Acqua in Borsa

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DOSSIER

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Riccardo Petrella, economista di fama internazionale, è un creativo e un grande animatore, capace di coinvolgere figure di rilievo sul problema dell’acqua. Gli porgiamo alcune domande a cui risponde con la passione che lo contraddistingue.

Lei ha lanciato la campagna per l’acqua come bene pubblico mondiale. Perché ritiene che l’acqua sia in pericolo?

bors ac«Più che di pericolo parlerei di disastro idrico, disastro della vita. Quando constatiamo che oltre due miliardi di persone non sanno cosa sia l’acqua potabile, quando ne abbiamo il doppio che non hanno accesso regolare e sicuro all’acqua, è una catastrofe. Non si può pensare diversamente. Bisogna parlare anche di catastrofe ambientale e politica perché le nostre società sono incapaci di garantire che la fonte di vita sia disponibile per tutti. Il governo della comunità mondiale dimostra di non esistere. Il pericolo lo individuo nel fatto che siamo entrati in una fase strutturale, non più transitoria, di penuria di acqua potabile. Ormai tutti gli organi istituzionali che monitorano la situazione mondiale lo hanno confermato. Nel 1961 si calcolava che avessimo 16000 metri cubi all’anno pro-capite disponibili, siamo arrivati ad averne 6/7000 nel 2000 e oggi si parla di meno di 5000 metri cubi. Per tutti gli usi. I tecnici affermano che siano necessari 1800 metri cubi disponibili per avere una vita decente, questo fa comprendere la gravità della penuria di acqua. L’aspetto più pericoloso, in questo contesto, è che i dominanti affermino che non vi si possa porre rimedio».

Chi sono i grandi predatori che si approfittano dell’acqua sottraendola alle popolazioni assetate? Quali sono i loro disegni?

«Fino a qualche decennio fa si poteva affermare che il predatore fosse solo il principale utilizzatore della risorsa idrica, ossia il settore agricolo che in effetti, a partire dalla industrializzazione dell’agricoltura, ha avuto i consumi maggiori. Ancora oggi è responsabile dell’80% di tutti i prelievi. Un’agricoltura che non è più naturale è assetata; la stessa chimica impiegata nel settore e la meccanizzazione richiedono un grande apporto di acqua. Ma da una trentina di anni a questa parte tra coloro che dominano la risorsa ci sono anche i soggetti finanziari.

bors ac1Basti pensare che nel dicembre scorso la Camera di commercio di Chicago, che è la principale borsa per le transazioni sulle materie prime, ha proceduto all’apertura di prodotti derivati (futures) sull’acqua. Quest’ultima è diventata oggetto, come materia prima, di speculazione sul valore attribuito, quindi per la prima volta nella Storia umana l’acqua non solo è considerata una merce o un fattore produttivo d’importanza strategica (cosa che ha già generato guerre e conflitti), ma è diventata un prodotto finanziario, come il petrolio, l’oro, il rame. Quindi saranno gli attori finanziari a dettare il prezzo della materia prima.

In Borsa ci sono le necessità della California con le dinamiche della bancarizzazione riferite al settore agroalimentare di quel Paese, un settore che non ha più nulla a che fare con l’agricoltura fonte di cibo, in cui l’acqua è solo un bene economico funzionale alle proprie attività. Oltre questi due predatori, ci sono anche gli usi militari, a cui spesso non si pensa».

Lei ritiene che sia possibile salvaguardare l’acqua e mantenere il suo stato ecologico e le sue capacità di rigenerazione naturale?

«Allo stato attuale delle cose, la ragione ci suggerirebbe che non è possibile perché tutte le forze vanno nel senso contrario. Le forze benefiche quale potere hanno contro i colossi industriali e finanziari? Oggi i popoli non hanno alcuna sovranità sull’acqua. La mia tesi è quella delle utopie da costruire e non semplicemente da pensare: allora entriamo nel campo del possibile. Tutte le grandi macchine possono incepparsi e sovente sono dei piccoli granelli di sabbia a bloccarne i meccanismi. È possibile portare avanti la protezione e la cura dell’acqua in quanto fonte di generazione e rigenerazione della vita, perché siamo in una fase in cui la grande macchina si sta inceppando e le soluzioni tecnocratiche, come la quotazione in Borsa, invece di risolvere i problemi, non fanno che aggravarli. Quindi penso che sia possibile restituire al pianeta terra un’acqua capace di rigenerarsi semplicemente perché siamo a un punto di rottura globale dell’equilibrio. Il pianeta sta reagendo in forma autodistruttiva perché abbiamo immesso nel sistema-vita della terra meccanismi e fattori mortiferi, ma sta nascendo nell’opinione pubblica una consapevolezza che può cambiare le cose».

Può farci qualche esempio?

«L’anno scorso è stato adottato il trattato di interdizione delle armi nucleari, la gente ci ha creduto. È possibile la promozione di un pensiero appropriato allo stato delle cose, capace di ripensare le relazioni che abbiamo con l’acqua. Pensiamo anche alla sorpresa di avere un Papa che sta rinnovando la Chiesa dall’interno e che ha una sensibilità spiccata per il tema ambientale. Non lo avremmo immaginato trenta/quaranta anni fa, ma è accaduto. Lo considero come il granello di sabbia che può far saltare il meccanismo distruttivo».

Lei invita a promuovere pratiche di vita fondate sui beni comuni universali e a far uscire l’acqua dalla cultura della rivalità e della violenza. Qual è il suo sogno?

«Il mio sogno è che tutti i fiumi del mondo si rivoltino e attacchino tutte le città dove hanno sede le principali Borse e con ondate terribili trasportino questi edifici verso il mare. Considero i fiumi nostri fratelli e spero che si ribellino, abbattendo tutti quei luoghi dove si è deciso di far diventare la vita un prodotto finanziario. Auspico un repulisti generale a nome del diritto della vita per l’eternità».

E il sogno più concreto?

«È che i politici si risveglino domani mattina con la consapevolezza di essere responsabili della vita di otto miliardi di persone, perché la classe politica oggi ha perso la sua funzione fondamentale di salvaguardia del diritto alla vita. Essa non deve essere al servizio della finanza o dei brevetti, ma della vita. Non è vero che la politica o i politici non servano a niente, perché le conquiste positive nella Storia sono state operate da politici. Oggi invece la classe dirigente non sarebbe in grado di riscrivere la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Si parla di intelligenza collettiva planetaria, ma in realtà non siamo capaci di fare scelte costruttive».

Pensa che sia possibile organizzare un referendum mondiale sull’acqua come bene comune mondiale? Quali sono le forze e le organizzazioni che potrebbero promuoverlo?

«Penso che vada proposto, non so se si riuscirà a farlo. La popolazione mondiale, con i potenti mezzi moderni, è quotidianamente interrogata su varie questioni commerciali per formulare giudizi su prodotti e servizi. Perché non utilizzare questi strumenti per quesiti più importanti come le spese militari o la gestione dell’acqua? Certo si può pensare che il fallimento del referendum sull’acqua renda fasulla questa proposta, ma essa va portata avanti. Le multinazionali raccolgono un’infinità di dati sulle nostre opinioni, quotidianamente; per questo la politica deve assumersi la responsabilità di usare questi mezzi, invece di lasciare campo libero ai colossi privati. Dobbiamo essere protagonisti volenterosi della costruzione di questa umanità mondializzata. Non posso non pensare a un altro granello di sabbia rappresentato da Greta Thunberg e dal suo movimento che ha mobilitato milioni di persone. Bisogna continuare». ◘

di Achille Rossi