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Sorpresa! Consumiamo meno energia di quanta ne produciamo

Ambiente. Risparmio energetico, il convitato di pietra al tavolo della transizione.

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Riprendiamo il filo del discorso su quella che abbiamo chiamato Giusta Transizione, e dopo il dossier “Il grido della Terra” del mese scorso che ha permesso di approfondire un tema, quello appunto della definita “transizione ecologica”, grazie al contributo di importanti e conosciuti esponenti del mondo scientifico e accademico.

È chiaro quindi come questa transizione, affinché sia effettivamente tale, dovrà avere determinate caratteristiche strutturali, tali da invertire quelle che attualmente ha il settore energetico e industriale. In particolare, la produzione di energia dovrà essere decentralizzata (non più quindi grandi poli di produzione), fondata su produzione su piccola scala-consumo sul posto, democratica e partecipata dalle comunità, rigenerativa di infrastrutture esistenti, con il minimo impatto sull’ecosistema, non colonizzatrice rispetto ai Paesi poveri (ricchi di materie prime), non fondata sui combustibili fossili o peggio su atomi di uranio e plutonio, ma su un mix di soluzioni definite sulle specificità dei territori.

Ma soprattutto, e a mo' di inizio, non dovremo assistere all’assurdo cui oggi il sistema energetico nazionale ci obbliga: consumiamo meno  energia di quanta ne produciamo e importiamo. Anzi, importiamo più energia di quanta ne esportiamo dai Paesi confinanti che, avendo centrali nucleari, non possono modulare la produzione di energia e sono quindi costretti a rivendere le loro eccedenze a prezzi vantaggiosi. Inoltre sprechiamo troppa energia.

In Italia però i consumi calano ogni anno, stando ai dati dell’analisi trimestrale di Enea. Dal 2005 a oggi abbiamo consumato 50 Mtep (tonnellate equivalenti di petrolio) in meno, come se avessimo eliminato l’energia prodotta dalla combustione di 50 milioni di tonnellate di petrolio. Nel 2020 abbiamo consumato 154 Mtep di energia ottenuti dal mix termoelettrico (carbone-gas), geotermico, idroelettrico, rinnovabile (eolico-solare), importato (nucleare). Circa 301 Twh (miliardi di Kw/h), coperti da 271 Twh prodotti e 39,8 Twh importati a cui togliere 7,6 Twh esportati.

Sappiamo come molti settori non siano efficienti nell’uso di energia. Pensiamo a tutto il comparto del terziario, soprattutto pubblico, in un tessuto edilizio vecchio, inefficiente, con enormi dispersioni di calore e quindi di consumi in eccesso di energia. Pensiamo all’eccesso di energia per l’illuminazione stradale. Siamo il Paese con la spesa per illuminazione doppia rispetto alla media europea. Il patrimonio edilizio a uso abitativo e terziario è un “colabrodo energetico”.

Perché mettiamo in evidenza questo? Perché se ci permettiamo di pensare a una transizione, dovremo essere coscienti che fare previsioni, basandoci sui consumi attuali, è un errore, poiché avremo in realtà anche un quadro di enormi sprechi, al netto del contraddittorio saldo tra energia prodotta e importata / energia consumata. Risparmiare ed efficientare l’uso dell’energia significa incidere di una quota importante sui consumi e sul fabbisogno di energia. Ricordate tutti il famoso Piano Europa 20-20-20? Ridurre del 20% le emissioni di Co2, aumentare del 20% la produzione di energia da fonti rinnovabili, portare il risparmio energetico al 20%. Per dirlo anche l’Unione europea…

Anche su questo i territori possono fare molto. Scuole, uffici pubblici, illuminazione pubblica, complessi privati come centri commerciali o capannoni industriali, reti intelligenti, sono tutti settori dove è possibile un intervento di portata notevole.  ◘

di Fabio Neri


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