Il nostro pianeta è in codice rosso perché la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è arrivata a 415 parti per milione e il cambiamento climatico sembra irreversibile. Gli scienziati avvertono che siamo a rischio di estinzione e stiamo precipitando verso una catastrofe ecologica.
Gli unici che si preoccupano della situazione sono i giovani perché si tratta della loro vita e del loro futuro e tentano di elaborare scelte radicali. Le istituzioni politiche mostrano una certa capacità di ascolto, ma alla fine della fiera tutto ritorna come prima, a meno che qualche leader illuminato cominci a cantare fuori dal coro, influenzando la classe politica invece abituata a gestire il mondo così com’è pensando che il meccanismo continui all’infinito, senza rendersi conto che viviamo in un sistema limitato.
Il modello di sviluppo capitalistico, che comporta una continua estrazione di risorse naturali, entra in conflitto con i cicli della vita. L’economia del denaro e quella della natura non vanno d’accordo e la natura ha bisogno di spazi e tempi per la propria rigenerazione. Ormai carbone, petrolio e gas devono essere abbandonati e l’economia deve alimentarsi solo con fonti rinnovabili, perché oggi l’energie eolica, solare e geotermica sono competitive.
Gli ambientalisti sostengono che è giunto il momento di dire basta alla cementificazione, a una agricoltura e una zootecnia intensive e che occorra ripiantare alberi in ampie zone di territorio. Purtroppo la transizione ecologica è affidata al ministro Cingolani che parla ancora una volta di nucleare, invece di fermare i processi che danneggiano il clima e l’ambiente. Una bella legge contro il consumo di suolo sarebbe un autentico regalo per fermare la desertificazione, altrimenti Cingolani potrebbe essere definito dai comici come il ministro della “finzione ecologica”.
di Achille Rossi