Società. Colloquio con il magistrato Mario Federici, autore del volume Pillole di sovranità.
Il magistrato di Cortona ha invitato a seguire la natura come maestra di vita, seguendo l’esempio delle api, che insegnano tre cose: 1. Avere un rapporto con il capo (l’autorità) che sia di rispetto, ma anche di controllo. 2. Considerare le risorse materiali come beni da condividere. 3. Cooperare nello spazio di tutti per conseguire risultati migliori per tutti.
«La natura è la nostra maestra. Da essa possiamo imparare tutto, anche perché l’ha fatta qualcuno più bravo di noi. Noi invece non solo non la rispettiamo, ma la distruggiamo. Abbiamo fatto fuori gran parte degli animali che vivevano in essa. Ad esempio tra gli insetti, proprio le api che stanno quasi tutte morendo. Io non credo che i cambiamenti che apportiamo alla natura servano a migliorarla. Servono per esempio ai 'Grandiglioni' di oggi per conquistare il monopolio nel mercato delle sementi come sta succedendo per il girasole».
Da cosa nasce il bisogno di educare i cittadini alla “sovranità” dopo una lunga carriera di servizio allo Stato italiano come magistrato?
«Fin da quando ho iniziato a fare il magistrato sono rimasto sconvolto dalla inefficienza e dalla mancanza di produttività dello Stato e della Amministrazione della Giustizia in particolare. Ho reagito in due modi.Scegliendo di lavorare in un Ufficio piccolo che allora era il Pretore. Ero io ad organizzarlo e dirigerlo. Mi è riuscito così di farlo funzionare abbastanza bene anche se ho finito per fare il Giudice di campagna per tutta la vita. L’altro modo di reagire è stata la ricerca di metodologie e prassi di lavoro efficienti che poi ho cominciato a pubblicare dal 2003 con vari libri: Il Manuale di Udienza; Il Testamento del Giudice; Il Popolo e la Giustizia; Sovranità Popolare e Potere di controllo; Efficienza e Giustizia; Esempi di Giustizia. Con l’ultimo libro Pillole di Sovranità allargo il campo di azione dando qualche consiglio sulla efficienza e la produttività dello Stato non solo della Giustizia. Il punto è che nelle democrazie lo Stato è al servizio del POPOLO. Tutti noi insieme ne siamo il Sovrano.
In sostanza il libro si risvolge ai cittadini e dice loro che noi siamo i padroni dello Stato e che i politici che eleggiamo sono al nostro servizio. Devono fare quello che diciamo noi. Devono solo costruire una società giusta ed equa».
Quali sono i problemi che affronta nel suo libro? Quali i consigli e i suggerimenti che offre ai cittadini? Quali gli obiettivi che intende conseguire con questa sua pubblicazione?
«Tutti i problemi si riassumono in quello di costruire una società giusta ed equa dove si possa godere della gioia di vivere e di stare insieme. Per arrivare a questo risultato bisogna invertire il nostro modo di rapportarci con il prossimo: non più la lotta e la competizione come abbiamo sempre fatto, ma la condivisione, la collaborazione, l’aiuto, la fratellanza, l’amore verso il prossimo come verso se stessi. Come dice il Vangelo. L’efficienza dello Stato consiste nel percorrere questa strada: ripianare le differenze; togliere a chi ha troppo e dare a chi non ha nulla o troppo poco; aiutare chi ha bisogno non con l’elemosina ma mettendo a disposizione lavoro e servizio civile per arrivare al risultato: quello di costruire una società giusta ed equa. Questo è difficile ma possibile. Cominciamo con un passo alla volta: per esempio efficienza nel far pagare le tasse a tutti specie a chi guadagna tanto. Non credo che sia difficile».
L’inefficienza dello Stato non è un problema dei nostri giorni. Così come l’occupazione del potere finalizzata ad interessi personali e di parte. Oggi, come possono essere curati questi mali? Sono gravi carenze di cui il nostro Paese soffre da sempre oppure sono i deficit di una democrazia incompiuta?
«L’inefficienza dello Stato e l’utilizzo del Potere per interessi di parte sono sempre stati i mali delle nostre organizzazioni pubbliche ed è proprio contro questi mali che dobbiamo lottare. Di questo tratta la seconda parte del libro, quella sulle Punture. Il rimedio è quello della conoscenza e della consapevolezza universale di come operano i Poteri dello Stato. La strada è quella della assoluta trasparenza e visibilità di tutte le attività pubbliche: Poteri; funzioni; servizi e tutto ciò che ha rilevanza pubblica. Come succede in natura».
L’equità e la giustizia sono finalità che dovrebbe perseguire qualsiasi Ente pubblico. Ma non succede così. Perché è paurosamente ampio il deficit di sovranità del cittadino? Non basta affermare dei principi in una Carta costituzionale perché una società possa definirsi libera e democratica. Cosa è necessario? Che cosa è urgente?
«Cosa fare per aumentare il senso di libertà e di sovranità del cittadino? La risposta è sempre e solo una. Sta nella conoscenza e nella consapevolezza del modo in cui operano tutte le strutture e gli Enti pubblici. Si può conseguire se riusciamo ad imporre la trasparenza e la visibilità del loro modo di operare. Oggi è davvero possibile perché con un “clic” entriamo in contatto con tutti». ◘
di Matteo Martelli