È scoppiata in pianto Vanessa Nakate dopo aver pronunciato il suo messaggio al Pianeta, di fronte a quattrocento giovani riuniti per le quattro giornate sul clima organizzate a Milano.
Ha parlato della sua terra, delle devastazioni provocate dalla crisi climatica, dalle carestie, dalle inondazioni che sconvolgono un’agricoltura già provata. È un appello così accorato quello dell’ambientalista ugandese che i presenti le hanno dedicato una standing ovation. Vanessa, sull’esempio di Greta, ha cominciato a manifestare da sola a Kampala, poi sono arrivati altri attivisti ed è nato un movimento. Le persone cominciano a capire che i cambiamenti climatici avvengono sulla loro pelle, perciò è necessario puntare sull’educazione e sulla giustizia climatica. Vanessa è fiduciosa, tenta di raggiungere più studenti possibile, per comunicare, raccontare i problemi, spingere i potenti ad agire, a ridurre le emissioni. Con la tipica saggezza africana invita a camminare insieme e «riconnettersi con questo mondo per aiutarlo, trasformarlo e renderlo un posto migliore per tutti noi».
L’incontro tra le ambientaliste e i politici non è stato entusiasmante: «ridicono le stesse cose da sempre, avete il diritto di essere arrabbiati, vi viene rubato il futuro, ascolteremo la voce dei ragazzi». Sono buoni propositi, ma non bastano a migliorare la situazione climatica, è il momento di agire. «Il cambiamento verrà dalle strade – ha proclamato Greta Thunberg dal palco di Milano – noi insieme siamo il cambiamento».
Nel frattempo stiamo assistendo al peggioramento delle condizioini delle popolazioni povere del sud del mondo, come ha sottolineato Vanessa Nakate. Una cosa però è certa: le tre ambientaliste sono entrate nelle stanze del potere e con la loro spinta hanno contribuito alla nascita di una volontà politica. È l’ultima generazione che può salvarci dagli errori del passato: ancora un mese per cambiare. ◘
Redazione Altrapagina