Domenica, 08 Dicembre 2024

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L’aridità: uno stile per il futuro

Rubrica Verdario.

silvia romano2

L’estate appena trascorsa, estremamente torrida e siccitosa, ha confermato la tendenza avviata fin dai primi anni duemila verso un clima arido, che interessa le regioni mediterranee. Questo cambiamento si presenta tanto  più preoccupante perché anche le stagioni intermedie, che dovrebbero essere umide e piovose, sono alterate.

La Natura tuttavia procede adattandosi ai nuovi climi in virtù della sua capacità di auto-selezionarsi e così ambienti e paesaggi si trasformano sotto i nostri occhi, come pure i giardini. Le sapienti strategie di coltivazione permettono di sfruttare la carenza d’acqua e le alte temperature, dando vita allo stile arido-mediterraneo in tutte le sue possibili interpretazioni: minimale, cottage, urbano, paesaggistico, succulento e così via. Superfici inerti di piastrelle, pietra e roccia sostituiscono i freschi e verdi prati all’inglese; cuscini verdi o “pulvini” di lentischi, mirti, filliree… armonizzano con le loro dolci forme le suddette aree pietrose, evocando i paesaggi della Sardegna, della Corsica, di Creta. Le foglie carnose di opuntia indica dai colorati frutti, i gruppi di melograni e delle macchie di lecci per le zone d’ombra, completano la struttura del grande giardino, mentre le dracene e le yucche, dal tocco così esotico, richiamano i paesaggi del Marocco e delle isole Canarie. Tra i pulvini, si possono ammirare  le coloratassime salvie microphylla, le gaure, le phlomis e le verbene bonharensis dal portamento fluttuante. Per ingentilire le aree pietrose e regalare splendidi colori al giardino, la natura offre spettacolari euphorbie carachias, gioiose aizoacee come la melephora e il delosperma cooperi, i cui fiori melliferi attirano api e farfalle. Ma per non rinunciare alle superfici verdi una valida alternativa alle graminacee prative sono le striscianti phyla nodiflora, verbena x hybrida, timo serpillo e sedum, che non necessitano di acqua.

Questa è la nuova frontiera del verde sostenibile per tutta l’Europa mediterranea, l’unica possibile nella prospettiva del riscaldamento globale, che non possiamo più negare ma che dobbiamo governare con realismo e responsabilità. ◘

di Aurelio Borgacci


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