Viaggi in bicicletta.
Spesso per scoprire posti lontani ci dimentichiamo di quello che abbiamo a portata di mano. Oggi vi racconterò di un weekend, sempre in sella, impegnativo ma a non più di 50km da casa.
Partiamo di sabato in direzione del Monte Petrano, sotto il caldo umido di luglio. Percorriamo la “famosa” salita Perrubbio e dal Comune di Città di Castello ci ritroviamo in quello di Pietralunga.
Con le borse sempre molto pesanti (anche se per una notte soltanto), fatichiamo il giusto. Non troviamo bar aperti nella parte bassa del paese, così, rischiando, ci dirigiamo verso una strada bella ma deserta. Piccole curve, poche macchine e una salita che si fa sempre più dura. Non c’è traccia di vita: solo qualche indicazione per agriturismi raggiungibili tramite strade sterrate. A noi non conviene sicuramente!
Così stringiamo i denti e raggiungiamo “Cima Pantani” e da qui inizia una bella e lunga discesa che ci porta al piacevole paesino di Pianello. Qua, per fortuna, ci sono sia i bar che un piccolo market, così ci rifocilliamo e chiediamo notizie sul camping in cima al Petrano: nessuno sa dirci nulla dopo il Covid… bene! Ma noi siamo testardi e proseguiamo per la cima del monte seguendo, erroneamente, Google Maps. Saliamo saliamo, seguendo le indicazioni per l’abitato di Mória e ci ritroviamo in una strada bianca con dei cavalli al pascolo.
Giriamo subito e scendendo di qualche chilometro imbocchiamo un’altra strada, abbastanza rovinata, con l’indicazione “Monte Petrano”. L’ingresso era sbarrato da una transenna, ma in bici passiamo lo stesso. Grosso errore! La via si fa sempre più rovinata, più tortuosa e il sole inizia a calare. Vado un po’ in crisi e chiamo il ristorante in cima al monte il quale ci rassicura che il campeggio c’è e che anche loro sono aperti. Ci avverte anche che abbiamo sbagliato strada e che quella che stiamo percorrendo è la vecchia via ormai rovinata, ma che il navigatore ancora segna come strada principale per raggiungere la cima, non considerando quella asfaltata che parte da Cagli. Con tanta e tanta fatica alle 9 di sera raggiungiamo il piccolo “campeggio”. Si tratta di un verde prato, proprio sotto la vetta, con una piccola struttura per i bagagli. Ci sono comunque vari camper.
La reception è chiusa; pagheremo domani mattina (le sbarre sono sempre aperte per permettere anche a campeggiatori ritardatari come noi di accamparsi).
Ormai stanchi, ci rifiutiamo di cucinare e andiamo al “Grillo Parlante” , l’unico ristorante in zona. I proprietari, molto gentili, ci hanno fatto rilassare e riempire bene la pancia. Ci siamo goduti la pace e il rumore forte del vento, dopo aver fatto anche questa volta una mezza impresa.
La mattina dopo riscendiamo per la giusta via, bella liscia e piena di tornanti. Arriviamo a Cagli e da lì di nuovo verso Pianello. Oggi nuova salita e anche questa non sarà semplice: saliremo al Nerone, per la prima volta da questo versante. La strada è molto bella e panoramica, riusciamo a vedere perfettamente le vette del Catria e del Petrano. Anche questa via è molto molto ripida e per di più tira anche molto vento. Fatichiamo, ma con la nostra buona dose di grinta ed equilibrio (il forte vento riusciva a sbilanciare anche bici così cariche di borse) raggiungiamo il nostro campo base del Nerone dove ci aspettano per pranzo. Ci rilassiamo diverse ore prima di scendere dal versante di Serravalle e tornare a casa.
Due giorni vicino a casa, ma molto impegnativi. Due monti, due salite e due persone molto felici e soddisfatte di aver concluso un altro fine settimana in sella e pieno di emozioni. ◘
di Benedetta Rossi