Domenica, 06 Ottobre 2024

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Europa timida con Big Pharma

Dosssier: il monopolio dei vaccini

2 profitto contro diritto alla vita

«Un piccolo numero di Consigli di amministrazione delle grandi multinazionali farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini, tiene nelle sue mani il destino di 7,8 miliardi di persone. L’obiettivo fondamentale che l’umanità oggi deve porsi è quello di avere a disposizione, nel minor tempo possibile, i vaccini per tutti. Questa non è una questione solo etica e morale, è anche un interesse diretto di noi stessi. Se vi saranno delle zone del mondo dove il virus potrà continuare a diffondersi, senza incontrare l’ostacolo dei farmaci o dei vaccini, si diffonderà, si moltiplicherà e si svilupperanno delle varianti virali maggiormente aggressive che per effetto della globalizzazione compariranno anche in Europa e Nord America». Parte subito all’attacco Vittorio Agnoletto, medico, pacifista di lunga data, oggi impegnato per portare al Parlamento europeo una istanza collettiva, con cui chiedere la discussione sui brevetti e decretarne una moratoria. Con un milione di firme di cittadini europei il Parlamento, per Statuto, è obbligato a discutere ed esaminare la proposta. Per questo in nove Paesi del continente si sta lavorando a questa raccolta.

Perché vi siete decisi a compiere una tale iniziativa?

«Da una parte abbiamo milioni di morti e Paesi in situazioni drammatiche, come India e Brasile, dall’altra parte le multinazionali farmaceutiche stanno conseguendo profitti incredibili. Secondo Crédit Suisse e Bloomberg International si parla di introiti, solo riferiti ai vaccini, superiori a dieci miliardi di dollari all’anno per i prossimi 4/5 anni. Quello che chiediamo è che si trovi un equilibrio diverso tra il profitto di chi produce questi vaccini e l’obbligo etico e morale di salvare vite umane».

Da molto tempo si chiede di imporre delle limitazioni al capestro dei brevetti, senza successo. Perché adesso questa campagna è ripresa con più forza?

«Perché questi vaccini sono stati individuati in gran parte anche grazie a finanziamenti pubblici. “The Guardian” ha pubblicato alcune settimane fa un articolo anticipando una ricerca condotta da varie università, da cui emergerebbe che il 97,2 per cento delle risorse economiche che sono state necessarie per individuare e produrre il vaccino AstraZeneca derivi da fondi pubblici e da enti caritatevoli. Non si capisce perché le istituzioni pubbliche - Unione Europea, governi nazionali - debbano partecipare alla spesa per la ricerca e lasciare il brevetto unicamente nelle mani dei privati. Siamo obbligati a pagare una seconda volta per acquistare quei vaccini che abbiamo contribuito a produrre».

Come mai le multinazionali hanno il monopolio del brevetto?

«Questo dipende dagli accordi TRIPS che sono gli accordi sulla proprietà intellettuale, conseguiti nel 1994 ed entrati in vigore l’anno successivo, all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Chi produce un farmaco o un vaccino ne detiene il monopolio per vent’anni e decide dove, quando e quanto produrlo, oltre a decidere con quali aziende fare accordi commerciali, secondo le proprie regole. Una azienda che agisce in regime di monopolio ha grande potere anche nello stabilire il prezzo».

Questa situazione come si può superare?

«Gli attuali regolamenti vigenti a livello internazionale forniscono degli strumenti per affrontare e risolvere la situazione Il primo è quello proposto da India e Sudafrica che, insieme a oltre cento Paesi del sud del mondo, hanno chiesto al WTO di attivare una moratoria temporanea (di tre anni) relativamente ai brevetti sui vaccini, sui farmaci e sui kit diagnostici relativi al coronavirus. Tale richiesta di è prevista dall’articolo 9 dell’atto costitutivo del WTO. Contro questa proposta nel Consiglio generale del WTO si sono schierati: Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione europea, Svizzera, Australia, Singapore, Giappone e Brasile. Questi Paesi hanno bloccato per tutti questi mesi la possibilità di aprire un confronto sulla proposta».

Poi cosa è successo?

«La situazione si è modificata quando, qualche settimana fa, Biden ha dichiarato la sua apertura a un confronto sulla moratoria per i vaccini. È chiaro che si tratta ancora solo di una dichiarazione, relativa solo ai vaccini, a differenza di quella di India e Sudafrica riferita a vaccini farmaci e dispositivi anti Covid. La differenza non è di poco conto perché se non si apre alla condivisione di conoscenze e dati, sospendere solo i brevetti serve relativamente, però la dichiarazione di Biden ha prodotto l’avvio di un confronto».

