DEMOGRAFIA. L’inverno demografico a Città di Castello
Da tempo monitoriamo l’evoluzione demografica nel nostro territorio, con riferimento all’immigrazione da altri Paesi e alla formazione di varie comunità straniere. L’ultimo rilevamento, esteso all’intera realtà altotiberina, l’abbiamo compiuto con i dati statistici del 31 dicembre 2018. Ora aggiorniamo la situazione alla fine del 2020, limitandoci però al Comune di Città di Castello.
Innanzitutto bisogna segnalare che continua anche da noi il calo demografico che sta interessando la popolazione italiana. Negli ultimi due anni la popolazione tifernate è scesa a 39.023 persone, con una ulteriore riduzione di 416 unità rispetto al 2018. Un fenomeno preoccupante, dai molteplici risvolti sociali. A suo tempo facemmo notare che l’insieme dell’Alta Valle del Tevere umbra e toscana aveva perduto, tra il 2012 e il 2018, l’equivalente della popolazione del Comune di Monterchi. E la situazione continua a peggiorare…
In questo scenario, il numero di residenti stranieri a Città di Castello si è attestato a 4.020. Sono una quindicina in meno rispetto al livello massimo raggiunto nel 2014. Ma percentualmente rappresentano, come allora, il 10,2% del totale della popolazione. Registriamo dunque un assestamento, che comunque consolida il considerevole incremento di stranieri verificatosi negli ultimi anni. Si consideri che 15 anni fa erano 2.287, pari al 5,8% dei residenti.
A coloro a cui non dispiacciono le società interetniche, interrazziali e interreligiose non dovrebbe suscitare certo panico il constatare che le nazionalità presenti a Città di Castello sono ora ben 89, cinque in più rispetto a due anni fa. Una realtà davvero variegata e variopinta, anche se, in verità, parecchie di queste nazionalità sono rappresentate da pochissime persone, talvolta solo da una.
La comunità straniera più numerosa si conferma la rumena, con 1.315 persone: in pratica viene dalla Romania uno straniero su tre; in grande maggioranza sono donne. Giova ricordare che i rumeni sono a tutti gli effetti cittadini della Comunità europea, alla pari di quei tedeschi, francesi e spagnoli che qui vivono in discreto numero.
La seconda comunità più cospicua è ancora la marocchina, con 754 residenti. Terza rimane la cinese, con 282 persone; poi vengono quantitativamente l’algerina con 228, l’albanese con 172, l’ucraina con 128 e la tunisina con 101. Tutte queste comunità, tranne la rumena, sono numericamente in leggerissima flessione. Invece, tra i principali gruppi stranieri, sono in incremento il britannico, che sale in due anni da 83 a 99 residenti, e il dominicano, da 33 a 47.
Merita sottolineare che oltre il 41% dei nostri stranieri proviene dai Paesi della Comunità europea e da Gran Bretagna, Svizzera, Scandinavia e stati del Mar Baltico. La Vecchia Europa è quasi tutta rappresentata. Ci mancano solo Andorra, Lichtenstein e Slovenia. In quest’ultimo periodo abbiamo perso Finlandia e Ungheria, ma guadagnato il Lussemburgo. Tra i nostri partner comunitari si contano 21 tedeschi, 19 spagnoli e 17 francesi. Più numerosi i britannici (83), che dalla UE sono appena usciti.
Ammontano al 15% del totale gli immigrati dai Paesi dell’Est europeo extra Unione europea, dai Balcani e dalla regione tra Turchia e oriente ex-sovietico. Le comunità più rilevanti, dopo l’albanese e l’ucraina, sono la moldava (87), la macedone (83) e la russa (50, per lo più donne). Abbiamo pure immigrati da Uzbekistan, Kirghizistan e Kazakistan.
Se ci si spinge ancora più a oriente, la comunità più cospicua dopo la cinese è la filippina, con 43 residenti. L’Asia è inoltre rappresentata da Giappone, Indonesia, India, Bangladesh, Pakistan, Thailandia, Corea, Laos, Afghanistan, Iran, Iraq, Sri Lanka e isole Mauritius.
Hanno la nazionalità degli Stati africani che si affacciano sul Mediterraneo 1.096 nostri residenti, all’incirca uno su quattro degli stranieri censiti. Originari del resto dell’Africa, che un tempo solevano chiamare “Africa nera”, sono poco più del 3% degli stranieri, soprattutto nigeriani (61) e senegalesi (24). Gli altri ci permettono di fare un bel giro del continente: Gambia, Ruanda, Benin, Camerun, Costa d’Avorio, Gabon, Ghana, Guinea, Kenya, Mali, Sierra Leone, Togo, Etiopia, Somalia e Sud Africa.
I tifernati provenienti dal continente americano sono quasi il 4,5% degli stranieri. Solo 18 vengono dagli Stati Uniti; per il resto vediamo rappresentati parecchi Stati dell’America centro-meridionale. Ecco le comunità più rilevanti, con il numero dei residenti locali: Ecuador (75), Repubblica Dominicana (47), Perù (17), Brasile (13), Cuba (13), El Salvador (11); poi, con numeri più modesti, Colombia, Messico, Argentina, Venezuela, Honduras e Panama.
I 4 immigrati da Australia e Nuova Zelanda ci permettono di completare il giro del mondo.
Un’ultima considerazione sul genere degli immigrati. Nell’insieme, le donne sono 490 più degli uomini. La prevalenza femminile è considerevole nella comunità rumena (composta per quasi il 70% da femmine) e in altre dell’est europeo; l’ucraina (85%), la russa (78%), la bulgara (74%) e la moldova (60%). Sono inoltre donne il 65% degli immigrati ecuadoriani e il 62% dei filippini.
Al contrario si riscontra una netta prevalenza di uomini tra gli albanesi (67%) e tra gli algerini (60%); e sono quasi solo maschi gli immigrati da Bangladesh, Pakistan, Gambia ed Egitto. ◘
di Alvaro Tacchini