Cittadinanza onoraria al Presidente brasiliano.
Il Comune di Anguillara ha concesso la cittadinanza onoraria al Presidente brasiliano Bolsonaro perché figlio di emigranti di origini anguillaresi, partiti da questo Comune per il Brasile a fine '800. Antonio Vermigli, responsabile di Radié Resch, associazione di solidarietà che opera in Brasile, si è recato nel Comune di Anguillara lo stesso giorno in cui si è riunito il Consiglio comunale per deliberare la cittadinanza onoraria. La stessa Diocesi padovana di fronte al montare della vicenda ha preso una posizione netta e il Vescovo ha deciso di non incontrare il Presidente brasiliano. Il 1 novembre ci sono state, come annunciato, manifestazioni di protesta ad Anguillara da parte di cittadini e di associazioni. Anche se la vicenda è cronaca passata, merita di essere ascoltata la testimonianza di Vermigli perché rappresenta plasticamente l’ambiguità di una certa Chiesa quando si tratta di prendere posizione in difesa degli ultimi, nettamente in contrasto con la lettera che metà dei Vescovi brasiliani ha scritto ai credenti della Chiesa brasiliana per denunciare i misfatti del Presidente e chiedere di cambiare rotta. Questa è la sua testimonianza.
Ieri pomeriggio sono arrivato ad Anguillara Veneta (PD) dove, alle 18, era previsto il Consiglio comunale straordinario per votare la “Cittadinanza onoraria” al Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, in occasione della sua venuta a Roma per il G20. Anguillara è un Comune di 4.000 abitanti, silenzioso e deserto nonostante il sole. Sono entrato nei tre bar ubicati nel centro a qualche centinaia di metri l’uno dall’altro, per cercare di capire cosa ne sapessero i cittadini. Il primo era gestito da una coppia cinese, e alla mia domanda sul fatto, l’unica risposta ripetutami più volte è stata: caffè, caffè, caffè...
Fuori, seduti, c’erano dei clienti dall’accento veneto, e ho ripetuto la domanda. Soltanto uno mi ha risposto che era una vergogna, perché ha saputo che era un uomo cattivo. Nel secondo bar un signore mi ha risposto: «Io sono per l’Inter». «Anch’io» ho replicato, e gli ho recitato la formazione che aveva vinto 2 Coppe dei Campioni e due Intercontinentali: Sarti, Burnich, Facchetti, Bedin, Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez e Corso. Ma neanche questa mia esibizione ha funzionato. Poi è arrivato un avvocato e ho subito colto l’occasione per chiedergli cosa ne pensasse. E mi ha raccontato la storia di padre Ezechiele Ramin barbaramente assassinato a Cacoal, in Brasile, dove era missionario, cosa di cui era venuto a conoscenza tramite il comune amico Fabiano Ramin. Ovviamente era contrario alla concessione della cittadinanza onoraria.
Nel terzo bar, posto vicino alla parrocchia, alla mia solita domanda la barista ha risposto che “non si intende di queste cose”, mentre il figlio, presente alla conversazione, ha contestato il riconoscimento della cittadinanza.
Alle 18 abbiamo partecipato al Consiglio comunale. Nella sala c’erano solo 13 persone oltre ai consiglieri, Sindaca e Segretario comunale. La Sindaca Margherita Buoso, era particolarmente nervosa e si è rifiutata di rispondere alle domande dell’opposizione, che ha potuto fare un solo intervento; gli altri 8 consiglieri, 3 donne e 5 uomini, non hanno fiatato. Al momento delle dichiarazioni di voto un consigliere della Destra è uscito dall’aula dicendosi scandalizzato della proposta della Giunta, gli altri tre hanno votato contro e la seduta è stata immediatamente chiusa. Dopo di che, mi sono avvicinato alla Sindaca dicendole: «Chi glielo ha fatto fare di presentare questa proposta?». «Non potevo fare altrimenti» ha risposto. Le ho chiesto ancora se fosse stata una sua idea o le fosse stata proposta da qualcun altro. Non ha risposto. Allora le ho preannunciato che il 1 novembre, festa dei Santi, sarebbe stato un giorno triste per Anguillara, perché sarebbero venuti a manifestare contro Bolsonaro da tutta Italia. La mia predizione deve averla scandalizzata, perché ha girato le spalle e se n’è andata.
Il Comune ha stanziato 9.000 euro per l’organizzazione dell’evento, che prevedeva un pranzo con le famiglie Bolsonaro che ancora risiedono nel Comune, e per fare una visita di preghiera in Chiesa con il Presidente.
La mattina successiva mi sono recato dal parroco don Giampiero. È a lui che dall’Ambasciata brasiliana hanno chiesto se il Presidente poteva andare in parrocchia a consultare il registro del battesimo dei suoi avi e recarsi alla fonte battesimale, ed è stato lui a contattare l’Amministrazione comunale annunciando la venuta del Presidente. A don Giampiero ho chiesto se conoscesse la storia di Bolsonaro, visto che era stato missionario per dieci anni in Ecuador. «La Chiesa accoglie tutti, anche il Papa nella enciclica Fratelli tutti l’ha scritto» è stata la sua risposta. «E quanti migranti ha accolto nella sua parrocchia?», ho replicato ancora. Silenzio!
Poi ho approfondito la vicenda con la Diocesi di Padova ed è emerso che la cosa è sfuggita di mano dopo che la notizia è entrata nei canali dell’informazione nazionale. Il clamore ha costretto tutti a ridimensionare l’iniziativa, cancellando l’incontro di preghiera, il pranzo per i Bolsonaro di Anguillara e il suo seguito in parrocchia. E poi ho ricordato al vicario diocesano che papa Francesco non avrebbe gradito. ◘
di Antonio Vermigli