Intervista a Marcelo Barros, teologo della liberazione.
Marcelo Barros, teologo della liberazione e biblista, è stato segretario di Hélder Câmara, il Vescovo dei poveri del Nord-est del Brasile. Gli chiediamo cosa pensa del Sinodo appena iniziato.
Papa Francesco ha invitato la Chiesa universale a riflettere su se stessa e la sua missione di evangelizzazione. Il tessuto ecclesiale si sente in pericolo e perché?
«Al tempo del Concilio Vaticano II, il grande teologo francese Yves Congar disse che, dall’inizio del secondo millennio fino ad allora, la Chiesa cattolica non aveva avuto un’ecclesiologia, una comprensione di se stessa come Chiesa, ma una “gerarcologia”. Questo significa che la Chiesa è stata ridotta alla gerarchia. Nonostante i venti del Concilio, dopo quasi 40 anni di tentativi dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di restaurare una nuova cristianità, la maggior parte dei preti e dei vescovi, così come molti gruppi ecclesiastici, sono ancora addestrati a obbedire e quando è il loro turno a comandare. Il Papa nomina i vescovi, i vescovi nominano i preti e questi ultimi inseriscono nelle parrocchie i laici che piacciono loro.
Improvvisamente, papa Francesco riscopre nella storia dei primi secoli del cristianesimo il paradigma della sinodalità e propone il “camminare insieme” come il modo normale per la Chiesa di esistere e organizzarsi in questi nuovi tempi. Un gruppo più conservatore interpreta questa proposta come eresia (che ha anche un nome: conciliarismo), altri come mondanità politica, e affermano che la Chiesa non è e non deve essere una democrazia. Altri semplicemente non si muovono, perché parlano un’altra lingua e non gli interessa».
A metà dell’ '800, Antonio Rosmini aveva sottolineato le cinque piaghe che affliggevano il corpo della Chiesa. Quali sarebbero le storture della Chiesa contemporanea?
«In un certo senso le ferite che Rosmini indicava nel suo libro continuano a ferire la Chiesa. Nei nostri tempi, padre José Comblin, grande teologo belga che ha vissuto la maggior parte della sua vita in Brasile ed è stato uno dei principali consiglieri di Dom Hélder Câmara, diceva che, se potessimo verificare esattamente nelle attuali strutture della Chiesa cattolica quale è la proporzione di elementi evangelici, o venuti da Gesù, avremmo difficoltà a raggiungere il 5%.
Senza dubbio, le intuizioni di papa Giovanni XXIII, che propose al Concilio di ritornare alle fonti (al Vangelo) e di realizzare l’aggiornamento, sono valide come sfide che, fino a oggi, non sono state seriamente affrontate».
L’esperienza religiosa è ancora viva nel corpo ecclesiale, oppure è stata erosa dal secolarismo e dall’imperversare della logica del mercato?
«La domanda che poni, Achille, si può tradurre nel senso di verificare in che misura la Chiesa ci permette di vivere il cammino spirituale del discepolato di Gesù e in che misura non solo non aiuta, ma ostacola. Indubbiamente nessuno vive la fede in isolamento e quindi l’esperienza comunitaria è essenziale. In tutto il mondo si stanno diffondendo, come in America latina e anche in Italia, esperienze di comunità ecclesiali di base, che non sono solo piccole comunità ecclesiali. Sono prove di un nuovo modo di essere Chiesa, una via sinodale, come ci dice ora papa Francesco.
Il secolarismo e la logica del mercato possono attaccare le Chiese in diverse forme. Penso che ci sia una religione sacrale e cultuale più mondana e più orientata al mercato che l’apparente mondanità delle Chiese organizzate come imprese capitaliste (che evidentemente non difendo). Quelle più mistiche e sacrali possono essere più mascherate e più idolatriche».
Quali sono le logiche mondane che impediscono alla Chiesa di esprimere la sua spinta profetica e di recuperare il Vangelo?
