Il dovere prima della legge

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Emergenza pandemica.

silvia romano2

Per un disguido, non è stato pubblicato nell’edizione del mese scorso il testo seguente, dove mi proponevo di segnalare una carenza del sistema-Paese, che ha scaricato sul governo centrale l’onere totale di fronteggiare resistenze alla vaccinazione che avrebbero potuto (e dovuto) essere risolte più facilmente nelle singole organizzazioni periferiche. L’anomalia è dimostrata dal ritardo con cui è stata applicata la legge che ha introdotto ad aprile l’obbligo vaccinale per le professioni sanitarie: le prime segnalazioni nei media sono apparse ad agosto e tutt’ora persistono. L’esemplare capacità del Governo nel riassorbire le opposizioni ha ridimensionato la validità contingente della mia osservazione, che però rappresenta comunque un importante spunto di riflessione in prospettiva, in quanto segnala la diffusa propensione a rispettare il contratto sociale in funzione dell’umore (oggi si dice sentiment) della nazione. A me appare un grave sintomo di debolezza della democrazia.

Avevo scritto queste righe all’indomani della disponibilità del vaccino, ma le ho tenute nel cassetto perché sarebbero apparse semplicistiche e velleitarie. Le propongo oggi, nella generale disattenzione, perché i fatti ne hanno confermata la validità.

In sostanza, al momento della disponibilità del vaccino esistevano ed erano chiare tutte le regole per procederne alla somministrazione:

- solo la legge può obbligare il cittadino ad assumerlo;

- solo il Governo può limitare la circolazione dei cittadini negli spazi pubblici;

- nelle aziende, pubbliche e private, è il responsabile legale a disporre del potere (e dovere) di tutelare l’incolumità degli utenti e dipendenti, rispondendo di eventuali danni.

Le regole valgono in particolare per le aziende sanitarie, che hanno l’obiettivo primario di curare la salute dei cittadini e, ancor di più, di non comprometterla. Difatti, si avvalgono di una catena specifica di competenze e responsabilità: direttore generale, direttore sanitario, dirigente medico di presidio, responsabile della prevenzione igienico-sanitaria. Pertanto, se nessuno può imporre la somministrazione del vaccino, ciascun anello ha il dovere di impedire – con le modalità stabilite nei contratti d lavoro – l’accesso alle persone renitenti al vaccino, che hanno più probabilità di trasmettere il virus rispetto a quelle virtuose.

La fondatezza di queste considerazioni è dimostrata dalla sospensione dal lavoro – e dallo stipendio – per due anni di una lavoratrice che non aveva dato il proprio consenso a sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid. È da notare che il provvedimento è stato assunto in data 8 marzo 2021 dalla coop sociale Actl New di Terni, società partecipata da coopActl presieduta da Sandro Corsi, e confermato dal giudice del lavoro. L’immediatezza della disposizione rispetto alla disponibilità del flacone dimostra quanto fosse evidente l’entità del rischio e lo strumento per limitarlo.

Sebbene in ritardo di tre trimestri rispetto alla disponibilità del vaccino, si stanno diffondendo analoghi timidi provvedimenti da parte delle aziende sanitarie, a dimostrazione che non fosse necessaria una legge sostenuta da chi non l’avrebbe mai votata. Sarebbe però ingeneroso giudicare la mancata applicazione delle norme disponibili senza tener presente la problematicità di rinunciare all’apporto di figure professionali necessarie a fronteggiare la marea dei ricoveri. Comunque, sarebbero stati apprezzabili provvedimenti, anche graduali, che avessero dimostrato la volontà di rispettare le regole, a tutela dei pazienti e del personale vaccinato.

Particolarmente sorprendente è stato il comportamento dell’Ordine dei medici, che sta prendendo provvedimenti tardivi, solo a tempesta calmata, di fronte a comportamenti difformi da principi deontologici e professionali.

Analoghe considerazioni valgono per scuole, uffici, fabbriche.

Il lassismo ambientale del sistema-Paese, incapace di fronteggiare resistenze locali circoscritte, ha scaricato la soluzione radicale del problema sul Governo centrale, reso impotente dalla mancanza di una maggioranza realmente motivata agli interessi del Paese. Al costo di decine di migliaia di vittime, immolate sull’altare della nostra democrazia. Una democrazia da rivitalizzare. ◘

di Mario Tosti