Lunedì, 11 Novembre 2024

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Il ritorno del privato

Politica. Per il Governo Draghi cominciano le difficoltà

silvia romano2

Sì, con Draghi sta tornando lo Stato, ma non lo Stato del Welfare, il Welfare State, freneticamente picconato da 40 anni nell’Occidente reagan-thatcheriano del pensiero unico neoliberista, immortalato nel famigerato acronimo TINA = There Is No Alternative, «non c’è alternativa». A che cosa? Al neoliberismo, per l’appunto. Che Draghi sia il nostro Iron Man? Chi crede nella metempsicosi, potrebbe difatti vedere in lui la reincarnazione di Iron Lady, la Thatcher «Lady di ferro» neoliberista ferocemente anti-minatori che meritò, inter alia, il grazioso nomignolo di Milk Snatcher, «Ladra di latte», per aver tagliato le spese per il latte distribuito gratis ai bambini delle scuole inglesi, oltre ad aver smantellato l’istruzione pubblica e l’intero Stato sociale laburista.

Si può obiettare che, al contrario, Draghi appena insediato ha promesso politiche a vantaggio dei giovani. Certo, a parole. Ma i fatti? Alla proposta di Letta di una tassazione progressiva sulla successione dei patrimoni, non solo mobiliari, di oltre un milione di euro, per attribuire una dote di 10 mila euro ai giovani bisognosi, il premier ha risposto seccamente: «Non è il momento di togliere, ma di dare ai cittadini». Ai cittadini chi? Il Draghi dei miracoli ha già livellato verso l’alto, in mente dei, i 60 milioni di italiani: non ci sono ricchi, non ci sono poveri, tutti con un patrimonio milionario, a cui bisogna dare, non togliere. Gli ha fatto eco Marcello Sorgi editorialista de “La Stampa”, vox domini Stellantis: «Un milione? È il valore di un appartamento in una grande città come Roma». E le periferie degradate, e i piccoli centri urbani? Tutti lussuose Ztl? E i senza-casa, i senza-lavoro, i senza-conti-in-banca, i senza-niente? Il patrimonio netto del giovane agnus-Elkann è di 2,1 miliardi, che per il 99,9 degli italiani, giovani o no, è un sogno da Paperon dei Paperoni. Anche lui, caro SuperMario, è un cittadino italiano, a cui bisogna dare, non togliere?

Basta trasformare con un trucco da illusionisti i ricchi in quasi-poveri e i poveri in quasi-ricchi, e il gioco è fatto: «Elementare, Watson!». Eppure, la misura proposta da Letta non è certo di stampo socialista. La fiscalità progressiva è in vigore da tempo negli Usa e in Gran Bretagna, le due culle del capitalismo. Si è letto in questi giorni che i giovani leoni della multinazionale Samsung hanno pagato una tassa di successione del 60%, cioè 12 miliardi di dollari, sul patrimonio ereditato: nella Corea del Sud, non in un pericoloso paese bolscevico. Tra l’altro, il bonus lettiano si ispira al mito liberal-liberista anglo-sassone del self-made man, dell’uomo, o del giovane, «che si fa da solo», «imprenditore di se stesso», nella competizione globale, una selvaggia neo-spenceriana «lotta per l’esistenza», dove prevale e domina la legge del più forte.

E dunque una proposta che è, in alternativa allo Stato sociale e solidale, alla difesa e potenziamento della scuola pubblica e del diritto allo studio, il solo mezzo per la promozione professionale e l’ascesa sociale dei giovani più meritevoli e meno abbienti. Ma la nuova Destra italiota della flat tax, Lega, FdI e «ForzaItaliaViva», condanna Letta e plaude a Draghi. Il che dà l’idea di quanto «marcio» ci sia non «in Danimarca», ma in questa povera Italia di oggi. Del resto, l’abolizione della tassa di successione non è stato uno dei capolavori tra le leggi ad Caimanum? L’Italia per l’ex-Unto del Signore? Un paradiso fiscale dei lasciti ereditari. Ecco un «cambio di passo» che onorerebbe Draghi, se rifiutasse davvero di caimanizzarsi, almeno sul fisco.

Ma non è così, finora. Le misure del draghismo governativo, come cominciano peraltro ad emergere anche dalla bozza del Decreto sulle Semplificazioni e sugli appalti, che trasuda libero mercato, deregulation, lavoro precario e senza norme di sicurezza, sembrano un regalo alle grandi imprese e al profitto privato. E, involontariamente, forse anche all’imprenditoria mafiosa. Altro che Next Generation EU! «Margaret Thatcher ha gli occhi di Caligola», avrebbe detto negli anni Ottanta l’ex presidente francese François Mitterrand. Vorrei che gli occhi di Draghi fossero molto diversi. Ma non sono tranquillo. ◘

di Michele Martelli


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