Le signore dell’arte/ Quinta e ultima parte
Per terminare questa breve storia di artiste italiane tra Cinque e Seicento (di cui alcune opere sono esposte fino al 25 luglio a Palazzo Reale in Milano) parliamo oggi di una fiorentina, due romane e una palermitana.
Anna Maria Vaiani (Firenze 1604 – 1651 c.) era figlia del pittore Alessandro Vaiani, con il quale collaborò in Vaticano. Fu sostenuta sia da Galileo Galilei, con cui intrattenne una corrispondenza tra il 1630 e il 1638, che dal cardinale Francesco Barberini. Egregia pittrice, a lei si devono pure incisioni a tema botanico. Fu tra coloro che illustrarono il Flora, seu De florum cultura pubblicato nel 1633 dal gesuita Giovanni Battista Ferrari. Per questo trattato in quattro libri (tradotto in italiano da Ludovico Aureli) costituì fonte d’ispirazione proprio il giardino botanico del Barberini. La Vaiani sposò un pittore francese, Jacques Courtois, conosciuto in Italia come Giacomo Cortese o anche Giacomo Borgognone, che visse a Milano, Bologna, Firenze e Roma.
Nella città eterna visse Virginia Vezzi o da Vezzo (Velletri, 1601 – Parigi, 1638) pittrice italiana che sposò il francese Simon Vouet. Era figlia del pittore Pompeo Vezzi, nativo di Velletri, che intorno al 1610 si trasferì con la famiglia a Roma. All’inizio del decennio successivo, la giovane entrò nella scuola di disegno avviata da Vouet. Si sposarono nel 1626 (forse già nel 1624 Virginia era stata accolta nell’Accademia di San Luca) e l’anno successivo ella si trasferì in Francia col marito, nominato “primo pittore” dal re Luigi XIII. Come testimoniano diverse fonti, durante il suo soggiorno a Parigi il talento di Virginia fu molto apprezzato: a corte venne particolarmente stimata da Maria de’ Medici e dal Cardinale Richelieu. Alcuni critici ritengono che Virginia fungesse da modella per i quadri di Simon, come nel caso di un dipinto raffigurante la Maddalena conservato al County Museum di Los Angeles, dove l’opera è esposta con il titolo Virginia da Vezzo, the Artist’s Wife, as the Magdalen. Virginia Vezzi mise al mondo tre figli; l’ultimo, Louis René Vouet, nato nel 1638, seguì le orme dei genitori e fu un discreto pittore.
Ma torniamo alle nostre artiste. Un’altra romana di grande talento fu Plautilla Bricci (Roma, 1616 – 1705), figlia del pittore, drammaturgo e musicista Giovanni Briccio. Fu avviata dal padre alla carriera di disegnatrice, pittrice e architetta. Nonostante le poche notizie sulla sua vita, è considerata l’unica donna italiana della sua epoca a cui siano attribuite realizzazioni architettoniche, come la Villa del Vascello presso Porta San Pancrazio e la Cappella di San Luigi nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Accademica di San Luca, tra le sue opere pittoriche ricordiamo Madonna con bambino (Roma, Santa Maria in Montesanto), Presentazione del Sacro Cuore di Gesù al Padre Eterno (Musei Vaticani), Nascita di San Giovanni Battista (Poggio Mirteto, Chiesa di San Giovanni Battista).
Anche la siciliana Rosalia Novelli (Palermo, 1628 – post 1688), figlia di Pietro, pittore di Monreale, frequentò la bottega del padre. Attribuiti con certezza a Rosalia sono due dipinti datati 1663: Santa Maddalena, Santa Rosalia e San Francesco in estasi, nella Chiesa Madre di Piraino (provincia di Messina), e Immacolata e San Francesco Borgia, nella chiesa del Gesù di Casa Professa, a Palermo. Un disegno raffigurante la Raccolta della manna è da lei firmato “Rosolea Bono”, in quanto, rimasta vedova, si era risposata con Diego Bono, segretario e referendario del Regno di Sicilia. Secondo Agostino Gallo, uno dei primi biografi dell’artista, Rosalia all’età di 55 anni insegnò disegno e pittura ad Anna Fortino, specializzata in sculture modellate in cera e poi dipinte.
Chiudiamo questa carrellata citando altre artiste che, allo stato attuale, sono ancora poco più che dei nomi, come Claudia del Bufalo, Maddalena Corvina e Maddalena Natali, in attesa di maggiori studi sulla loro attività. ◘
di Maria Sensi