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La riforma tradita

Sanità. Intervento di Caterina Magliocchetti, medico igienista.

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La mia formazione di medico di Sanità pubblica è avvenuta a stretto contatto di Alessandro Seppilli, che già nel 1966 parlava di salute come “una condizione di equilibrio bio-psico-sociale dell’individuo dinamicamente integrato nel suo ambiente di vita”, paradigma opposto a quello allora prevalente in Medicina di un equilibrio bio-medico. Seppilli assume come punto di partenza la salute anziché la malattia, si approccia al soggetto come persona in continua trans-azione con l’ambiente, crea le condizioni per un approccio multidisciplinare e per lo sviluppo di politiche sanitarie e socio-sanitarie di prevenzione, promozione ed educazione alla salute.

Questo concetto assume tutte le interazioni tra uomo e ambiente: i comportamenti, gli stili di vita, le interazioni affettive, le relazioni con la comunità, il lavoro, l’ambiente di vita, il livello di istruzione, la qualità dei servizi sanitari e sociali, le condizioni generali politico-sociali, culturali, economiche, ambientali in cui gli individui e comunità vivono. Su questi presupposti scientifici nel 1978 viene istituito con la legge 833 il Servizio sanitario nazionale, di cui il professore Alessandro Seppilli è stato uno dei padri, fondato su principi irrinunciabili quali: solidarietà, universalità, equità, partecipazione. Con la legge 833 il Ssn è finanziato dai cittadini in proporzione alla capacità contributiva e indipendentemente dal bisogno assistenziale atteso (solidarietà contributiva): un capovolgimento copernicano.

Il 1978 fu l’anno in cui i “processi partecipativi democratici” aprirono una finestra di opportunità, "finestra che purtroppo non è stata a lungo aperta". Infatti, se analizziamo sinteticamente la storia del nostro Ssn, dalla nascita fino ai nostri giorni, è evidente quanto l’introduzione progressiva di logiche proprietarie nella Sanità abbia ridotto la salute, da diritto fondamentale costituzionale, a diritto finanziariamente condizionato e subordinato.

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In sintesi, cosa è accaduto: in primis il processo di aziendalizzazione iniziato nel 1992 con il DL 502 e poi ripreso con il DL 517/93, che ha trasformato le Usl in aziende-Asl guidate da manager, consegnate alle Regioni quali gestori pubblici, progressiva restrizione di risorse finanziarie e di personale, depotenziamento dell’assistenza sanitaria pubblica, spinta alla privatizzazione con istituzione dei fondi integrativi sanitari per l’accesso a prestazioni di sanità privata, aggiuntive e poi anche sostitutive a quelle erogate dal Ssn. Vengono così spalancate le porte alle strutture sanitarie private attraverso il sistema dell’accreditamento;  il Ssn paga l’attività di processi di corruzione istituzionali in cui i diversi apparati e livelli di governo hanno prodotto la gestione dei servizi pubblici in base a interessi extra-governativi.

Con la legge 229/1999 viene dato maggiore impulso ai fondi integrativi, si prefigura l’integrazione dei finanziamenti pubblici con finanziamenti privati, attraverso il sostegno a tre principi di natura prettamente amministrativo-finanziaria: l’economicità a priori nell’impiego delle risorse, le compatibilità finanziarie, la definizione contestuale dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) con la definizione delle risorse. Ossia tradotto semplicemente: i soldi sono pochi, vi dovete adattare!

Successivamente, l’approvazione del federalismo in Sanità, con la riforma del titolo V della Costituzione nel 2001,  ha avuto l’effetto complessivo di disarticolare l’azione del nostro Ssn in 21 servizi sanitari regionali, con frammentazione e disomogeneità dei servizi nei diversi territori, con indebolimento delle funzioni di prevenzione e di assistenza. Progressivamente, ma tenacemente, viene smantellato il Ssn, indebolito il sistema dei servizi territoriali, depauperati i servizi delle cure primarie, l’attività di prevenzione, vengono ridotti i posti letto per abitanti, nonché il numero di medici e di infermieri nettamente sotto gli standard europei, a favore di più remunerative specialità diagnostiche. Secondo la falsa teoria, che viene enunciata a sostegno della sottrazione alla Sanità pubblica, di risorse destinate a privati perché la nostra spesa sanitaria non è più sostenibile per le finanze pubbliche e quindi occorrono prestazioni aggiuntive tramite i fondi integrativi.

