Editoriale. Centro-destra e Centro-sinistra divisi, e il Psi gioca su entrambi i campi.
Al canapo di partenza ci saranno quattro candidati pronti a scattare per il giro di pista che dovrà incoronare il nuovo Sindaco: due nel Centro-destra e due nel Centro-sinistra. I due campi che occupano tutto lo spazio politico si presentano entrambi spaccati. Segno evidente che le tensioni, a stento coperte sotto la cenere durante la legislatura, sono venute a galla. Per il Centro-sinistra è la quarta volta dal 1993 che arriva in doppia fila all’appuntamento elettorale. In prossimità delle elezioni ci si accorge che dentro la casa comune ci sono due anime che non riescono a stare insieme.
Ma il virus ha contagiato anche il Centro-destra che, dopo aver preso la Regione ha perso vigore governativo spaccandosi in due tronconi. Ma la vera pietra d’inciampo rimane il Psi, diventato il pilastro non solo della coalizione di Centro-sinistra, ma di tutto l’assetto politico cittadino. Come è potuto accadere questo? L’anomalia castellana di un Pd al 29,33% e un Psi al 21,54% alle amministrative del 2016 è scritta in questi due numeri, e ciò impone qualche domanda: in quale altra parte del Paese esiste un Psi al 21,54%, percentuale che lo farebbe diventare il primo partito nazionale? Forse tutti i nostalgici socialisti si sono accasati a Castello come gli ex fascisti a Predappio? Come è possibile una simile performance, se appena si superano i confini comunali nella nostra stessa Regione i suffragi scendono allo 0 virgola? Non ci si può nemmeno appellare alla tradizione ideologica sepolta ad Hammamet. E nemmeno al buon governo, perché il degrado cittadino parla da solo. Qual è allora la ragione profonda di questo anomalo 21,54%?
La verità è molto più prosaica di quanto non sembri. Il Psi, trainato dal Sindaco Bacchetta, ha occupato tutto lo spazio politico locale spodestando ex Pci ed ex Dc, ovvero l’attuale Pd. Venti anni di permanenza in Comune hanno consentito al Psi e al suo conducator di tessere una rete a strascico per prendere pesci grandi e pesci piccoli, anche quelli non consentiti perché necessari alla riproduzione della classe dirigente.
Il clientelismo è stato l’anima profonda di questa politica: mai scoraggiare il cliente-elettore; mai farlo sentire solo o abbandonato; trasmettere l’idea che il partito farà di tutto per “essergli vicino”; smentire sempre chi critica; snaturare i fatti raccontando bugie. E poi Promettere, Promettere, Promettere senza scoraggiarsi mai: una cadenza opposta a quel Resistere, Resistere, Resistere, di altro contenuto etico. Così si è legata tanta gente al carrozzone.
Il cursus ad honorem del Psi vanta tutte le presidenze delle società rionali, affinità col mondo dello sport che dispone di oltre 120 società, di cui circa il 50% gravita su Polisport (Sogepu), una bocca di fuoco non indifferente, buone aderenze in casa massonica, per non parlare dei commercianti. E ancora la Fondazione Albizzini, la Fondazione Cassa di Risparmio e l’ospedale, ex e post, altro bacino elettorale socialista; e infine Sogepu, la partecipata dimostratasi ape regina in questo gioco che tanti lutti al Pd recò.
Questa sostanza ha fatto la differenza, non la transizione ecologica o ambientalista, non le tradizioni e i valori, non le visioni innovative della città, non il dibattito delle idee. In questo gioco c’è chi prospera e c’è chi annaspa, ma lo scoppo finale è prendere tutto quello di cui il cucuzzaro dispone: cariche, dirigenze, presidenze, primariati, apicali, posti, posteggi, postini, portalettere, portaborse, portantini. Ogni luogo in cui si eserciti un piccolo o grande potere, al centro o in periferia, deve portare il segno di chi sta al vertice, perché il bene comune è indivisibile. La città è stata pervasa da questa etica politica. Si sta con chi ci sta (al gioco dello scambio), e il 21,54%, se replicato, consentirà al conducator di guardare sia a Sinistra che a Destra, perché è indifferente, come sostenenva Gaber: «Che Che cos’è la Destra, che cos’è la sinistra... una ministrina e un minestrone». Un Pd spaccato infatti perderà ancora sangue prezioso a vantaggio del concorrente interno. Questa è la vera novità; affinità politiche, valori, ideologie, sono cose d’altri tempi.
Alle elezioni si scontreranno due impostazioni contrapposte: quella fondata sul mercato delle promesse e quella di coloro che avranno il compito di rompere questo schema. La Destra ha consensi fragili e rimane qualitativamente priva di uomini e di idee per la città. Sta ai cittadini decidere se mantenere questo schema di potere fondato sul consociativismo tra Sinistra e Destra o aprire a un cambiamento atteso da lustri. ◘
di Antonio Guerrini