Politica del virus e virus della politica.
Che cos’è Omicron? Non la prima o la seconda, bensì la tredicesima delle varianti Covid 19, che convenzionalmente l’Oms ha denominato con le lettere dell’alfabeto greco. Il rischio è che di questo passo, tra non molto, finiscano le lettere greche a disposizione. Con un ulteriore interminabile accumulo di sofferenze (già 134 mila morti in Italia, oltre 5 milioni nel mondo).
Sì, perché il problema è: quale risposta politica è in atto da due anni nella lotta al Covid?
A me sembra di due tipi: a) quella bolsonar-trumpista, ripresa in Italia oggi sì e domani pure dalla Destra sovranista melon-salviniana; b) quella che, dall’osservatorio italiano, direi biden-euro-draghista, sostenuta in Italia dall’area politically correct europeista del Centro-sinistra, a tutto pronta purché Draghi resti in sella: fino al 2023 e anche oltre (Letta dixit).
Il primo tipo di risposta è di un cinismo amorale brutale: il Covid o non esiste o è una banale influenza. Ecco – direi agli ideologi italo-complottisti –, ammesso che ci sia un complotto mondiale, gli strateghi sono i loro idoli pro-Covid, Trump e Bolsonaro. Non a caso Bolsonaro, per la sua gestione del Covid e dell’Amazzonia, è stato accusato di «ciarlataneria medica» e «crimine contro l’umanità» (ma può tranquillizzarsi: Salvini, che gli ha dato la cittadinanza onoraria di Anguillara Veneta, lo ha già assolto). E un’accusa simile ha sfiorato in Usa anche Trump.
È strana questa politica che lega insieme l’ex-Presidente del Paese più ricco del mondo al Presidente del Brasile, cioè un Paese del Secondo o del Terzo Mondo? No, non lo è. Dal Nord al Sud del mondo, essa è la versione neosocialdarwinista del capitalismo, per cui, nella «lotta per l’esistenza», i più deboli soccombono. Nietzsche l’ha tradotta nella spietata «Morale dei Signori».
Insomma, i «dannati della Terra» sono i morituri del nuovo millennio di fronte al nuovo Cesare, lo sfingeo capitale industrial-finanziario globale, compreso Big-Pharma (il 90% dei vaccini ai Paesi ricchi). Perché il Covid è in parte un virus classista. Sì, non guarda in faccia a nessuno, ma ha un certo riguardo per i ricchi, che per mille ragioni, socio-cultural-economico-sanitarie, sono i meno esposti al rischio di malattie e morte, alla cui croce sono inchiodati, qui e dovunque, i poveri del mondo.
Un curioso razzismo alla rovescia è stato quello di Modi, il primo ministro dell’India: gli indiani sarebbero stati immuni dal Covid perché di razza ariana. Risultato? 350 mila «ariani» poveri immersi nelle acque del Gange e sterminati dal Covid. Lasciando correre il virus, Trump, Bolsonaro e seguaci, tra cui a fasi alterne l’illustre virologo inglese Boris Johnson, hanno di fatto acuito il bisogno di vaccini e quindi favorito i profitti miliardari di Big Pharma. Altrettanto fanno i No-Vax, cioè i pro-Covid d’Italia e d’Europa. Sanno che per esempio nel Congo l’indice dei vaccinati è fermo allo 0,1%? Nel Congo, e in Africa, non ci sono No-Vax. Il novaxismo è un lusso da Paesi ricchi.
Il secondo tipo di risposta è, finora, di un’ipocrisia disarmante: prende sì sul serio la lotta al virus, ma, additando il nemico nei No-Vax, distoglie lo sguardo dell’opinione pubblica dalle mostruose responsabilità di Big Pharma. Sin dall’aprile 2021 numerose associazioni pro-diritti, a seguito dell’appello di India e Sudafrica sottoscritto all’Onu da 100 Paesi, hanno chiesto a Biden di farsi promotore della moratoria sui vaccini all’imminente Consiglio mondiale della Wto (Organizzazione mondiale del commercio). Biden promise, ma nulla fece. A fronte delle dure proteste delle multinazionali farmaceutiche, la sua, senza offesa, fu per i Paesi poveri una bidon-ata. Nella stessa occasione, altre associazioni chiesero a Mario Draghi di fare altrettanto. Che? Mutismo assoluto. SuperMario si era piegato alla Über-Merkel, indisposta a scalfire i profitti della BioNTech, la casa farmaceutica tedesca dei vaccini, come Biden si era genuflesso di fronte all’anglo-statunitense Pfizer e a Moderna.
Oggi Omicron ha messo in allarme tutti, da Biden all’Ue a Draghi, passati dall’indifferenza alle lacrime di coccodrillo, ma sempre fermamente devoti al dogma neoliberista: il libero mercato prima di tutto, e i profitti ultramiliardari sovra tutto.
Neoliberismo o neosocialdarwinismo, non è sempre il Capitale che trionfa? E trionfa sia perché pilota ambedue le versioni della politica del virus, sia perché è esso stesso il peggior virus della politica, se per politica si intende la subordinazione dell’interesse privato al bene comune. ◘
di Michele Martelli