Rubrica. E sia poesia A cura di GIO2. La poesia di Federico García Lorca.
“La poesia non vuole adepti vuole amanti”. Questa frase di Federico García Lorca ha rappresentato il filo conduttore della filosofia creativa di uno dei più importanti poeti del '900. Nato a Fuente Vaqueros nel 1898, fu assassinato a Víznar, dalla milizia franchista, il 19 agosto del 1936. Gli undici sonetti che fanno parte della silloge poetica “Sonetti dell’amore oscuro” furono scritti da Federico García Lorca tra il '35 e il '36, quindi a ridosso della tragica scomparsa dell’autore. Questa raccolta di sonetti fu stampata, in edizione completa, solo nel 1984, una cinquantina d’anni dopo la morte di Lorca. Questo forte ritardo forse è dovuto all’assurda volontà di voler tenere nascosta l’impronta omoerotica di questi componimenti, come se l’amore possa avere limiti e barriere a causa degli orientamenti sessuali! Nel caso di Lorca più che analizzare la vena poetica dovremmo parlare dell’arteria poetica. Infatti la sua scrittura ha il colore rosso del sangue arterioso accompagnato dalla luminosità ardente delle estati e dal profumo denso dei fiori dell’Andalusia. I suoi versi hanno sempre la musicalità di una milonga, l’intensità di un flamenco gitano e la surrealtà delle notti calde in cui si sogna di sognare. I famosi undici “Sonetos del amor obscuro” nascono, quasi prefigurassero la fine del loro autore, all’insegna della suggestione che non esista altra possibilità di vita che quella del carpe diem. Quindi il portento della passione e l’allegria della stessa, ma anche il tormento, e certo inappagamento, che accompagna l’amore. C’è un’osmosi tra carnalità e spiritualità, tra gioia assoluta e dolore corrosivo.
È una poesia terribilmente sentita, questa dei Sonetti, struggente, dove il desiderio d’amore si scontra con le frustrazioni derivanti dai divieti imposti alla propria diversità. “Ti nascondo di lacrime, inseguito/da una voce d’acciaio lancinante” scrive ne “L’amore dorme sul petto del poeta”.
Lorca sentiva profondamente la sua diversità e si esprimeva con tutta la forza dolente della passione in questi versi di “luminosa” oscurità.
Come ha scritto Ian Gibson, il maggior biografo del poeta andaluso, “A Granada il poeta era considerato omosessuale, disgrazia grave in una città nota per la sua avversione nei confronti della sessualità non convenzionale” e i Sonetos evidenziano tutta la sofferenza, nonché il desiderio, che frena, e nello stesso tempo spinge, la voglia di donare il proprio amore. Un torto enorme è stato perpetrato nei confronti di questo grande poeta, ma anche nei nostri, facendo attendere per così tanto tempo la divulgazione di questa importante raccolta di sonetti. ◘
di Giorgio Croce
L’amore dorme sul petto del poeta
Non saprai mai cos’è questo mio amor
perché addormentato dormi su di me.
Ti nascondo di lacrime, inseguito
da una voce d’acciaio lancinante.
La norma che scompiglia corpi ed astri
s’è fitta nel mio petto dolorante
e hanno morso le torbide parole
le ali del tuo animo severo.
A gruppi gente salta nei giardini,
attende il corpo tuo e la mia agonia
in cavalli di luce e verdi crini.
Ma continua a dormire, vita mia.
Senti il mio sangue rotto tra i violini?
Attento! Ci spia qualcuno, attento!
Sonetto della ghirlanda di rose
Presto con la ghirlanda, su, ché muoio!
Svelto, intrecciala! Canta, gemi, canta!
L’ombra m’intorbida la gola
e mille volte e più splende Gennaio
Tra l’amore mio per te e tuo per me,
vento di stelle e fremito di pianta,
densità d’anemoni solleva
in un gemito cupo, un anno intero.
Fresco il paesaggio della mia ferita,
godilo! Spezza giunchi e ruscelli
delicati! Da cosce di miele bevi sangue sparso!
Ma presto! Uniti, avvinti,
bocca rotta d’amore, anima a morsi,
il tempo ci ritrova consumati.