Venerdì, 11 Ottobre 2024

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Il dialogo intrareligioso e i passi dei poveri

silvia romano2

L’esperienza cristiana di oggi non può che essere una esperienza mistica, che trascende continuamente se stessa, altrimenti muore. Non si tratta di ripetere gli avvenimenti storici di Gesù e di applicarli alla vita personale, ma di riprendere un nuovo stile e una nuova spinta. Del resto la fede cristiana è sorta per lo shock di Gesù di Nazareth che non ha scritto alcuna parola che non fosse sulla sabbia e di lui rimane solo lo Spirito. Il Divino, l’umano e il cosmico è il nome che i cristiani danno a questo mistero centrale della realtà, che richiede una esperienza diretta che va al di là del logos. Richiede silenzio e ascolto per realizzare questo Cristo che ancora non è finito e si sta realizzando in ciascuno di noi.

La forza dell’intuizione cosmoteandrica di Panikkar è di appartenere al bagaglio complessivo dell’umanità. Dio, uomo e cosmo sono in un rapporto costitutivo, per cui quello che accade a noi ha ripercussioni nel Divino e quello che accade nel Divino ha ripercussioni in noi. Siamo tutti imbarcati nella stessa avventura e siamo spettatori, attori e autori della realtà.

La sfida che si presenta ai cristiani di oggi è di essere preparati a una nuova conversione, a un balzo epocale per aprirsi all’insicurezza, che non si sa dove ci condurrà. Per questo richiede fede, coraggio, audacia e libertà di sapere che niente è perduto, anche quando tutto sembra perduto. Soprattutto è al costituirsi dell’umanità dell’uomo che interviene una relazione originaria senza la quale non ci sarebbe che l’esplodere terrificante delle pulsioni e della violenza.

La terra d’Abruzzo è per me un luogo dell’anima. L’ho percorsa con i ragazzi nel corso dei decenni. Ne ho ammirato la maestosità delle montagne e i silenzi degli altipiani, le bellezze artistiche e la forza silenziosa della sua gente. In questi luoghi è fiorita una santità che possiamo ancora coltivare al seguito di Francesco d’Assisi e di papa Celestino. I passi dei pellegrini contemporanei possono ricalcare gli antichi sentieri, intrisi di fatica e di sofferenza della povera gente di cui Ignazio Silone ci ha raccontato il poema.

don Achille Rossi
Parroco di Città di Castello (PG)

 

 


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