In realtà il nostro Paese spende per la salute meno di quanto spendono gli altri Paesi Ue in termini percentuali sul Pil: siamo al 18esimo posto, tra gli ultimi, con poco più dell’8%, mentre la media europea di investimento è del 10%, con Paesi come la Francia e la Germania che arrivano all’11,5%. Sono i bisogni di salute che crescono, non è possibile comprimere i costi dei servizi alle persone! La salute non è una merce, la Sanità non è un’azienda. L’aumento della speranza di vita, il progressivo aumento delle persone anziane e grandi anziani, l’aumento di gruppi di popolazione con malattie cronico-degenerative richiedono più risorse per far fronte ai bisogni di salute, ma soprattutto richiedono un sistema di Sanità pubblico più adeguato, economicamente meno costoso e più accettabile socialmente. Se i bisogni sono coperti bene dal pubblico, il privato rimane marginale e il sistema privatistico non serve.

In questo quadro la pandemia da Covid ha dimostrato la fragilità e l'inefficienza dell’attuale sistema sanitario e assistenziale. Di fatto il Ssn si è trovato impreparato a gestire la diffusione del Covid-19: eppure l’epidemia da Hiv alla fine del XX secolo, l’emergere delle epidemie da Sars, Mers ed Ebola all’inizio del XXI secolo rappresentano solo la punta dell’iceberg di circa 200 nuove malattie infettive emergenti, senza che sia stato, nel tempo, preparato un piano strategico per gli imminenti nuovi scenari pandemici ed epidemici. Ciò denota un approccio riduzionistico e settoriale alle grandi crisi globali che il pianeta Terra sta vivendo: le politiche neoliberiste hanno prodotto e stanno producendo molteplici fattori di crisi climatica, ambientale, economica, sociale, geopolitica, con perdita di diritti di ampie fasce di popolazione, con aumento delle disuguaglianze e delle povertà estreme.

Anche le zoonosi, pur rappresentando un fenomeno naturale, aumentano in relazione alla distruzione degli habitat naturali, all’agricoltura e ad allevamenti intensivi, all’attuale grave crisi delle bio-diversità, ai processi di deforestazione, ecc… La pandemia da Covid è una cartina di tornasole delle profonde disuguaglianze nei tassi di contagio e di mortalità, in base a quanto sia dominante la logica proprietaria del sistema Sanità. Le persone economicamente svantaggiate sono più esposte al rischio e alla malattia, hanno una minore qualità dell’offerta preventiva e assistenziale, hanno minore accesso ai servizi efficaci, sia per le malattie croniche degenerative che per le malattie infettive.  La pandemia ha dimostrato che solo la Sanità pubblica può garantire la salute quale “bene comune”.

La diffusione della variante Omicron evidenzia la logica irresponsabile, suicida, del nostro Paese e dei G20, di ignorare la proposta di moratoria dei brevetti sui vaccini a livello mondiale ed europeo per tutti, unica soluzione per vaccinare interi continenti ancora non vaccinati.  Con circa oltre 5 milioni di morti nel mondo e con circa 2/3 dell’umanità non vaccinata il rischio di una endemia devastante è drammaticamente reale. Se intere zone del pianeta rimangono senza vaccini, si sviluppano inevitabilmente delle varianti virali maggiormente aggressive che si diffondono in tutto il mondo.

Quanto sta accadendo è il risultato del dominio del neoliberismo sulla Sanità, dell’aver trasformato i corpi in merce per produrre immensi profitti per pochi. Il Covid-19 si diffonde e non serve innalzare i muri: tutti hanno il diritto di essere vaccinati, altrimenti le uniche a trarne vantaggio sono le grandi aziende farmaceutiche, impegnate nella corsa alla produzione di ulteriori vaccini contro le nuove varianti. 

La pandemia deve essere una occasione per rilanciare con forza un cambio di paradigma necessario per tutelare e promuovere la salute.  ◘

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di Caterina Magliocchetti


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