Giovedì, 28 Marzo 2024

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Notti magiche? No, da incubo

Società. Movida notturna a Città di Castello fuori controllo.

silvia romano2

È accaduto diverse volte in questa estate non ancora finita che le forze dell’ordine siano dovute intervenire per sedare risse scoppiate tra giovani durante la movida. In genere quando si pronuncia questa parola il pensiero va alle grandi città, invece da diversi anni è cresciuta anche a Castello. A potenziarla ha contribuito il lockdown che ha costretto molti giovani a un regime di isolamento forzato. Le serate si sono via via arricchite di suoni e frastuoni, soprattutto con inizio da giovedì a domenica, in corrispondenza dell’apertura notturna dei negozi. E si teme che possa durare tutto il mese di settembre. Giovani e giovanissimi, a volte appena adolescenti, si sono impossessati delle piazze, trasformando i vicoli in orinatoi, bivaccando sugli scalini delle chiese o sui marciapiedi e, appena il tasso alcolico supera la soglia che annebbia la mente, si stendono ovunque si trovino. Il fenomeno non risparmia nemmeno i parchi cittadini e di periferia presi d’assalto per scorribande di ogni tipo fino a tarda notte. Genitori? Assenti. Vigili? Assenti. Forze dell’ordine? Presenti, ma ininfluenti. A causa di questi fenomeni concomitanti i cittadini residenti nel centro storico e in periferia hanno difficoltà ad uscire di casa o interloquire con i protagonisti di questo spettacolo degradante che va in scena quasi ogni sera.

Gli schiamazzi prendono il sopravvento e i rumori sfondano il muro del suono della soglia uditiva, cosa che ha indotto una nutrita schiera di abitanti a richiedere l’intervento dell’Arpa per misurare il livello di rumorosità notturna nella fase più critica. Polizia e Carabinieri sono intervenuti, ma pare senza scoraggiare le performance auto-distruttive e distruttive di questi giovani fuori controllo. Gli stessi vigili urbani non si capisce perché non riescano a intercettare e controllare il fenomeno. E dopo di loro arrivano le ambulanze. Sembra quasi che questi giovani più che uscire dal periodo di chiusura da Covid siano stati rinchiusi 10 anni in campi di concentramento e ora rivendichino una parodia della libertà, che si trasforma in mancanza di rispetto per le persone e per le cose. Sta di fatto che “vandali” abbandonati a se stessi diventano i padroni del centro cittadino, imbrattano i muri, si spogliano, lasciano segni del loro passaggio ovunque. L’eccesso diventa la cifra dei loro comportamenti. Le zone maggiormente colpite da questo fenomeno sono le piazze centrali: Piazza Fanti, Piazza Vitelli e Piazza Andrea Costa e poi si dilata alle zone circostanti, da Piazza Garibaldi a San Filippo. All’uso e abuso di alcolici si mescola droga il cui spaccio avviene prevalentemente in Via del Forno (ma non solo) eletto a orinatoio principale, a opera di pusher conosciuti che agiscono in completa impunità. Le notti bianche, inventate per rianimare con garbo e cultura i centri storici, si sono trasformate in notti da incubo in cui la città assume un altro volto: ci sono bar (San Filippo) che proiettano grandi immagini su muri circostanti accompagnate da musiche sparate a decibel insostenibili; le piazze e i vicoli si riempiono di tavoli e tavolini al punto che in alcune vie e strettoie per passare bisogna rasentare i muri, i parchi sono imbrattati e usati come piste da motocross.

I cittadini del centro storico si ribellano e denunciano i fatti alla procura della repubblica

 

Chiedere ai giovani il rispetto delle regole o invitarli a modi più urbani è un diritto difficile da esigere per timore di reazioni violente. La gente in definitiva ha paura. Città di Castello, dipinta come luogo vivibile e al riparo dai fenomeni deteriori e degradanti delle grandi città, sta ricalcando esattamente quei modelli. E qui come altrove, stessi sono i protagonisti, stesse sono le cause: giovani abbandonati dalla scuola, disincentivati dalla Dad, dimenticati dalle istituzioni e poco seguiti dalle famiglie, i quali per far percepire la loro presenza si trasformano in orda barbarica.

Cosa stanno facendo le istituzioni per scongiurare questo fenomeno? Il modo in cui le Forze dell’ordine lo contrastano è adeguato? Cosa impedisce ai Vigili urbani, che dovrebbero conoscere perfettamente lo stato dei luoghi e di chi li frequenta, a prevenire o perseguire i fenomeni più deteriori? Come si garantiscono sicurezza e libertà di movimento dei cittadini residenti? Cosa si sta facendo per non abbandonare i giovani a se stessi? Dopo la pandemia sanitaria, questo fenomeno sembra l’annuncio di una nuova pandemia sociale, pericolosa e devastante come la precedente perché non colpisce il corpo ma degrada l’anima e le relazioni sociali.

Non si può nemmeno contrapporre diritto al lavoro e diritto alla salute come ormai sempre più spesso accade. Commercianti e ristoratori hanno tutto il diritto di svolgere il loro lavoro, specie dopo un periodo così lungo di astinenza, ma ciò non può ledere il diritto alla tutela della salute dei giovani e la libertà degli altri cittadini. Si tratta di aspetti essenziali della vita di una comunità, che devono trovare un loro equilibrio nella condivisione di regole comuni. I commercianti ricavano i loro guadagni da clienti soprattutto giovani e giovanissimi, occorrerebbe quindi una corresponsabilizzazione per evitare gli eccessi della “movida”. La città è di chi ci vive e le regole devono essere rispettate da tutti: non si può vendere lo “sballo” disinteressandosi delle sue conseguenze. ◘

Redazione Altrapagina.it


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