Giovedì, 28 Marzo 2024

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Tra i due litiganti il terzo gode

ELEZIONI AMMINISTRATIVE. Ballottaggio tra Luca Secondi e Luciana Bassini.

silvia romano2

Negli ultimi giorni di campagna elettorale, a Città di Castello era palpabile l’incertezza sul suo esito.  Gli stessi protagonisti dei quattro schieramenti in lizza mantenevano un atteggiamento molto prudente. In effetti, chiacchierando con gli uni e con gli altri e ascoltando i segnali che arrivavano dalla gente, pochi erano i punti fermi. Il primo: Luca Secondi sarebbe andato al ballottaggio grazie al consistente vantaggio garantitogli in partenza dai partiti che lo sostengono; ma avrebbe sofferto tantissimo in città. Il secondo: gli altri tre candidati (Luciana Bassini, Andrea Lignani e Roberto Marinelli) se la sarebbero forse giocata fino all’ultimo voto, con Lignani e Bassini tendenzialmente in crescita e Marinelli in discesa, anche per i problemi della Lega a livello nazionale.

Tutto sommato, così è stato. Secondi va al ballottaggio con il 33,6% dei voti. Ma non ci va tranquillo: rispetto alle comunali del 2016, vinte da Bacchetta al primo turno, la sua coalizione ha perso per strada la bellezza di 4.921 voti (quasi il 20%). Un’ecatombe…

Poi, come dice il proverbio, “tra i due litiganti il terzo gode”. Nel Centro-destra spaccato, Lignani (Fratelli d’Italia & C.) e Marinelli (Lega & C.) si contendono voto per voto, arrivando al traguardo grosso modo con lo stesso risultato (21,1% il primo, 21,7% il secondo). Però, scannandosi fra di loro, rendono possibile l’altrimenti impensabile exploit della Bassini, che con soli 374 voti in più di Marinelli va al ballottaggio.

tra i due litiganti il terzo gode mese ottobre 2021 2Come tanti altri concittadini, ho seguito l’andamento dello spoglio dei voti attraverso il continuo aggiornamento predisposto on-line nel sito del Comune (un servizio eccellente per qualità e dettaglio). Viverlo seggio per seggio, e per ore…, ha permesso di cogliere nel profondo quanto stava avvenendo. Dopo pochi seggi il trend sembrava chiaro: Secondi in netto vantaggio, ma con un vistoso calo della sua coalizione rispetto alle comunali precedenti; Bassini molto bene in città, ma vulnerabilissima nella zona sud; apprezzabile risultato di Lignani sul piano personale, ma non sufficiente per imporsi come chiaro antagonista di Secondi; Marinelli altalenante, con buoni risultati solo in alcuni seggi dove la Lega aveva sfondato nelle regionali di due anni fa. Una competizione elettorale tesa ed emozionante. Solo quasi alla fine si è avuta la certezza del passaggio della Bassini al ballottaggio.

I nudi numeri suggeriscono alcune considerazioni riguardo a ciascun schieramento. Secondi, che spalleggiato da Bacchetta ha fortemente voluto la sua candidatura, il primo passo per diventare Sindaco l’ha fatto. Ma a che prezzo? Il Pd è devastato. Come partito è sceso al 16%, dal 29,3% delle comunali del 2016. In verità per la lista civica che ha sostenuto Secondi (6,9%) hanno votato tifernati di area Pd; ma è altrettanto vero che noti e autorevoli esponenti del Partito democratico hanno più o meno apertamente sostenuto Luciana Bassini. Insomma, un partito alla deriva.

Non va meglio ai socialisti, che perdono la bellezza di 2.756 voti rispetto ai fasti del 2016. Con il loro 8,8% possono affermare di essere una stampella essenziale per le ambizioni di Secondi. Questo è certo: tuttavia è altrettanto vero che sia il Pd che il Psi sono ormai due partiti “zoppi” e bisognosi, appunto, di stampelle. Quanto, infine, alla cosiddetta “Sinistra” (ex-Rifondazione comunista & C.) che si è schierata con Secondi, si ferma all’1,9%, percentuale che ne prefigura l’estinzione. Che malinconia, per chi è di Centro-sinistra, vedere gli ottimi risultati conseguiti altrove in Italia, dove ha prevalso la linea dell’apertura e dell’unità, e confrontarli con quanto succede localmente…

