Lavoro. La vicenda della Fisadorelli è conseguenza di scelte politiche sbagliate.
È ormai palese: il mondo, come lo abbiamo conosciuto fino a due anni fa, non esisterà più. Stiamo vivendo un periodo storico dove, giorno per giorno, ci vengono sfilati di sotto ai piedi tutti quei diritti che consideravamo intoccabili. Ma, obnubilati da una cortina di panico, facciamo fatica a intravedere quale Caronte sia Draghi e quale Cerbero, a difesa del liberismo più sfrenato assieme all’Unione europea. L’unica costante, l’unico filo che lega presente, passato e futuro, rimane quella dell’impoverimento, ovviamente delle classi meno abbienti. Questa, possiamo starne sicuri, è l’unica cosa che continuerà a essere come sempre è stata.
Ed è esattamente qui che si colloca la vicenda Industriaumbra, che ci fa toccare con mano l’impossibilità di opporsi al cambiamento in atto. D’altronde se “resilienza” è il nuovo diktat istituzionale, la prova che ci attende è quella di stare a vedere fino a quando e come la società sia in grado di assorbire gli urti della follia capitalista. I sindacati, nella vicenda locale dell’ex Fisadorelli, si stanno adoperando con ogni mezzo per contrastare l’emorragia strutturale che colpisce i lavoratori, ma, a mio parere, i mezzi, le strategie e le dinamiche messi in atto nelle vertenze non sono più consoni e capaci di incidere nella nuova situazione, e quindi non rimane che arginare come si può lo "spargimento di sangue".
Dei circa quaranta dipendenti rimasti senza lavoro, per scelte imprenditoriali su cui nessuno è potuto intervenire in quanto legittime, più della metà sono stati assorbiti da altre aziende, grazie all’altissimo grado di professionalità e competenza acquisito dagli stessi lavoratori e all’impegno profuso dai sindacati. Non sappiamo come andrà a finire per gli altri, quelli ancora in attesa.
Fa discutere molto anche la scelta di promuovere a “Polo grafico regionale” Bastia Umbra, quando la nostra valle è da sempre vocata a questa attività. La grafica, come il tabacco, è stata uno degli asset strategici dello sviluppo locale, con una tradizione che affonda le sue radici nel tempo, guadagnandosi una fama che va ben al di là dei confini regionali. C’è da domandarsi allora con quale criterio nel Pnrr si sia deciso di stabilire il “polo grafico” a Bastia e non nella sua sede naturale: l’Altotevere; perché si adottino certe scelte così impattanti per i territori; quanto la politica sia attenta e capace di tessere dinamiche che sappiano valorizzare le identità culturali delle comunità, o quanto invece la politica non si curi affatto di tenere in considerazione certi aspetti di radicamento profondo che fino a ieri, in larga parte, hanno saputo fondere identità territoriale e sviluppo economico.
Una cosa simile già accadde con il comparto della Falegnameria, altro settore di immensa vocazione e tradizione dei nostri luoghi, per la maggior parte spazzata via da scelte politiche ed economiche disastrose. E non è certo una stranezza se, di fronte all’agonia di un comparto, ci siano, lì, pronte ad assorbire clientela, grosse catene industriali quali Ikea o Mondo Convenienza, come non è una coincidenza il “solerte” cambio di destinazione d’uso di vaste aree “artigianali” e “industriali” in aree commerciali. Si potrebbe dire “ma questa è un’altra storia”. Purtroppo non lo è.
Altro aspetto a dir poco spinoso, portato alla luce dalla vicenda Industriaumbra, è quello che riguarda la creazione di “aree tutelate” come quella di Sigillo, dove andrà a impiantarsi il nuovo stabilimento cartotecnico; aree cioè assoggettate a regimi fiscali vantaggiosi per promuovere il processo di industrializzazione. Questa pratica di fatto tende a rendere appetibili alcune aree specifiche e ne svantaggia altre. Crea perciò presupposti iniqui e tende a orientare industriali e investitori, alcuni dei quali, come nel nostro caso, preferiscono prender su “baracca e burattini” e spostarsi laddove c’è più convenienza a operare, depauperando così la comunità e l’economia dei luoghi dove quelle stesse aziende si sono arricchite. I dipendenti possono pure rimanere con un palmo di naso, non è certo un problema loro.
Industriaumbria se ne andrà, questo è certo. Niente e nessuno ha potuto impedirlo. Preoccupante è dover constatare come le maggiori tutele non siano ad appannaggio dei più deboli, ma favoriscano lo sciacallaggio sociale. Imprenditori che vanno a braccetto con la politica possono decidere il buono o il cattivo tempo, influenzando le sorti di persone e interi territori.
È preoccupante sapere che anche quando il tempo è buono lo è per concessione di qualcuno. L’idea di precariato ha ormai colonizzato non solo il mondo del lavoro ma tutto il tessuto sociale, la dipendenza è ormai concetto inestirpabile.
La denuncia, per quanto necessaria, pare non avere più la forza di impattare in qualche modo sulle storie. Tutto sembra svolgersi altrove, in un altrove irraggiungibile, dove la vita ha altre regole rispetto a quelle che fino a ora hanno coordinato la convivenza e l’equilibrio fra le parti sociali. ◘
di Andrea Cardellini