Rubrica: Con gli occhiali di Alice di Daniela Mariotti.
«La Storia non è magistra di niente che ci riguardi. Accorgercene non serve a farla più vera e più giusta». A volte i poeti, in questo caso Eugenio Montale, con lucidità e disincanto sanciscono verità filosofiche prosaiche, già note ai più, che tuttavia il potere e tutti i suoi innumerevoli addentellati si ostinano a negare: con una bella dose di ipocrisia e di retorica, che è il sale delle istituzioni politiche.
Basta l’analisi cruda della realtà. In risposta alle immani tragedie del '900, alle ripetute e turpi violazioni dei diritti umani prima, durante e dopo le guerre che hanno insanguinato e distrutto popoli e Paesi, in Europa abbiamo costruito un bellissimo castello di Carte e Statuti a garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino, con i quali celebriamo la Memoria delle vittime, milioni di morti innocenti straziati in una serie di feroci iniquità: commossi, sempre con il fermo proposito del “mai più”, ripetuto di anno in anno, rigorosamente, di commemorazione in commemorazione.
Il lutto, il dolore, la vergogna chiedono sublimazione. La vita che continua pretende il perdono e la redenzione ed è comprensibile. Ma non è comprensibile e non è accettabile continuare a celebrare in nome dei diritti umani i morti del passato che non possono più essere salvati e nello stesso tempo chiudere gli occhi di fronte a esseri umani che rischiano di morire e muoiono di fatto “oggi”, perché in gravissime condizioni: in fuga dalle guerre, dalla fame, dal bisogno di un tetto e di un pasto caldo e di un minimo conforto rispetto alla paura e alla disperazione che lacera le loro coscienze. I migranti sul confine fra Bielorussia e Polonia al freddo e al gelo senza mezzi di sopravvivenza, che vengono respinti dalla polizia e dall’esercito della Polonia e assistiti soltanto, in modo comunque insufficiente, dalle Ong polacche e da alcuni cittadini del luogo, sono uno scandalo per l’Ue, una macchia di incoerenza, forte, imbarazzante e disonorevole.
La Storia non ci insegna nulla, e, secondo la poetica di Montale, nemmeno ci consegna una eredità. Ma se volessimo credere alla “favola bella” dell’eredità spirituale che la Storia delle ingiustizie e degli orrori commessi dai totalitarismi del passato ci ha lasciato – tanti cristiani, tanti militanti di vecchi e nuovi partiti, tanti “buoni cittadini” ci credono e agiscono consapevoli del bene e del male compiuto, scritto e documentato – i governi e le classi dirigenti degli Stati europei non potrebbero rivendicarne il testimone. Questo appartiene ai coraggiosi civili che per compassione, per rispetto della dignità umana di chi soffre, fuori dalle parate e dagli squilli di tromba, stanno portando soccorso ai quei poveri maltrattati: nelle loro case, con le lanterne verdi accese, simbolo dell’accoglienza e della solidarietà che mai si spegne completamente nel cuore degli “uomini di buona volontà”.
L’eredità degli “altri”, dei capi di Stato, dei ministri, degli apparati politici e di tutte le masse di “indifferenti”, è quella del materialismo, dell’individualismo bieco e nichilista che ha così bene determinato la religione della Tecnica sottesa al Neoliberismo. Due eredità che, come il culto per Dio e per Mammona, non possono trovare una sintesi. ◘
di Daniela Mariotti