PERSONAGGI.
Esattamente dieci anni fa, il 4 ottobre 2011, è venuto a mancare Piero Fabbri. Nato a Spello (Perugia) il 19 ottobre 1954, ha trascorso parte degli anni giovanili a Milano. Si diploma al Liceo classico Berchet. Costretto a entrare nella famiglia degli emodializzati, torna in Umbria ancora giovanissimo. Nelle lunghe ore che rimane legato al letto per le trasfusioni la sua compagnia preferita sono le letture dei classici latini. Molti hanno avuto modo di far tesoro della sua esperienza sulle malattie renali. Ferrea è la disciplina fisica e alimentare che si impone. Sviscerato il suo amore per le acque e le nostre sorgenti a cui ha dedicato alcune delle pagine più intense:
«Mi sono avvicinato alle acque sorgive munito di un calice di cristallo, nella massima devozione consentita dai luoghi e dalle circostanze. Forse avrei dovuto visitarle di notte al chiarore lunare. Avrebbero narrato differentemente. Auspico che altri lo facciano».
Così scrive Piero nell’incipit di “Acque Sorgenti” (edizioni Corsare).
Scrittore, poeta e giornalista, si laurea in Scienze Politiche all’Università di Camerino (Macerata). Si occupa prevalentemente di tematiche sociali e sanitarie: cooperativa “La Locomotiva”, Medicina Democratica, redazione di “Ambiente e Salute”, mensile Umbria, Emergency, cooperativa “l’Altro commercio”. Diviene difensore civico del Comune di Foligno e, successivamente, del Comune di Campello sul Clitunno.
A Foligno è direttore dei periodici “Piazza del grano” e “Al Quadrivio”. Rimane coerentemente attento alle tematiche glocali. La sua visione giornalistica, scrupolosa dal punto di vista linguistico e politico, si rivolge con attenzione anche alla cura dei gruppi redazionali, sempre alle prese con difficoltà economiche e vivaci dispute politiche. Piero è tra i fondatori della Cooperativa “Raccolto” di Milano: “L’arte di comunicare con l’arte”, struttura presieduta da Daniele Oppi. Ricopre a lungo incarichi nazionali nell’associazione dei dializzati e trapiantati (Aned).
Sue sono le pubblicazioni: Limpida l’aria, Milano 1978, L’acqua che ti fa morire, Milano 1991, Malati organizzati, storia dell’associazione nazionale degli emodializzati, Perugia 1992, Un rene in pancia, diario minimo di un trapianto, Perugia 1994, Acque sorgenti, Perugia 2002, L’isola dei due soli, Perugia 2003.
Per i nostri lettori ecco un brano tratto da “Acque sorgenti” edizioni Corsare.
Sassovivo: la fonte minerale «Esce fresca; metallica, per la conduttura e per i rubinetti in acciaio inox. Lama poco tagliente dal filo ispessito. Richiama un po’ la terra bianca argillosa e il tassello compatto e chiaro, nonché la roccia grigiastra e dura. È vellutata di corpo medio, non sottile; più da torrente che non da sorgiva. Forse sempre a causa della conduttura; per il contatto del metallo che la leviga. Acqua serena ma poco vivace. Buona, detergente per la bocca. Produce una leggerissima patina pulita, lasciando un retrogusto vagamente dolciastro, come d’argilla bianca. Ottima ambientazione nell’incavo torrentizio fra le montagne. Peccato per le costruzioni degli edifici dell’imbottigliamento che chiudono il canalone e negano la fonte. Non accessibile anche per fondati motivi igienici.
La provenienza del fluido è profonda, ma non abissale. Emerge rapida senza mescolarsi alla luce.
Si accorda più con il cerro che con la quercia o il faggio. Si intona più con il verde scuro che con il chiaro. Vibra su una tonalità più alta del verde cupo. Sa di bosco fitto: foresta di cerro in prevalenza, ma non solo. Ricco fogliame, anche invernale, e richiama dirupi di rocce spugnose, scagliose ed emergenti dal manto folto dei versanti aspri. Allude al sottobosco grasso di torba e muschio.
Fa avvertire vento fresco di tramontana». ◘
di Giorgio Filippi