L’altra coalizione di Centro-sinistra, guidata dall’ex assessore Luciana Bassini, pur senza strafare, con il ballottaggio ha portato a casa il risultato più importante. Di fatto si tratta di un’ampia aggregazione civica senza precisi e diretti legami partitici se non nel caso dei 5 Stelle. Proprio loro, con un misero 2,2%, hanno avuto il risultato più deludente; è la conseguenza più evidente – a parte la crisi che vivono a livello nazionale – dell’incapacità di radicarsi in modo significativo nella realtà tifernate. Complessivamente le altre liste hanno raccolto 3.961 voti (il 19,2%), che non è poco. Grosso modo pescavano tutte nello stesso elettorato, allargato ai delusi del Pd e del Psi; quindi ha poco senso metterne a confronto i risultati. Il profilo pacato e politicamente moderato della Bassini ha saputo tenere compatta una coalizione molto variegata; potrebbe pure attrarre molti consensi andati nel primo turno al Centro-destra, ma sarà comunque una strada in salita. Al buon risultato urbano ha fatto riscontro una performance del tutto insoddisfacente nelle campagne. Tanto per dare un’idea, la Bassini deve recuperare su Secondi 446 voti a Trestina, 613 tra la valle del Nestoro e San Leo Bastia (solo 10 voti presi a San Leo, 15 a Petrelle, 13 a Morra, 2 a Volterrano…), 311 nel territorio tra Santa Lucia e Coldipozzo, 485 nelle frazioni a nord della città, tra Lerchi e Badiali. Insomma, le ci vorrebbe un’impresa.

Il Centro-destra esce da questo appuntamento elettorale letteralmente “a pezzi”. Sia perché si è spaccato in due, sia perché ha perso, sia per i voti che ha visto volatilizzarsi dal 2019. Chissà se gli ricapiterà un’occasione come questa per conquistare Città di Castello, una delle poche città umbre rimaste al Centro-sinistra! Il fatto è che, nella foga della sua crescita elettorale, ha perso la dote dell’umiltà e ha imparato dal Centro-sinistra – incredibile, ma vero – l’arte di farsi del male. Non c’è di mezzo il profilo dei candidati, entrambi umanamente apprezzabili e capaci di fare una campagna elettorale senza settarismi. Il fatto è che erano due… Fosse stato capace di trovare l’unità su un’unica candidatura, il Centro-destra sarebbe andato al ballottaggio e, considerata la voglia di cambiamento che esprime parte dell’elettorato di Centro-sinistra (cambiamento “a qualsiasi costo”), avrebbe coltivato legittime speranze di vittoria. Invece è andata come è andata. Con un risultato assai deludente anche sul piano politico. I voti per Lignani e Marinelli, messi insieme, rappresentano il 42,84% dell’elettorato: ben più del 31% raccolto da Nicola Morini nel 2016, ma tanti, tanti di meno del 60% dei consensi di cui i vari partiti del Centro-destra godevano nelle elezioni regionali di appena due anni fa.  Che fine hanno fatto gli oltre 3.600 voti persi dal Centro-destra dal 2019? Non c’entra l’astensione, perché in queste amministrative è andato a votare all’incirca lo stesso numero di persone del 2019. Quanto al derby interno alla coalizione tra Fratelli d’Italia e Lega, si è risolto in un pareggio: entrambi i partiti poco sopra l’11%; la Lega collassa rispetto al 42,4% del 2019, ma Fratelli d’Italia intercetta pochissimi di quei voti.

L’espansione del Centro-destra, che pareva inarrestabile, ha dunque subito un severo arresto. Non pare esserci spazio a Città di Castello per sovranismo e populismo. Nel contempo anche il Centro-sinistra è spaccato e in crisi. C’è voglia di cambiamento, ma manca una classe politica in grado di rappresentarla. Non a caso la novità di queste elezioni sono le liste civiche, zeppe di gente che non si riconosce nei partiti, ma che vorrebbe far politica. Sono scese nell’agone elettorale ben 8 liste civiche, 5 di Centro-sinistra e 3 di Centro-destra. Se mettiamo insieme i voti da esse raccolti, arriviamo alla bella cifra di 7.654, pari al 38,32% dei voti espressi: sarebbe di gran lunga il partito di maggioranza relativa… ◘

di Alvaro Tacchini


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