Per quale motivo l’Europa è così ostinata?

«La Commissione europea ha sempre avuto una stretta vicinanza agli interessi di Big Pharma. L’Unione europea, pur sottoscrivendo nel 2001 la famosa dichiarazione di Doha, dove si afferma che la protezione dei brevetti in nessuna occasione potrà impedire ai responsabili della salute pubblica di qualsiasi nazione di fornire ai cittadini la miglior cura disponibile, ha sempre cercato di far sì che gli Stati non ricorressero alle clausole di salvaguardia previste negli accordi TRIPS».

Quali sono le proposte in campo?

«Da una parte quella delle licenze volontarie, vale a dire la disponibilità delle case farmaceutiche di facilitare la produzione ad altre industrie; ma questo c’è già, esse hanno la libertà di stabilire accordi commerciali con altre aziende. L’altra è quella delle licenze obbligatorie. All’interno degli accordi TRIPS (articoli 30 e 31) si prevede che un singolo Paese che si trovi in stato di difficoltà economica e debba fronteggiare una pandemia, non essendo riuscito a trovare in accordo con aziende farmaceutiche per avere a disposizione in tempi veloci un numero sufficiente di farmaci o di vaccini, possa decidere di non rispettare i brevetti e di autorizzare aziende del proprio territorio alla produzione, fatto salvo che successivamente dovrà provvedere a un risarcimento nei confronti dell’azienda che detiene il brevetto».

E allora perché molti Paesi non utilizzano questo strumento?

«Le licenze obbligatorie sono di difficile realizzazione perché prevedono una serie di regolamenti estremamente complicati, ma soprattutto sono azioni che può compiere un singolo governo obbligato a confrontarsi con lo strapotere di Big Pharma. Da parte della Commissione europea questa proposta equivale ad affermare che ogni singolo governo dovrà affrontare la situazione e risarcire Big Pharma. È una soluzione inapplicabile per il 90 per cento dei Paesi del mondo».

E allora, quale alternativa è possibile?

«Che se la decisione di adottare la moratoria fosse assunta all’interno del WTO, essa varrebbe per tutti i Paesi, senza distinzioni, permettendo a tutte le aziende del mondo in grado di farlo di produrre dei vaccini e, attraverso dei finanziamenti pubblici, di attivare dei meccanismi di riconversione produttiva. Svincolando i Paesi dagli obblighi commerciali verso i possessori di brevetti. Sarebbe uno scenario completamente diverso dalla licenza obbligatoria».

Quando si parla di realizzare tutto ciò in tempi brevi, a quali tempi ci si riferisce?

«Nel momento in cui venisse assunta la decisone di moratoria temporanea da parte del WTO, sarebbero necessari comunque dei tempi per far sì che le varie aziende che dispongono della tecnologia si organizzino per la produzione, entrando in possesso di tutta la conoscenza. Si valutano due mesi di tempo solo per raggiungere questo obiettivo. È chiaro che se la decisione sulla moratoria slitta di sei mesi si perde tantissimo tempo e ogni giorno che passa aumenta la diffusione del virus e il numero di morti».

Si hanno stime di quanta sia la popolazione dei Paesi del sud del mondo che è stata vaccinata?

«No, sappiamo soltanto che l’80 per cento dei vaccini prodotti è finito nel cosiddetto primo mondo, il sud è in una condizione veramente disperante, la quota di vaccini che lo ha raggiunto non arriva all’uno per cento».

Quali saranno le conseguenze con una parte del mondo vaccinata e l’altra praticamente non vaccinata?

«Le conseguenze le stiamo già vedendo: si potrebbero sviluppare dei ceppi virali maggiormente aggressivi che prima o poi ci raggiungeranno e non abbiamo certezza dell’efficacia dei vaccini. Siamo tutti a rischio ed è interesse di tutti proteggere tutto il mondo».

Che cosa volete ottenere con la vostra iniziativa da sottoporre al Parlamento europeo?

«Chiediamo di accogliere la richiesta di moratoria di India e Sudafrica, di permettere alle nazioni europee di ricorrere alla licenza obbligatoria perché siano le nazioni ricche ad avviare lo scontro con Big Pharma, aprendo la strada alle nazioni più povere e la desecretazione degli accordi commerciali tra la Commissione europea e le aziende farmaceutiche, dato che i vaccini sono stati prodotti con fondi pubblici, partendo dal principio che il brevetto rimanga pubblico». ◘

Per aderire alla iniziativa

Noprofitonpandemic.eu

DI Achille Rossi


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