Un artista del dialogo

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Editoriale.

silvia romano2

“Grazie Arcivescovo. Hai compiuto la buona battaglia, ci hai ispirato a continuare la lotta per la pace nel mondo”. Ecco uno dei bigliettini affissi sulla cattedrale di Johannesburg, che sintetizzano in due battute la figura e l’impegno di Desmond Tutu.

Da giovane avrebbe desiderato diventare medico, ma le condizioni familiari lo spinsero a ripiegare sull’insegnamento e si dedicò alla teologia, impegnandosi nella lotta di liberazione per la popolazione africana. Quando scoppiarono le proteste di Soweto, egli condusse una tenace opposizione politica contro l’apartheid, ma sempre in modo non violento. Forse la concezione di Ubuntu, "una persona diventa umana attraverso altre", ha permesso a Desmond Tutu di realizzare quel capolavoro straordinario che è stata la Commissione Verità e Riconciliazione. A chi avesse commesso atrocità durante l’apartheid e avesse confessato i propri crimini nei confronti dei familiari delle vittime, veniva concessa la grazia.

Molti pensarono che in Sudafrica si sarebbe scatenata una guerra civile dagli esiti imprevedibili, tanto sarebbe stata la sete di vendetta. Per merito di Desmond Tutu è stata scritta una straordinaria pagina di Vangelo. Non è stato un caso che Tutu e Mandela appartenessero allo stesso gruppo etnico.

La leadership dell’Arcivescovo era ispirata al multiculturalismo e alla integrazione, ma senza compromessi: «quando si manifestano situazioni di ingiustizia, indipendentemente dal Governo di turno, bianco o nero che sia, la neutralità è inaccettabile. Essere silenti in simili circostanze significa stare dalla parte dell’oppressore». Una testimonianza da non disperdere. ◘

 Redazione