«Oggi sappiamo che la più grande rivoluzione che Gesù ha causato nel mondo è stata quella di confrontarsi con l’immagine di Dio, abituale nel giudaismo del Tempio e nella maggior parte delle religioni di tutti i tempi. Gesù ha rivoluzionato l’immagine di Dio come Abbà, Dio-Amore e non potenza, fonte di Vita e luce per l’umanità.
La sfida più grande è ancora se il Dio che le nostre Chiese predicano e adorano è davvero l’Abbà di Gesù e non più il Dio che il teologo galiziano Andrés Torres Queiruga chiama “il Terrore di Isacco”.
La sfida è passare da una religione rituale del tempio e della sacralità come potere a una fede profetica e liberatrice.
Una Chiesa che ancora oggi vuole basare la sua missione sulla successione apostolica intesa come “carica di potere sacro e maschilista” e in modo fondamentalista non accetta il Vangelo di Gesù contro il potere sacro e il dogmatismo. È bene che papa Francesco proponga questo Sinodo e predichi contro il clericalismo, ma finché è obbligato a nominare Vescovi per tutto il mondo e mantiene il sistema dei cardinali e l’attuale Curia romana alimenterà questo stesso sistema.
Il Vangelo può essere recuperato solo dal basso e da una fede centrata sul Regno o, come diceva Panikkar, cosmoteandrica».
Il cammino sinodale sottolinea alcuni valori essenziali. Quali sarebbero a suo parere?
«La centralità delle Chiese locali, il dialogo come cammino spirituale e teologico della nostra fede, e, come diceva Panikkar, il “dialogo dialogico”.
La ripresa del rinnovamento del Concilio Vaticano II è in un cammino che parte dalla base e in tutto il mondo come un processo ecclesiale e non solo episcopale.
La dimensione laica e femminista della nostra fede e della nostra spiritualità può diventare profetica. Se riusciamo a fare una Chiesa veramente sinodale, costituiremo un vero test per un mondo organizzato politicamente in modo sinodale, più che democratico».
La Chiesa brasiliana sta ancora vivendo un’esperienza tragica che colpisce soprattutto i poveri. Cosa stanno facendo i cristiani per resistere alla pandemia di fronte all’incuria del Governo?
«C’è una parte di preti e vescovi cattolici e anche evangelici delle Chiese più diverse che sostiene il Governo federale nella sua politica contro i neri, gli indios, le donne e i poveri in generale. Finora, il Governo Bolsonaro ha contato sul sostegno di questi gruppi e pastori cattolici ed evangelici.
La logica è la stessa di molti vescovi e preti negli Stati Uniti: se un presidente è contro l’aborto e le unioni gay, i cristiani voteranno per lui, e così continuano a sostenere i Governi più violenti e assassini del pianeta. Nonostante questo l’anno scorso molte comunità e movimenti cattolici e evangelici si sono impegnati nella solidarietà e sono riusciti a fornire tonnellate di cibo ogni giorno agli oltre 20 milioni di disoccupati brasiliani, molti dei quali a livello di povertà estrema.
In molte periferie delle città ci sono servizi di solidarietà permanenti: il problema è strutturale. Dobbiamo vincere la società ancora schiavista che considera naturali la povertà e la fame dei poveri e le sofferenze degli altri…
La profezia della sinodalità dovrebbe cambiare mentalità a partire dai poveri in tutto il mondo, verso una lotta ecologica per un pianeta che diventi casa comune dell’umanità. Dovrebbe includere il cammino delle donne per la parità dei diritti e, nelle Chiese, per il discepolato degli uguali, i diritti delle minoranze sessuali e la vera umanità con tutte le persone di tutte le razze, culture e orientamenti sessuali… Come nelle prime chiese: assemblee (ekklesie) degli esclusi e dei piccoli del mondo…». ◘
SERVIZIO DOSSIER a cura di Achille Rossi