POLITICA. Intervista all'On. Franco Ciliberti delegato dal Pd alla elaborazione di una piattaforma programmatica in vista delle prossime elezioni amministrative
L'On. Franco Ciliberti, assieme all’Assessore regionale Michele Bettarelli e al segretario dell’Unione comunale Mauro Mariangeli, è stato incaricato dal Pd di elaborare una piattaforma programmatica e politica per creare una larga alleanza di forze di Centro-sinistra con cui presentarsi alle prossime elezioni amministrative. Gli rivolgiamo alcune domande.
Il Pd esce da una legislatura non facile né da tutti condivisa. Qual è lo stato dell’arte?
«Abbiamo avuto incontri con alcuni gruppi politici per verificare se esistano delle convergenze programmatiche e politiche su cui fondare una aggregazione il più possibile larga intorno ad alcuni temi condivisi. Si tratta di lavorare su contenuti propositivi aperti al futuro; non ci interessa una coalizione che abbia come comune denominatore l’essere contro la Destra. Abbiamo fatto incontri con i verdi, i socialisti, con Castello Cambia, con Azione di Calenda e la Sinistra per Città di Castello, i 5 Stelle. A tutte queste forze abbiamo chiarito che il Pd non dà le carte, ma essendo un partito strutturato si assume il compito di coordinare i lavori».
Qual è il vantaggio di una coalizione così concepita?
«Sarebbe la prima volta dal 1993, data di entrata in vigore della nuova legge per la elezione dei sindaci, che si potrebbe formare un Centro-sinistra unito su alcuni temi fondamentali».
Alcuni di questi partiti o gruppi nella passata legislatura si sono trovati su fronti opposti e in forte contrasto. Sarà difficile farli stare insieme?
«Nessun partito che ha aderito a questo progetto ha sollevato obiezioni. C’è in tutti la consapevolezza che questa volta la battaglia non è all’interno del Centro-sinistra, come in passato, ma l’avversario da sconfiggere è una Destra a trazione leghista, che nelle ultime regionali ha dimostrato di essere molto forte. Bisogna ricercare le cose che ci uniscono piuttosto che ribadire quelle che ci dividono. Quindi nessuno chieda ad altri abiure ma guardiamo al futuro e alle grandi sfide che bisogna affrontare».
A quali sfide ti riferisci?
«Nel 2011 e nel 2016 non c’era, per esempio, la necessità di ribadire la centralità di una Sanità pubblica, della salute, di una medicina del territorio, mentre la Giunta regionale porta avanti una idea di privatizzazione della Sanità; utilizzare i Fondi europei in modo strutturato per l’ambiente, per le infrastrutture e per la digitalizzazione; la necessità del passaggio da una agricoltura basata sul tabacco a una agricoltura che pur garantendo reddito sia compatibile con la salute dell’uomo e della terra. Queste sfide oggi vanno affrontate in modo nuovo».
Una convergenza sui contenuti può bastare a tenere insieme tutti?
«Credo che si stia facendo strada l’idea che l’unità sia la condizione indispensabile per poter guidare questa città. È evidente che rancori ci sono, che giustificati motivi di critica esistono, ma bisogna avere la capacità di fare un passo in avanti tutti insieme. La politica è fatta anche di generosità, della capacità di aprire uno sguardo sul futuro. E lo dice uno che non ha mai governato questa città».
Un forte motivo di contrasto, tra gli altri, è stata la gestione di Sogepu che persiste ancora. Come pensi si possa superare questo ostacolo?
«Non sono stato delegato a parlare di questo fatto specifico, però so che il Pd legittimamente non ritiene di riconfermare e prolungare l’incarico a chi attualmente è Amministratore della Sogepu. Per un motivo istituzionale. Si tratta di una azienda strategica dal punto di vista ambientale, occupazionale e sociale, per cui chi vincerà le prossime elezioni avrà il diritto di esprimere metodi e uomini con cui governare la partecipata. Alla scadenza del mandato dell’Ad (30 aprile), l’azienda potrebbe essere gestita dai dirigenti interni».
Quali sono dunque i punti dirimenti su cui pensi si possa costituire una convergenza di intenzioni?
