Città di Castello cultura. Rete interattiva museale dell'Alto Tevere umbro.
“Scopri l’Umbria e l’Alto Tevere”; “Vieni a vivere da noi la magia dell’Umbria”. Ecco due degli slogan che si leggono nel sito web della Rim, la Rete Interattiva Museale dell’Alta valle del Tevere. Una iniziativa recente, che presenta congiuntamente 14 musei dei Comuni del cosiddetto Alto Tevere umbro. Non tutti, però: manca Umbertide con il suo Museo di Santa Croce. Non sappiamo perché. Comunque, per il discorso che sto per fare, è una questione marginale.
La Rim – leggiamo ancora – è “realizzata con il contributo della Regione Umbria, promuove un modo nuovo per conoscere i luoghi, la storia e la cultura di questo territorio”. Propone anche il soggiorno in strutture ricettive convenzionate ed elenca alcune importanti manifestazioni enogastronomiche, artistiche e culturali.
Un’iniziativa encomiabile. È senz’altro “nuova” perché si affida al web per far conoscere un insieme di Comuni. Però è “vecchia” – si passi il termine – per come questo territorio la concepisce. Sia chiaro che non c’è niente su cui polemizzare e che non si cerca il pelo nell’uovo. L’intento è quello di contribuire a pensare strategie più lungimiranti ed efficaci. Partendo naturalmente da quello che di positivo c’è: e la Rim lo è.
Il problema è che si insiste nel mantenere divisa, frazionata, la nostra valle. Da questa parte l’Alto Tevere umbro; da quell’altra la Valtiberina toscana. Sono in effetti le due parti istituzionali che compongono una stessa realtà geografica che le accomuna: l’Alta valle del Tevere.
La mappa territoriale che correda il sito della Rim indica con una R i musei del circuito. Appena sopra le R che segnalano i punti di interesse di San Giustino si intravede il toponimo Cospaia e, poco più su, il confine tra Toscana e Umbria. Si nota anche che, quasi attaccata al confine, c’è la città di Sansepolcro. Che Sansepolcro sia un rilevante centro museale, un’attrattiva culturale internazionale, non interessa affatto: il progetto Rim deve pubblicizzare l’Alto Tevere umbro, è finanziato dalla Regione Umbria, quindi si ferma a quel confine. Al di là di esso si estende una terra “straniera”: che ci pensino loro, i toscani, a farsi il loro circuito museale.
A rimetterci siamo noi altotiberini, quindi anche noi altotiberini umbri. Tanto per dare un’idea di come sia asfittico, incomprensibile, talvolta persino stupido questo approccio, qualche anno fa proposi di inserire in un itinerario della Memoria della guerra e della Resistenza una località in territorio toscano a un paio di chilometri da una frazione tifernate; vi era stata perpetrata un’efferata strage da parte dei tedeschi. Qualcuno – molto probabilmente un burocrate del Perugino – creò difficoltà proprio perché non era “umbra”.
Bisogna allargare gli orizzonti. Anche chi fa politica e gestisce le pubbliche Amministrazioni deve arrivare a capire – lo faccia presto! – ciò che è evidente per chi fa cultura, per chi commercia, per chi produce: il bacino altotiberino è una realtà unica e una risorsa straordinaria.
Nello specifico del tema che stiamo trattando, solo se si legano i cosiddetti Alto Tevere e Valtiberina in un unico circuito museale si può realizzare il sogno di chi auspica per la valle un futuro turistico considerevole. Al momento, il turismo culturale verso la nostra terra è caratterizzato generalmente da visite brevi; vi soggiorna un numero modesto di quelli che vengono perché interessati, tanto per fare un esempio, o a Burri o a Piero della Francesca. Attrarre visitatori e “trattenerli” per una settimana – con tutte le benefiche ricadute che ciò comporta a livello economico – è possibile solo se vengono nell’Alta valle del Tevere per godersi sia Burri che Piero della Francesca, sia Montone che Anghiari, sia i tartufi di Pietralunga che le castagne di Caprese Michelangelo, sia la Tela Umbra di Città di Castello che il Museo del Merletto di Sansepolcro, sia il Museo del Diario di Pieve Santo Stefano che la Tipografia “Grifani-Donati” tifernate, sia Luca Signorelli a Umbertide che la Madonna del Parto a Monterchi. E che dire dell’itinerario dei castelli altotiberini, che oltre ai borghi medioevali, offrirebbe delle chicche sparse tra le colline sia umbre che toscane? E dell’itinerario francescano, che si snoderebbe da La Verna fino al pietralunghese? E di un itinerario della Memoria che, tra Alto Tevere e Valtiberina, farebbe conoscere una fitta rete di località segnate dalle tragedie della seconda guerra mondiale e dalla lotta di resistenza contro il nazi-fascismo? Tutto ciò – e sono solo degli esempi – sarebbe possibile solo mettendo in sinergia le risorse offerte dall’intera valle. ◘
Di Alvaro Tacchini
Ecco un elenco delle attrazioni museali presenti nei Comuni della parte umbra dell’Alta valle del Tevere.
Città di Castello
Pinacoteca Comunale
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
Museo Diocesano
Centro delle Tradizioni Popolari “Livio Dalla Ragione”
Museo Malacologico Malakos
Collezione Tessile Tela Umbra
Tipografia “Grifani-Donati”
San Giustino
Castello Bufalini
Museo Archeologico della Villa Plinio il Giovane a Villa Graziani
Museo Storico e Scientifico del Tabacco
Stabilimento Tipografico “Pliniana” a Selci
Monte Santa Maria Tiberina
Palazzo Museo Bourbon del Monte
Citerna
Museo Bartoccini a Pistrino
Montone
Complesso Museale di San Francesco
Umbertide
Museo di Santa Croce
Pietralunga
Museo Ornitologico “Silvio Bambini”