Venerdì, 06 Dicembre 2024

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Il contadino martire e profeta

Recensione.

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Il problema degli obiettori di coscienza al servizio militare ha attraversato la Chiesa dal tempo dei primi cristiani. Il 12 marzo del 295 Massimiliano di Tebessa (nei pressi di Cartagine) fu ucciso a 21 anni perché rifiutò l’arruolamento sostenendo che il suo essere cristiano non era compatibile con la violenza e quindi con l’esercito.

E il dibattito sulla guerra giusta in generale e sull’uso delle armi in particolare è stato sempre oggetto di discussione nella Chiesa. Sant’Agostino, Francisco de Vitoria, Erasmo di Rotterdam, le Crociate, la conquista del Nuovo Mondo, il contrasto con l’impero ottomano, il lancio della bomba atomica non hanno portato a un chiaro superamento della guerra e della produzione di armi, a favore della pace e della convivenza fraterna tra le persone e i popoli.

Francesco Comina, che segue da sempre le problematiche sulla non-violenza e la pace, questa volta presenta nel suo libro Solo contro Hitler la figura di Franz Jägerstätter, contadino austriaco che ha rifiutato di seguire la follia conquistatrice del nazismo tedesco e per questo è stato ucciso con la ghigliottina a Brandeburgo il 9 agosto 1943.

Prima che la lama gli cadesse sul collo, Franz fa in tempo a bisbigliare poche parole: “Prendimi Signore, vedrò il tuo volto”. Parole semplici che indicano la grande fede di quest’uomo che, attraverso un percorso interiore profondo, si è rifiutato di entrare nella Wehrmacht e prestare giuramento di fedeltà a Hitler stesso. Consapevole che una scelta del genere lo avrebbe portato a subire la pena di morte, come poi è avvenuto.

Scelta tanto più sofferta perché Franz ha una madre, una moglie e tre figlie piccole che avrebbero dovuto fare a meno di lui per il resto della loro vita. Motivi, questi, che indussero buona parte della gerarchia ecclesiastica del tempo e gli altri fedeli cattolici a non approvare la sua scelta, per cui viene a trovarsi nella solitudine più completa, forte della sua fede e della sua preghiera.

Scrive alla moglie il giorno prima di comunicare ai superiori militari la sua scelta, dopo essere passato in chiesa a pregare: «Tu sai almeno a chi confidare le tue sofferenze, chi avrà comprensione e chi ti potrà aiutare. Anche Cristo sul monte degli ulivi ha pregato il Padre celeste perché lasciasse passare il calice della sofferenza, però non dobbiamo dimenticare che aggiunse: “Signore sia fatta non la mia, ma la tua volontà». Per Franz il discorso è chiaro: non può professarsi cristiano e aderire a un Führer come Hitler.

Straordinaria anche la figura della moglie, Franziska a cui Franz parla della sua lotta interiore. E Franziska lo ascolta soffrendo, consapevole che quel turbamento potrebbe portarlo alla morte.

Comina racconta in modo intenso e drammatico il cammino di quest’uomo semplice, totalmente coerente alla sua fede, in base a cui interpreta la realtà e agisce nel duro tempo storico in cui vive, dando la misura e la grandezza del contadino austriaco che ha saputo dire no a Hitler.

Dopo la sua morte, Franz Jägerstätter viene riconosciuto il valore della sua testimonianza religiosa e politica, e la Chiesa lo dichiara beato il 26 ottobre del 2007 nella cattedrale di Linz, presente la moglie Franziska e le figlie.

Il 7 maggio 1997 era stata annullata ufficialmente la sua condanna a morte; così il riscatto diventa anche giuridico.

La sua è una profezia di pace e non violenza che ancora fa fatica a entrare nella coscienza dei credenti di tutte le religioni, come unica prospettiva possibile per il futuro dell’umanità.

Vorrei concludere questa recensione con le parole di Manfred Schener, postulatore della causa di beatificazione: “Franz come testimone della fede della giustizia è un regalo per il popolo austriaco, ma è anche un regalo per la chiesa intera”. Aggiungerei regalo per l’umanità di oggi e del futuro. ◘

di Paolo Trani


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