ELEZIONI. Alcune domande rivolte ai candidati Sindaci giunti al ballottaggio.
Non c’è che dire: nei ripetuti confronti elettorali susseguitisi in questa fioca e fiacca campagna i quattro candidati a Sindaco di Città di Castello si sono superati: non hanno infatti mai parlato di qualcosa che alla lontana possa assomigliare a un progetto di ampio respiro culturale per questa città così declinante… nel caso di un dibattito alla camomilla organizzato da un’emittente locale addirittura in oltre un’ora di trasmissione non hanno MAI pronunciato – nemmeno per caso, neanche per sbaglio, manco per inciso – la parola “cultura”!
Risulta appropriato dunque riproporre almeno ai due candidati che andranno al ballottaggio il 17 ottobre i punti essenziali delle questioni trattate in queste pagine. A distanza di qualche anno quei nodi sono sempre attuali poiché nessuno vi ha posto rimedio: questa potrebbe essere l’occasione, ancorché tardiva, per impegnare il prossimo Sindaco e il futuro capo dell’opposizione in una qualche parvenza di idea in proposito (su progetti nemmeno si spera più).
PIAZZA BURRI
Dagli anni '80 ogni candidato Sindaco ha posto tra le sue priorità la realizzazione della chiara volontà del Maestro: nemmeno stavolta ci è stata risparmiata l’ennesima menzognera presa per i fondelli; intanto e chissà per quanto tempo ancora straborda il degrado assoluto della ex-scuola elementare Garibaldi in procinto di crollare sopra le auto parcheggiate (a pagamento!) tutt’intorno alla fatiscente struttura; per quella che attende da decenni di diventare una straordinaria attrattiva architettonica e che oggi è solo una squallida stazione di bus ripassare tra una quarantina d’anni please!
PALAZZO VITELLI A S. EGIDIO
Insediato il nuovo (!?) Consiglio della Fondazione in piena coerenza con la souplesse gestionale di un contenitore vuoto sede di sporadiche iniziative espositive e/o convegnistiche del resto sempre tenutesi anche sotto le proprietà precedenti; in queste condizioni di stallo (pure il giardino chiuso) non valeva la pena “riacquisire il pregiato immobile alla città”, mai divenuto il motore dell’attività culturale dell’unica città rinascimentale umbra, mai divenuto sede di eventi di studio e/o di rievocazione storica incentrati sul Quattro-Cinquecento di cui il Palazzo è simbolo.
NUOVO AUDITORIUM
SAN DOMENICO
Certo per le asfittiche manifestazioni che attualmente (non) caratterizzano Città di Castello bastano e avanzano gli spazi ormai angusti e addirittura inferiori per capienza alla città di alcuni secoli fa!!! Dopo lo scempio del settecentesco Teatro Vittoria e l’abbandono del progetto di conversione ad auditorium di San Domenico (perfettamente adattata all’epoca-Fuscagni del Festival-Nazioni in versione glam), la prospettiva triste è quella di ospitare ormai soltanto allestimenti piccoli, monologhi ripetitivi, produzioni minori: a forza di basso profilo si è ormai toccato il fondo.
LOGGIATO BUFALINI
Realizzate finalmente la copertura e l’illuminazione, per il Loggiato resta il problema di utilizzi congrui a farlo diventare il cuore pulsante della città antica (pesano alquanto il ‘buco’ centrale e le mancate destinazioni commerciali nei vari spazi, compresi quelli dell’interrato). Mai recuperato il vecchio progetto Lorenzini, debitamente aggiornato, all’epoca malauguratamente sconfessato dalla stessa municipalità che lo aveva premiato attraverso un concorso d’idee, così com’è resta luogo di spaccio e di rifugio temporaneo di clochard più o meno improvvisati: squallore senza fine.
PINACOTECA COMUNALE
Il museo secondo in Umbria alla sola Galleria Nazionale di Perugia per la qualità delle opere esposte, ma che non risulta tra i top ten regionali dei visitatori, la dice lunga sulle carenze verso una struttura che dovrebbe avere respiro internazionale e quindi promuovere iniziative di spessore anche turisticamente attrattivo. Lasciata colpevolmente cadere la convenzione con Brera a suo tempo stipulata dal Sindaco Pannacci, mai opportunamente mediatizzata la ‘leggenda della Sora Laura’, la mancata copertura della direzione artistica costituisce un annoso vulnus enorme.
TEATRO DEGLI ILLUMINATI
Persa l’eccezionale acustica di un tempo e compromessa la visibilità dei palchi di prim’ordine a causa degli errori del recupero di 40 anni fa, sparito lo stupendo sipario “a caduta” che impreziosiva il palcoscenico a favore della banale cortina “a tenda”, monco da tempo immemorabile del loggione e di un simulacro di bar, smarrita la prerogativa caratterizzante quale sede di allestimento degli ultimi giorni di spettacoli di livello nazionale per l’anteprima delle tournées, è evidente la deriva del terzo teatro all’italiana per antichità del Paese in uno spazio per recite scolastico/parrocchiali.
EVENTI
Finite o agonizzanti le manifestazioni che un tempo caratterizzavano la città ben oltre i confini regionali (e talora nazionali), nessuna istituzione ha percepito l’esigenza di “inventarsi” qualcosa di nuovo sfruttando le peculiarità del territorio senza inseguire modelli obsoleti di format che hanno trovato negli anni in altre località interpreti ben più capaci di renderli mezzi di valorizzazione delle stesse. La mostra su Raffaello avrà luogo fuori tempo massimo e senza la dovuta promozione che, qui come in ogni caso, non è un “di più” ma parte integrante del tutto, concetto mai capito dal Comune.
L’elenco sarebbe ben più complesso e articolato, fra cui anche l’autoreferenzialità di diverse istituzioni e l’ostracismo della Regione: basti pensare al problema gestionale della Biblioteca, ben lungi dall’essere quella “Cittadella della Cultura” a più riprese vagheggiata dagli amministratori, oppure all’inarrestabile decadimento di immobili pubblici, ma anche privati, con proprietari coi quali non si è mai avviata un’opportuna interlocuzione: tra quanto tempo diverranno ruderi irrecuperabili l’ex-asilo Cavour o la Cascina-Vitelli tanto per fare due esempi eclatanti connessi alle Mura Urbiche? Ai posteri l’ardua sentenza.
La qualità di vita di una comunità si misura anche dalla capacità di creare aggregazione culturale nel proprio ambito e, insieme, immagine spendibile all’esterno, indispensabile non solo per dare lustro alla città ma anche per attrarre risorse in un circolo espressivamente virtuoso.
di Massimo Zangarelli