FOTOGRAFIA. La potenza delle immagini che raccontano il mondo.
È doveroso, da parte mia, scusarmi con i puristi della tecnica fotografica per gli errori e le imperfezioni che potranno riscontrare visionando le mie immagini. Faccio presente che la totalità di esse è stata realizzata scansionando vecchie diacolor, successivamente trasformate secondo i miei gusti, in file bianco e nero. Chi ha esperienza in questo settore senz’altro conoscerà le difficoltà tecniche e, soprattutto, la perdita di qualità delle immagini dovuta alla scansione delle stesse. Ho eseguito tutto questo lavoro personalmente, con pazienza, cercando di ottenere il risultato che mi ero prefissato, con conoscenze della tecnica di post-produzione al limite della sufficienza.
Dal mio punto di vista, la fotografia di reportage può essere influenzata solo in minima parte dalla tecnica fotografica e la ricerca del perfezionismo non deve assolutamente alterare le immagini di questo genere di fotografia, soprattutto nel suo significato, quest’ultimo principale fine. Il perfezionismo tecnico fine a se stesso, fra l’altro pressoché impossibile da realizzare nel reportage, può alterare il “messaggio’’ dell’immagine fino ad annullarlo, e questo non era il fine che mi ero preposto. La “tecnica’’ fotografica è importante solo se riesci a controllarla al fine di comunicare quello che vedi, cosa quasi impossibile nel reportage. Personalmente non sono interessato alle foto in “posa’’, studiate, accomodate che, anche se perfette tecnicamente, per lo più rimangono vuote, statiche, senza “anima’’, prive di quella vitalità che invece deve trasmettere uno scatto “rubato’’ riuscito.
Nel reportage non c’è modo, né tempo di “accomodare’’ nulla, devi “soltanto’’ catturare quell’immagine irripetibile, come l’hai vista e “sentita’’, in una frazione di secondo, in quell’attimo decisivo e fuggente, perché subito dopo non avrai altro che il suo ricordo.
La maggior parte delle immagini qui raccolte raffigurano soggetti e scene di vita quotidiana estrapolate dal mio vastissimo archivio di foto scattate in India e altrove. Premetto che tale scelta è stata del tutto occasionale, avendo potuto attingere da altri numerosi argomenti e località.
Quando a livello fotografico si pensa all’India, vengono alla mente soprattutto gli incredibili colori dei suoi mercati, dei suoi templi, delle sue manifestazioni religiose e popolari, delle donne avvolte nei sari dai colori e disegni indescrivibili e mai uguali. Ovunque è un incredibile tripudio di colori! Non a caso, anche per questo l’India è stata definita il “Paradiso dei fotografi’’ che, però, nelle regioni visitate nei miei viaggi, ho incontrato molto raramente. Perché allora il bianco e nero? Semplicemente ho voluto che l’osservatore non venisse “distratto’’ dai bellissimi colori, ma concentrasse la propria attenzione sui soggetti, sulle loro espressioni, sui loro sguardi, sulle scene di vita quotidiana, sul loro “mondo’’, quindi ho voluto presentarle nel modo più crudo ma anche più vero. Come dice Wim Wenders: “Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero!’’ o Ted Grant: “Quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti. Ma quando si fotografano persone in bianco e nero, si fotografano le loro anime!’’.
I colori, pur se bellissimi, avrebbero distratto l’osservatore dal soggetto principale ripreso in momenti di spontaneità, dalla sua espressione, dal suo atteggiamento, dal suo sguardo penetrante e a volte inquietante. Il fatto che molti soggetti ritratti abbiano lo sguardo rivolto verso di me, non significa che siano in posa, semplicemente ho aspettato, pronto allo scatto (a volte anche per vari minuti), che si realizzasse l’ “attimo’’ atteso, decisivo e fuggente. ◘
di Alberto Gori