«Sono molti: in particolare la tutela ambientale, la riduzione del consumo del suolo, le infrastrutture, l’idea di una ferrovia alimentata a idrogeno che unisca finalmente Arezzo fino a Sulmona, il lavoro e via dicendo. Si tratta di tanti temi che poi ognuno declinerà con le proprie corde: i verdi punteranno molto sul tema dell’ambiente; chi proviene dalla sinistra ex marxista sottolineerà i temi del lavoro e dello Stato sociale. Nessuno deve rinunciare alle proprie identità, tuttavia su alcuni grandi temi: ambiente, agricoltura, infrastrutture, salute, Stato sociale, consumo del territorio bisogna trovare una convergenza, altrimenti non avrebbe senso fare una alleanza così larga».
C’è un candidato in vista?
«Nessun candidato è stato discusso. Si procede con gradualità: cornice programmatica, cornice politica, poi bisognerà fare la sintesi di questo lavoro e in base a essa trovare la persona che è la più inclusiva della coalizione che si vuol fare. Tutte le voci che si stanno facendo sono tutte legittime, come legittime sono le aspettative di alcuni».
Ci sono soggetti o partiti rimasti fuori dal vostro radar consultivo?
«Il criterio che abbiamo adottato è stato molto chiaro: siamo aperti a chi si riconosce in una scelta di campo orientata ai valori, alle idee, ai programmi e alla storia del Centro-sinistra; chi non si riconosce all’interno di questa area culturale e politica non lo abbiamo incontrato».
Chi sono questi gruppi?
«Alcuni dissidenti del Psi, Schiattelli e Bartolini, e altri gruppi che dicono di essere civici, che per loro motivi legittimi e rispettabili, hanno fatto una scelta diversa».
Pensi che i deputati Verini e Ascani scenderanno in campo per dire la loro?».
«I due deputati da me personalmente contattati condividono il percorso che stiamo facendo».
E l’ex assessore regionale Cecchini, che ruolo avrà?
«Anch’essa, personalmente da me sentita, ha chiesto di non essere coinvolta in questa fase perché intende recuperare la serenità necessaria dopo un lungo periodo di impegno istituzionale e politico.
Il nuovo segretario nazionale Gianni Letta sta introducendo cambiamenti a tappe forzate nel Pd. Ma nella realtà locale non sembra rimbalzare nulla.
Letta ha il compito molto difficile di colmare il vuoto lasciato da Zingaretti con le sue dimissioni critiche, lavorando su un piano di immagine, su alcuni contenuti e strategie. Per esempio sta portando avanti alcune battaglie simboliche e valoriali: libertà per Patrick Zaki, ius soli, immigrazione e altre che negli ultimi anni il Pd aveva abbandonato».
Ma quali sono state le ricadute locali nel Pd, nei suoi circoli e nel dibattito interno?
«In Umbria abbiamo un partito che dal punto di vista dell’organizzazione non esiste, perché ci sono state vicende giudiziarie, la sconfitta elettorale e due commissari. Per quanto riguarda Castello possiamo dire di aver anticipato le indicazioni di Letta, perché ci siamo aperti a tutte le forze politiche, abbiamo fatto due iniziative on line compatibilmente con il Covid-19, abbiamo lanciato una raccolta di firme via web per liberalizzare i brevetti, faremo una iniziativa sul Recovery Plan, stiamo organizzando degli incontri tematici con i gruppi del volontariato e di altre associazioni, dialogando con tutti. Il Pd è l’unico partito che fa qualcosa, gli altri non si sentono. Per troppo tempo si è pensato che il problema fosse distribuire e gestire il potere, tutto il resto sembrava noioso, superfluo o ridondante. Ma oggi ci si è resi conto che non basta».
Chi ha comprensibili perplessità pare sia Castello Cambia: cosa hai da dire in merito?
«Capisco il disagio politico e anche psicologico degli amici di Castello Cambia che sono stati in Consiglio comunale. Qualcuno si lamenta che il Pd non li abbia sufficientemente difesi quando sono stati attaccati anche sul piano personale. Dico che neanche alcuni esponenti del Pd (indica se stesso) sono stati difesi persino dagli stessi membri del Pd quando sono stati attaccati da altri. La politica non è fatta solo di aspetti personali. È il bene pubblico che deve prevalere. Se vogliamo costruire un’alleanza su basi programmatiche e metodologiche nuove, si faccia un passo per volta. Il mio ruolo finirà quando verrà individuata in modo ufficiale la candidatura del Sindaco; anzi ho preteso che chiunque fa parte del tavolo di confronto non rivendichi nulla sul piano personale». ◘
di Redazione Altrapagina