Personaggi. La scomparsa di don Ivo Baldi.
Padre Ivo è “castelano d.o.c”. È nato a Città di Castello il 27 marzo 1947. La fanciullezza e la prima adolescenza l’ha trascorse tra i vicoli e l’Oratorio di San Giovanni in Campo, sotto l’occhio vigile di mons. Vincenzo Pieggi.
Poi il seminario: fino al Ginnasio nel nostro seminario vescovile e dalla prima liceo ad Assisi, dove conosce l’Operazione Mato Grosso (O.M.G.), che progressivamente segnerà il resto della sua vita. Con questa organizzazione, nel 1970, fa la sua primissima esperienza di missione. Trascorre quattro mesi nel lebbrosario di São Julião di Campogrande in Brasile. Il 9 ottobre 1971 viene ordinato sacerdote da Mons. Diego Parodi. I primi cinque anni di sacerdozio li trascorre a Città di Castello come vice parroco della cattedrale, ma soprattutto come segretario personale di Mons. Cesare Pagani.
Il 1° febbraio 1976 dal porto di Genova con la nave “Rossini” parte alla volta del Perù, destinazione Piscobamba. Qui è parroco per ben tredici anni. Poi passa alla parrocchia di San Marcos e successivamente sarà Rettore nel Seminario diocesano di Pomallucay.
Nel dicembre 1999 papa Giovanni Paolo II lo elegge vescovo di Huaraz (“solo Dio sa perché” – diceva agli amici P. Ivo). Il Papa stesso in San Pietro, il giorno dell’Epifania del 2000, lo consacra vescovo.
Nei primi anni di episcopato regge la diocesi di Huaraz, poi nel 2004 viene nominato vescovo di Huari dove è rimasto fino alla sua morte, avvenuta nella clinica “San Pablo” di Huaraz l’11 giugno 2021, dopo circa due settimane di terapia intensiva per Covid-19.
La crescita e la maturazione di sé e della propria personalità è stata segnata dall’incontro e dalle relazioni durature e significative con tante persone. Ne ricorderò solo alcune che credo siano state quelle più amiche, più vicine, più fedeli. Giuseppe Planelli (Bepi), che conobbe quando era eremita a Ceciliano, vicino a Monte Santa Maria Tiberina, gli resterà amico fedele fino alla fine.
Dei tanti amici dell’O.M.G. nomino solo qualcuno: Sergio Valori e famiglia, di Castello; Renato Sirani e Flor con i figli; Claudio Zaninelli e Luisella con i figli, del Bresciano.
Credo di non sbagliarmi se dico che sopra tutti emergono due grandi persone che l’hanno aiutato a modellare la sua personalità e spiritualità: Mons. Cesare Pagani vescovo di Città di Castello e Padre Ugo De Censi salesiano, fondatore e figura carismatica dell’O.M.G.
Con Mons. Cesare Pagani l’amicizia fu molto proficua ed edificante, sempre vissuta nel segno del rispetto, dell’ammirazione e di un profondo affetto filiale. Per Padre Ivo fu un’autorevole figura paterna. Poi la storia con padre Ugo: un amico, un fratello e un padre. E non poteva che essere così, sia per la poliedrica personalità di P. Ugo, sia per le alterne vicende della loro amicizia. Fu un rapporto dialettico, a volte conflittuale, ma sempre sincero, costruttivo e soprattutto, negli ultimi anni, di reciproco affetto, stima e considerazione. Ma non sono state solo queste singole persone ad aver inciso nella sua vita. Una parte rilevante la occupano anche le persone umili, povere, sofferenti della sua parrocchia di Piscobamba e delle altre parrocchie. Tante volte P. Ivo diceva che Piscobamba era stata per lui la grazia di una nuova rinascita.
Chi lo ha conosciuto, prima della sua partenza per il Perù, sa quale“caratterino” avesse. Dire che era spigoloso, aspro e non sempre simpatico è forse parlare per eufemismi. A volte ti investiva con le sue battute o apprezzamenti ironici, perfino caustici ed era meglio non essere oggetto dei suoi scherzi. Denotava anche una certa rigidità di giudizio.
Da quando arrivò in Perù, con il passare del tempo, senza nulla perdere della sua intelligenza e della sua arguzia o ironia, aveva acquisito atteggiamenti di rispettoso ascolto, di attenzione, di premura e perfino di dolcezza. Era davvero una persona amabile e colta con la quale era piacevole parlare e la conversazione non era mai banale.
Tre parole penso siano a fondamento del suo progressivo cambiamento.
La grazia di Dio, noi poco la consideriamo, ma in noi agisce sempre; i poveri o la sua gente, con la loro vita umile, sacrificata, sofferente; la sua ascesi personale, fatta di preghiera, di sacrificio.
Tutti sanno che P. Ivo era molto appassionato di arte e di storia. Passioni coltivate costantemente con lo studio e la lettura. Nei luoghi dove è stato, Piscobamba, San Marcos, Pomallucay, Huaraze e infine Huari, ha lasciato un segno visibile di questo gusto per il bello. Ha costruito chiese che sono orgoglio e vanto di questi paesi e che sicuramente saranno una testimonianza che sfiderà il tempo.
Era nota anche la sua passione per la storia. Un personaggio storico che ha ammirato (e, in parte, anche imitato) è stato Santo Toribio de Mogrovejo, il grande vescovo di Lima, la cui diocesi comprendeva quasi la metà del Perù di oggi. Questo santo vescovo visitò tutta la sua diocesi; arrivò perfino a Piscobamba dove nel 1594 celebrò un sinodo locale.
Padre Ivo, come vescovo, più volte ha percorso in lungo e in largo la sua amata diocesi di Huari (grande più o meno come la Lombardia), con la finalità di incontrare, conoscere e incoraggiare i “suoi” preti e la “sua” gente. Non ha scritto quasi nulla di “pastorale”, ma credo che in molti lo ricorderanno come un “buon pastore”.
Termino dicendo che ora Padre Ivo riposa in pace nel cimitero di Piscobamba, nel “barrio” “cushipata”, da dove guarda la bellezza e la maestosità della “Cordillera Blanca” delle Ande.
Nella comunione dei santi continueremo, con lui, il cammino della vita.
E che il suo ricordo non sia solo nostalgia e tristezza, ma consolazione e incoraggiamento. Adiós padrecito. ◘
di Salvatore Luchetti