Martedì, 03 Dicembre 2024

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Chi è Malalai Joya

AFGHANISTAN. Intervista alla più famosa attivista afgana per i diritti umani e delle donne.

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Ho conosciuto Malalai diversi anni fa. Da allora è per me il punto di riferimento politico e culturale sull’Afghanistan, una analista lucida e libera, una militante coraggiosa che per la democrazia, i diritti umani, i diritti delle donne, ha sacrificato la sua esistenza, la sua famiglia, rischiando la vita. Malalay Joya è nata nella città di Farah, capoluogo dell’omonima provincia del sud ovest afgano, non distante dal confine con l’Iran. Una città storicamente importante, segnata dalle fortificazioni erette da Alessandro Magno prima del 323 a.C. e dai resti dell’invasione del mongolo Temujin Borigin (per gli europei Gengis Khan) nel tredicesimo secolo. E soprattutto per l’influenza che ebbe l’impero sassanide, l’ultimo grande impero preislamico, il più importante della civiltà persiana che influenzò la civiltà romana e l’intera Europa e che regnò anche su Farah dal 224 al 651 d.C. Malalai appartiene a questa terra. Ha un legame profondo con il suo Paese e con il suo popolo. Ma appartiene anche a quella generazione che ha sempre vissuto in guerra. Costretta a riparare in Pakistan con la famiglia, è rientrata in Afghanistan dopo la caduta dei talebani. Nel 2005 è stata la più giovane deputata eletta in Parlamento, la Loya Jirga, il gran consiglio afgano che avrebbe dovuto governare il nuovo corso. E invece si ritrova seduta a fianco degli aguzzini di sempre. Non ci sta. Si alza. Chiede la parola. E proprio lei, una donna, dice le verità che nessuno aveva mai detto. “La legittimità e la legalità di questa assemblea - esordisce coraggiosa - vengono messe in dubbio dalla presenza dei criminali che hanno ridotto il nostro Paese in questo stato. Sono le persone più contrarie alle donne. Dovrebbero essere condotti davanti a tribunali nazionali e internazionali. Se anche potrà perdonarli il nostro popolo afgano dai piedi scalzi, la nostra Storia non li perdonerà mai”. In aula scoppia il putiferio.

Dal giorno del suo intervento, Malalai è oggetto di continue minacce di morte e di tentativi di attentati. È stata espulsa illecitamente dal Parlamento dove è stata eletta. Vive sotto scorta, una esistenza blindata, cambia casa ogni giorno, è costretta a girare con il burqa per non farsi riconoscere, proprio lei che lo combatte da sempre. Malalai è la combattente afgana per i diritti umani, e delle donne in particolare, più famosa nel mondo. Sono le sue denunce contro i talebani, contro al-Qaeda e l’Isis, contro i signori della guerra e contro decine di altre organizzazioni terroristiche afgane che la costringono alla clandestinità.

Redazione l'Altrapagina


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