Territorio. Riscoprire il territorio e la sua storia.
Se vuoi patire le pene dell’Inferno: Cantone d’estate e Parnacciano d’inverno”. Con questo detto popolare gli amici di Cantone quasi sempre accolgono coloro che salgono fin lassù per la prima volta. Il detto rispecchia e illustra la morfologia del luogo. Cantone si adagia sull’Appennino, volto a mezzogiorno, a 679 metri sul livello del mare. Riparato dai venti di tramontana dalle cime più alte della catena montuosa della Massa Trabaria, ha un clima abbastanza mite in inverno, ma decisamente caldo in estate, l’esatto contrario della località gemella Parnacciano, che sorge su uno sperone dell’Appennino, qualche metro più in alto, dominando la via d’accesso al passo della Guinza, esposta ai venti di tramontana che rendono il clima estivo fresco e piacevole, ma quello invernale particolarmente gelido.
Un pugno di case quasi tutte restaurate ospitano poche famiglie, dopo gli esodi verso la pianura degli anni '70 e '80 del '900. Gli abitanti rimasti, legati fortemente al luogo, avevano scelto di restare, coltivando i piccoli campi, dedicandosi all’allevamento del bestiame e al taglio della legna. La vecchia chiesa però era in rovina; se non si fosse intervenuti velocemente con un’opera di consolidamento e restauro l’avrebbero persa per sempre. In un piccolo borgo come Cantone la chiesa è come una bandiera, raccoglie e conserva l’identità del luogo e tanti ricordi di vite presenti e passate; il profilo del suo campanile caratterizza il borgo; non potevano permettere che anche quello crollasse come il tetto della chiesa.
L’antica chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo; posta al centro del paese, appartiene alla diocesi di Città di Castello; l’intitolazione a San Michele Arcangelo fa supporre che la sua origine sia preromanica con influenze longobarde.
Da una ricerca condotta presso l’Archivio Vescovile di Città di Castello dalla dott.ssa Nadia Burzigotti e dalla dott.ssa Cristiana Barni risulta che la parrocchia di Cantone pagò la decima del 1349 sotto la denominazione di Ecclesia S. Angeli de Vallebona. Lo storico tifernate mons. Giovanni Muzi, Vescovo di Città di Castello, alla metà del XIX sec. nelle sue “Memorie Ecclesiastiche” (III, 1843), riporta il nome della chiesa come S. Angelo di Cantone o Valmona. Mons. Muzi, nei suoi scritti, fa riferimento ad un Registro della Cancelleria vescovile di Città di Castello del 1449.
Valmona, o Vallebona, doveva essere il nome dell’antico castello un tempo situato a monte dell’abitato, al confine con il territorio della Massa Trabaria, e con probabilità doveva designare un’ampia area montana, assieme agli abitati di Cantone, Passano, Pescio e Castellonchio, strategica per i collegamenti transappenninici verso la valle del Metauro e l’Adriatico.
Nel 1883 la parrocchia di Cantone comprendeva 40 case, 40 famiglie e 226 abitanti. Nel 1911, al tempo del vescovo Carlo Liviero, la parrocchia aveva raggiunto il numero di 304 abitanti.
Ancora oggi il grazioso borgo è popolato, anche se con un numero molto inferiore di residenti.
In un inventario di beni del 1677 si legge:
“Inventario dei Beni della Chiesa Parrocchiale di Cantone fatto da D. Amantio Gambi da Città di Castello, rettore di Cantone. Fatto l’anno 1677.
[…] La chiesa di Sant’Angelo di Cantone è posta nella diocesi di Città di Castello, vicino li Monti Appennini, la cui positura con tribuna, nel frontespizio della quale vi è l’altare maggiore con l’Immagine di S. Michele Arcangelo, et a mano sinistra vi è l’altare della B.V. del SS.mo Rosario, nel quale vi è eretta la compagnia (eretta nel 1639, come si riporta in una visita pastorale dell’Archivio vescovile di Città di Castello, n.d.a.). […] È di lunghezza piedi 25, larghezza piedi 18 e 12 di altezza. Con la campana di libre 150 all’incirca con l’iscrizione non leggibile. […] L’altare del Rosario posto a man sinistra in detta chiesa, nel quale è posta l’immagine in tela della Gloriosa Vergine con suo Figlio, S. Michele Arcangelo, S. Domenico e S. Caterina da Siena e tutti li quindici misteri di questo Rosario. [...].
La suddetta chiesa ha una casa distante da essa circa quaranta passi dove vi sta la residenza, quale ha da cielo a terra stanze sei con loggia, et orticiolo e forni due […]”.
La chiesa di Sant’Angelo di Cantone viene menzionata nei verbali delle Visite pastorali dei Vescovi di Città di Castello e nel verbale di sacra visita del Visitatore Apostolico dell’Umbria, mons. Paolo Maria Della Rovere, del 1571.
Non potevamo permetterci che anche questa memoria scomparisse: una raccolta fondi, portata avanti con passione dagli abitanti del luogo, ha raccolto l’adesione di numerose aziende, tantissimi privati, a volte molto generosi, tanti piccoli artigiani e numerosi professionisti, permettendo così di raccogliere, assieme al fondamentale contributo della diocesi di Città di Castello, una consistente cifra utile a completare il rifacimento del tetto, il consolidamento dell’edificio e del campanile. ◘
di Fazio Perla