Giovedì, 25 Aprile 2024

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Il ciclo dei rifiuti

AMBIENTE. La Giunta regionale ha deliberato il nuovo Piano dei rifiuti regionale: si punta su discariche e inceneritori

silvia romano2

Se non fosse scritto nero su bianco, davvero il nuovo piano regionale dei rifiuti potrebbe sembrare uno scherzo. Non sembra cioè il piano di una Regione come l’Umbria. Sembra una raffazzonata elencazione di false soluzioni, talmente disordinate, che non tengono nemmeno conto dei risultati raggiunti dalla Regione nella raccolta differenziata, sia in termini di percentuali che di tempi. Il Piano è evidentemente segnato da una profonda ideologia pro-discarica e inceneritore, altrimenti sarebbe stato costruito a partire dai tanti punti di eccellenza in materia di differenziata porta a porta e dalla strategia verso “rifiuti zero” esistente oggi in Italia e che non lascia scampo ai suoi detrattori.

In Umbria, su un totale di 92 Comuni, 62 sono sotto i 5 mila abitanti (i 2/3 del totale!), 10 sono sotto i 10 mila abitanti, 10 sotto i 20 mila, 6 sono sotto i 50 mila abitanti, Foligno con 55 mila e poi Perugia con 160 mila abitanti e Terni con 110 mila abitanti. Ebbene, la Regione con tanto di appoggio di un Comitato tecnico-scientifico, ha pensato bene di portare la raccolta differenziata al 75% solo nel 2030. Davvero otto anni per fare quello che a Terni è stato raggiunto in due anni? E le performance di Narni (20 mila abitanti) con l’80%, Assisi al 72 % con quasi 30 mila abitanti e una infinità di turisti, per non parlare dei Comuni piccoli con il 90% di Otricoli e altri della Valnerina ternana? In Umbria, data la bassa densità di popolazione, il 75% sarebbe già possibile nel 2024, volendo cioè volontariamente fermare i risultati incredibili che tutti Comuni sotto i 10 mila abitanti potrebbero fare. Insomma la nostra è una Regione che al massimo in cinque anni potrebbe tranquillamente raggiungere l’85% senza sforzi eccessivi. Da questo punto di vista bastano gli importanti risultati del ternano.

Invece si ampliano le discariche. Anziché non riempirle più, proprio combinando insieme alta percentuale di differenziata, facilissima da raggiungere, e due nuovi impianti di trattamento del residuo. Questi sarebbero in grado, grazie a diverse tecnologie di separazione oggi esistenti, sia di recuperare ulteriore rifiuto riciclabile sia di differenziare ad esempio le plastiche raccolte, così da mettere sul mercato plastiche suddivise per tipologia con un importante valore economico. È evidente che le discariche per la Regione sono solo una concentrazione di interessi molto forti e non rappresentano affatto soluzioni come vogliono farci credere, altrimenti avrebbero avanzato altre proposte. È chiara insomma la volontà di puntare ancora sulle discariche se in modo ingiustificato si punta al 75% di raccolta differenziata in otto anni. Non ci sono molte altre possibili soluzioni.

E chiaramente un inceneritore non si nega a nessuno. Peccato che tanto c’è già pronto a Terni quello di Acea che, tra l’altro, si appresta a diventare il vero organo di governo del territorio con l’imminente acquisizione di una quota rilevante di Am. Saremmo curiosi di sapere se, ad esempio, la Presidente Donatella Tesei abbia pensato a localizzare il nuovo inceneritore, che a detta sua e del suo assessore sono impianti su cui si può fare sport come quello di Copenhagen, sopra il quale è stata costruita una pista da sci sintetica, nel suo Comune di Montefalco. Vediamo se i ricchi e non ricchi vignaioli locali saranno disposti a fare delle degustazioni sulle suggestive pendici del nuovo impianto. A proposito di Montefalco, il Comune amministrato dalla Tesei dal 2009 al 2019, nel 2020 ha raggiunto solo il 32% di raccolta differenziata con poco più di 5 mila abitanti. Forse ha preso ad esempio il suo operato per fare le previsioni sulla raccolta differenziata. Ora è tutto

di Fabio Neri


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