E parla italiano!

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Rubrica Con gli occhiali di Alice

silvia romano2

Chi non sapeva che il 2020 è stato l’anno dello staycation? E che sta prendendo piede il cashless? Oviamente insieme al contactless… E ci siamo accorti che fra un Recovery fund e un Recovery plan ora è comparso anche il disaster recovery? Non bisogna perdere la pazienza e nemmeno la speranza di poter capire un articolo, un post, un titolo in quell’impasto di inglese e italiano, che … un tempo era la nostra lingua madre!

Sono una discreta lettrice di libri e giornali, ma da un po’ di tempo, mentre leggo, anche online, quotidiani o settimanali, devo consultare spesso Google per ottenere la traduzione di molte parole. Ammetto che il mio inglese da scuola superiore non è di alto livello, ma se un deficit di conoscenza della lingua più parlata al mondo è stato condonato a Luigi di Maio (che però da ministro degli Esteri ha studiato e recuperato l’insufficienza) e a Matteo Renzi, che invece se ne frega della figura tapina e continua a masticare frasi semplici e farfugliate nei salotti buoni di principi e satrapi del mondo, forse potrei essere perdonata anch’io? Ora, a parte il caso personale, vogliamo provare ad immaginare come se la cava la casalinga di Sassuolo (liberiamo Voghera, come unica patria delle casalinghe!) o l’operaio di Livorno? Ammesso che prendano per sbaglio in mano un quotidiano… Ma anche il ragioniere di Treviso o la professoressa di Pescara… Questo inglese aziendale non è per tutti!

image 150Si fa un bel dire che gli italiani non leggono i giornali, che non si informano dovutamente. Ma davvero i giornalisti pensano di attirare un maggior pubblico con il loro linguaggio intriso di anglicismi? Insomma saper parlare l’inglese è una abilità necessaria in un mondo globalizzato, di cui ognuno si può o si deve far carico, utilizzare l’inglese mentre si parla o si scrive in italiano è un’altra questione!

Non mi schiero con la sparuta conventicola di intellettuali, fra cui l’autorevolissimo Corrado Augias, che predicano abbastanza inutilmente in difesa dell’idioma nazionale. L’evoluzione della lingua segue la logica della funzionalità e non certo il culto della tradizione. Gli esempi sono innumerevoli e riguardano i vocaboli che sono in uso ormai da decenni e che sarebbero difficilmente traducibili, come sport, web, internet, marketing… Ma è indubbio che sia in atto un vero imbarbarimento dell’italiano (barbari per gli antichi Greci erano tutti coloro che non parlavano la loro nobile lingua), una perdita di lessico che è un ostacolo in più alla comprensione e diffusione dell’informazione pubblica.

Il sospetto è che si tratti di una moda, per cui “fa tendenza” l’uso dell’inglese… che magari è semplicemente un anticipo sui tempi che verranno. Va tutto bene, ma diamo il tempo alla casalinga di Sassuolo e al ragioniere di Treviso di assimilare questa ondata di nuovi vocaboli che anche la pandemia ci ha regalato, per esempio! Cerchiamo di non allargare il divario (guai a dire il gap!) fra le élite e il popolo… che in questi tempi è veramente arrabbiato! ◘

di Daniela Mariotti