Martedì, 03 Dicembre 2024

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Traghettatore dello spirito

CHIESA. Ricordo di Bartolomeo Sorge tenuto al Monastero delle benedettine di Citerna.

silvia romano2

Ho conosciuto il p. Sorge nel luglio del 1984. Io lavoravo a Roma e il Padre era direttore de “La Civiltà Cattolica”.

Devo premettere che ero più che prevenuta verso i gesuiti in generale, ma andai all’incontro ugualmente per educazione verso la Madre Ildegarde - allora Abbadessa - che l’aveva organizzato.

A Villa Malta, sede di CivCatt, mi si presentò un religioso vestito di nero con la fascia in vita, che con la sua risata squillante riempì l’atrio della casa. Entrammo in una saletta uno di fronte all’altra e - malgrado la mia ritrosia a parlare di me in generale e di vocazione in particolare - fui colpita dalla considerazione e dall’ascolto che mi veniva dato.

Per dirla tutta, sentivo che quegli occhi coglievano ciò che nemmeno io ero in grado di formulare a me stessa… soprattutto mi narravano la gioia di una scelta fatta in gioventù che continuava a sostenere e vivificare la sua esistenza. In ciò che mi diceva non c’era nulla di bigotto o moralista, ma trasmissione di vita, e vita evangelica.

Credo che questa sia stata la prima caratteristica del Padre: essere un testimone della veridicità del Vangelo che come egli amava dire spesso “non è un libro da leggere, ma un libro da vivere”. Questo suo essere testimone si declinava anche nella sua presenza fisica in tutti i momenti importanti della mia vita: un segno che apriva al futuro, che incitava alla fiducia e alla speranza.

Vorrei sottolineare un’altra caratteristica di padre Sorge legata all’amicizia fedele che scaturiva dalla sua paternità spirituale: un uomo così impegnato su tanti fronti e a tanti livelli, mai si dimenticava del compleanno, della data della benedizione abbaziale… La sua capacità di relazionarsi con le persone credo fosse fuori dell’ordinario - o meglio, era capace di rendere straordinario un incontro per quella sua disposizione di farti sentire unico - e nelle sue soste al monastero non ha mai rifiutato un incontro. Questo era per lui espressione della carità sacerdotale e passava con la massima naturalezza dal gioco col bimbo alla telefonata col politico.

In questo aveva un dono unico che era la semplicità: lo abbiamo visto e ascoltato tante volte anche qui, come sapeva porgere argomenti difficili e fare analisi con semplicità e una lucidità che non gli veniva solo dal tenersi sempre aggiornato, ma dallo spirito contemplativo che lo animava. In questi ultimi anni questo suo aspetto qualificante si è rivelato attraverso gli ultimi libri che sono usciti.

Per molti anni dalla stampa, anche cattolica, padre Sorge era chiamato il “prete rosso”, “cattocomunista”…lui se la rideva con quella sana ironia di cui era capace. Noi monache lo abbiamo conosciuto molto bene in questa sua attitudine contemplativa; dalle sue alzate notturne quotidiane con le quali iniziava la giornata in silenziosa preghiera, dal suo modo di celebrare e di essere padre spirituale. Padre Sorge non ti dava soluzioni, ricette facili, ma ti rendeva capace di discernimento nella libertà dello Spirito.

Una ultima, ma importante sottolineatura che voglio fare riguarda la nostra comunità nel suo insieme. C’è stata tra noi e lui una feconda contaminazione di carismi: per noi è stato stimolo continuo verso l’apertura di una vita monastica capace di leggere i segni dei tempi e quindi di rinnovarsi. A lui noi abbiamo offerto la possibilità di coltivare quell’animo contemplativo attraverso la dimensione biblico-liturgica della nostra vita.

Per concludere vi leggo la dedica fatta da padre Sorge sul libro “La traversata”, che reputo il libro più bello da lui scritto, che si può leggere in due chiavi: come presentazione di mezzo secolo di storia della Chiesa o come testimonianza del cristiano Bartolomeo.

Infine un augurio a tutti noi, che prendo da questo libro: “La Chiesa ha bisogno di una nuova generazione di traghettatori che l’aiutino a rispondere con generosità all’invito insistente dello Spirito: Duc in altum! Esci dal tempio, prendi il largo, affronta il mare aperto”. ◘

di Madre Addolorata


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