di un desiderio inespresso, di un passato che non potrà più tornare, farcito di colpe, parole non pronunciate e gesti mai portati a termine. ◘

di Pietro Mencarelli


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