DOSSIER
Con Jean-Pierre Wauquier, medico, presidente fondatore di H20 Sans Frontières e membro dell'Agorà degli Abitanti della Terra ci siamo incontrati al Monastero del Bene Comune qualche anno fa. Gli rivolgiamo alcune domande, conoscendo il prezioso lavoro che svolge nella sua regione francese, l’Auvergne.
Lei è un medico che si è dedicato a proteggere tutte le forme di vita. Perché ritiene che il problema dell’acqua sia essenziale? Per quali motivi?
«L’acqua è la fonte di tutte le forme di vita. È il loro Bene Comune. Se essa viene a mancare o se la sua qualità diminuisce, la vita sarà minacciata nella sua totalità. Questo è il principale motivo di preoccupazione per le popolazioni del pianeta. Problema di quantità e di qualità, di fronte al quale la responsabilità dell’uomo è totalmente vincolata, poiché l’acqua è troppo spesso sprecata, sovrautilizzata, mal gestita. La salute non deve essere affrontata solo attraverso il prisma medico. Siamo tutti coinvolti nelle nostre funzioni sociali. Il sindaco, l’insegnante di un villaggio sono responsabili della salute delle popolazioni tanto quanto il medico. Molto spesso, nel mondo, le malattie avvengono in un contesto di cattive condizioni di vita: precarietà, povertà, igiene, alimentazione (quantità, qualità). Migliorare tutti questi aspetti è il primo trattamento per la salute. I Paesi poveri hanno problemi di salute multipli, si muore di bronchite, di ascesso dentale, la mortalità infantile è considerevole... Tutto ciò è dovuto alla povertà e alla precarietà».
Noi viviamo in un mondo di specializzazione che ci impedisce di vedere i problemi globali. I giovani possono esprimere una cultura dell’acqua all’altezza del nostro tempo?
«Viviamo in un’epoca in cui l’iper-specializzazione è un vero dogma e questo eccesso ci rende miopi riguardo alla visione globale del mondo. Troppo spesso ci affidiamo al parere di esperti soprattutto competenti nel loro settore specifico. Sarebbe bene che, in termini di complementarità di competenze, essi si esprimessero in nome dell’interesse generale, in tutte le forme di vita. A questo scopo, l’acqua ha un enorme potenziale di raccolta. Non è solo una semplice miscela di idrogeno e ossigeno. È multidisciplinare e transdisciplinare. L’acqua significa agricoltura, economia, energia, ambiente, salute, scienza, sport, turismo... È anche un bene culturale e spirituale, come elemento purificatore in molte religioni e società tradizionali. E, tenuto conto del numero degli attori in gioco, l’acqua rappresenta una formidabile opportunità di riunire molteplici discipline e, quindi, dell’insieme delle popolazioni, dal locale all’internazionale».
È fondamentale realizzare un dialogo tra le culture del mondo per creare il bene comune dell’umanità. Come conseguire questo obiettivo e con quali strumenti?
«Il mondo cui aspiriamo è quello di co-costruire tra tutte le sue culture, non solo tra i Paesi ricchi del nord del nostro pianeta. Occorre effettuare una cernita selettiva e mettere in comune il meglio esistente all’interno di ciascuna cultura. Molte di esse possono apportarci dei valori che abbiamo perso: l’arte del vivere insieme, l’intergenerazionale, il legame con la natura... Occorre inoltre creare legami diretti tra le popolazioni, in modo che la conoscenza della cultura dell’altro non sia soltanto libresca. Tra le soluzioni, due mi sembrano essenziali:
- la cooperazione internazionale deve integrare il dialogo delle culture, delle fondazioni umane e una reciprocità senza essere condiscendente né neocolonialista;
- possiamo instaurare un dialogo interculturale tra tutti i giovani studenti del mondo sul tema dell’acqua potabile globale. È un’iniziativa che stiamo già concretizzando con l’Agorà degli Abitanti della Terra pensata dal nostro amico Riccardo Petrella».
Il lavoro educativo è il nodo essenziale della sua associazione H20 Sans Frontières. Quali obiettivi si propone?
