Una marcia per Cuba

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Solidarietà. Continuano le manifestazioni di solidarietà ai medici cubani che hanno affiancato i sanitari italiani

silvia romano2

A metà tra il reale ed il virtuale. Incominciata sabato 20 febbraio e conclusasi sabato 17 aprile.

Un cammino immaginario lungo 1561 chilometri da un capo all’altro dell’isola partendo da Baracoa Guantánamo per arrivare a Pinar del Río. Quattordici tappe che hanno coinvolto ottanta camminatori i cui percorsi, fatti in tempi di lockdown, si sono sviluppati intorno casa, ma i cui metri e chilometri si sono sommati gli uni con quelli compiuti dagli altri. E dove ognuno dei partecipanti ha potuto seguire dagli schermi dei propri computer o dei propri smartphone gli sviluppi, tappa per tappa. Un progetto ideato e voluto da Asicubaumbria che ha avuto lo scopo di tenere insieme e intrecciare tra loro cammino e solidarietà con Cuba, in opposizione al blocco che strangola l’economia dell’isola e che perfino impedisce e ostacola l’acquisto di dispositivi sanitari preziosi in tempi di pandemia.

Il percorso si è snodato idealmente tra i luoghi che hanno rievocato le tappe fondamentali della Rivoluzione, come l’assalto alla Caserma Moncada a Santiago di Cuba del 26 luglio del '53 o l’invasione della Baia dei Porci del 17 aprile del ’61 messa in atto dalla Cia e respinta dalle forze rivoluzionarie in meno di 72 ore. Ma non sono mancati i riferimenti a luoghi rinomati per flora e fauna come la Valle de Viñales, patrimonio dell’umanità UNESCO, o a quelli dedicati alle tradizioni popolari come il Museo “Casa de las Guayaberas”, la camicia che con i suoi 27 bottoni, quattro tasche e file di pieghe, due davanti e tre sulla schiena, rappresenta l’indumento nazionale cubano. Per non dire dei tanti monumenti, teatri, chiese del centro storico dell'Avana o di tante altre città.

Nel marzo del 2020 l’Italia, su richiesta delle Regioni Lombardia e Piemonte travolte dalla pandemia Covid-19, ricevette aiuto da Cuba che mandò 53 medici della sua brigata internazionale di pronto intervento ad affiancare i sanitari italiani. In quei terribili giorni abbiamo conosciuto il valore di un popolo da 60 anni soffocato dal sistema di sanzioni imposto dagli USA, che non perdonano a Cuba di essere un Paese socialista a pochi passi da casa propria. Nello scorso mese di marzo il Governo italiano – accodandosi a quello degli Stati Uniti – non ha votato la Risoluzione approvata a larga maggioranza nel Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, che condannava le sanzioni imposte unilateralmente da alcuni Stati come arma coercitiva per piegare i governi e infliggere sofferenze ai cittadini di Paesi come Cuba.

Anche questa marcia, ce ne fosse ancora bisogno, è servita per marcare una distanza dalla ipocrisia, ingratitudine e mancanza di libertà che continuano a caratterizzare le scelte di politica estera del Governo italiano. ◘

di Maurizio Fratta