Lettere in redazione.
Un signore per bene, Luigi Mario Maggiolini Pescari, dopo un terribile incidente occorsogli, essendo un amante dei gatti e degli animali in genere, decide spontaneamente di impiegare una parte cospicua del risarcimento assicurativo incassato, per il benessere degli animali che più ama: i gatti per l’appunto. Non sapendo come fare, decide di chiedere l’ausilio del Comune di Città di Castello a cui "dona" la ragguardevole cifra di € 60.000 (delibera di Giunta comunale n. 110 del 17.06.2019) affinché lo supporti per realizzare il suo sogno: un gattile, un rifugio per gatti. Pone un’unica condizione, tassativa e ragionevole: deve essere un ambiente “a misura di gatto”, un’oasi dove i gatti di strada possano trovare un rifugio semplice e accogliente, e poter vivere in pace e sicurezza.
Bene direte voi! Beh, non proprio. Quello che sembrerebbe essere un progetto semplice e lineare, grazie alla sinergia tra uffici tecnici comunali, Asl, tecnico incaricato ecc. diventa un piccolo lager ben congegnato: una desolante distesa di cemento di ben 320 metri quadrati circondata da una rete metallica, una “baracca” costruita in sottili pannelli sandwich dello spessore cm. 4, dove caldo e freddo la faranno da padrone, dove neanche gli stracci e vecchie scarpe vorrebbero stare. “Baracca” che, con fantasia e ironia, è stata definita “rifugio”!!!! Nessun albero previsto, ripeto nessun albero o alberello; nessun prato e ripeto nessun prato, nemmeno l’ombra e, ciliegina sulla torta, nel bel mezzo della distesa di cemento, non si sa a quale scopo, un bell'ammasso di rocce e sassi, questo sì rifugio ospitale per lucertole e raganacci. Alla faccia dell’ambiente “a misura di gatto”. Il tutto alla modica cifra di € 60.000 (sessantamila euro!!!).
E dire che sarebbe bastato veramente poco per organizzare un luogo confortevole e accogliente per i mici: un gran bel prato, misto ad aree con breccino dove i gatti possano spaziare; dei semplici alberi per avere la necessaria ombra e dove poter arrampicarsi; alcuni semplici giochi realizzati con strutture anche di recupero in legno, funi, tubi ecc., con i quali i gatti possano giocare; un piccolo rifugio costituito da una semplice tettoia sotto la quale collocare delle confortevoli cucce di varie misure e dimensioni, dove i mici possano trovare liberamente rifugio dalle intemperie e avere la propria casa. Magari un piccolo locale (non una baracca) con funzioni di accoglienza/astanteria/ripostiglio ecc. E perché no, anche della rete metallica a protezione della loro incolumità (almeno questa prevista dal progetto!).
A margine di questa storia, ma non proprio a margine, deve essere evidenziato un altro aspetto. Della cifra donata dal signor Pescari (€ 60.000), per i lavori sono stati effettivamente utilizzati € 39.774,64 + iva al 22%, ovverosia € 48.525,06. E la cifra rimanente di € 11.474,94, dove è andata a finire? Presumibilmente quei soldi sono stati destinati al pagamento delle “prestazioni professionali” dei professionisti intervenuti alla bisogna. Ora una domanda sorge spontanea: visto che quella del Pescari è stata una "donazione" e quindi un’azione senza scopo di lucro e a fin di bene, non era logico aspettarsi da coloro che lo hanno supportato un analogo comportamento, fornendo le proprie prestazioni pro-bono, in modo che tale cifra fosse utilizzata per una migliore riuscita del progetto? Beh non è proprio stato così. Che dire?!! Cordialmente.
di M.C.