«L’anello essenziale che permetterà un’evoluzione favorevole è l’istruzione. Si tratta di favorire la comprensione dei fenomeni e di promuovere atteggiamenti rispettosi, solidali e civici, in modo da ripristinare un’etica relazionale tra l’uomo e l’acqua in tutti i suoi aspetti: scientifici, economici e anche culturali e spirituali, perché sacralizzare la vita è una necessità assoluta. Con Riccardo, crediamo che con l’acqua possiamo realizzare un sistema educativo democratico di successo. A tal fine, è importante che i nostri sistemi educativi integrino valori indispensabili quali:
- la necessità di includere la filosofia fin dalla scuola elementare. Il perché deve precedere il come;
- abbandonare il nostro antropocentrismo, tenendo conto del rispetto di tutte le altre forme di vita, non solo quella degli esseri umani. Dobbiamo considerarci parte della natura. La nozione di Madre Terra deve essere riabilitata;
- la nostra intelligenza deve essere la nostra capacità di riconoscere e rispettare i limiti del nostro ecosistema e di conviverci. Il nostro secolo deve essere quello della sobrietà. Il meno può essere l’amico del meglio;
- abbandonare l’onnipresenza dell’individualismo e della competizione in ogni sistema educativo. Occorre sviluppare una coscienza, un’intelligenza collettiva;
- integrare la condivisione del sapere, la conoscenza della cultura dell’altro attraverso il dialogo delle culture;
- i nostri decisori politici devono integrare nella loro agenda il tempo della natura, perché su questo piano le decisioni producono i loro frutti solo molto tempo dopo le scadenze elettorali, spesso oltre 10, 20 anni o più;
- abbandonare il dogma dell’iper-specialità che ci rende miopi quanto agli aspetti globali del nostro villaggio terra; l’acqua multidisciplinare lo permette;
- abbandonare l’idea che l’innovazione tecnologica sia sempre sinonimo di progresso;
- integrare la nozione di beni comuni pubblici mondiali adattati all’acqua, ma anche a molti altri temi: istruzione, sanità...
- che gli esseri umani siano formati a diventare cittadini responsabili, attori illuminati delle nostre società, capaci di prendere le giuste decisioni nell’interesse della collettività rispettando tutte le forme di vita. Che si comportino quindi come saggi pastori della vita sulla Terra!».
Il problema dell’acqua è legato alla biodiversità, alla salute, alla vita quotidiana, ai rapporti generazionali. Quali sono i valori che dobbiamo riconquistare?
«Abbiamo perso molti valori e non li ritroveremo dietro i nostri computer o in maniera libresca. Occorre creare legami diretti tra tutte le culture del mondo che detengono le soluzioni riguardanti l’appartenenza alla natura, la solidarietà, il dialogo intergenerazionale...
Per vedere lontano, dobbiamo acquisire una memoria lunga poiché, da secoli, gli antichi e le società tradizionali avevano la preoccupazione e le soluzioni per uno sviluppo sostenibile, il mantenimento della biodiversità, la salute della vita...».
Lei invita ad un’azione collettiva e democratica per salvaguardare l’acqua come bene comune. Anche nella sua regione francese dell’Auvergne?
«Penso che sia urgente utilizzare la nozione dei Beni Comuni per riunire gli esseri umani nel senso della co-costruzione di un mondo giusto e fraterno sotto ogni forma di vita. Con questa filosofia è così possibile riunire in uno stesso slancio popolazioni di tutte le religioni, di tutti i sindacati, di tutte le appartenenze politiche. Questa dinamica non è né collettivista né neoliberista, ma tiene contodel fatto che alcuni elementi del nostro mondo non debbano essere mercanteggiati. Tra questi, acqua, istruzione, salute.
Naturalmente, questa nozione di bene comune pubblico mondiale richiede che la responsabilità del potere pubblico sia basata su competenze umanistiche di grande qualità.
Riuniamo le strutture regionali (associazioni, imprese, enti locali, insegnamento...) che operano concretamente in questa direzione per creare una dinamica collettiva democratica locale che possa influenzare positivamente le persone di potere, affinché assumano decisioni nel senso dei beni comuni pubblici mondiali.
L’acqua, l’istruzione, la salute... devono rimanere beni pubblici globali gestiti in una prospettiva di interesse generale; spetta ai cittadini decidere il loro uso, in uno spirito di giustizia sociale, di sana economia e di rispetto dell’ambiente.
Questo è il senso delle iniziative che conduciamo con H2O Sans Frontières in Alvernia:
- riunire le strutture alverniati che si dedicano concretamente ai Beni comuni pubblici mondiali;
- sensibilizzare le scuole della nostra Accademia d’Alvernia sull’acqua multidisciplinare, bene comune pubblico mondiale;
- cooperare con i comuni rurali del Burkina Faso in materia di acqua, istruzione e sanità, integrando il dialogo culturale». ◘
(traduzione di Maria Sensi)
di Achille Rossi