Giovedì, 18 Aprile 2024

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La deriva autocratica

NICARAGUA. La morte di Hugo Torres.

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Le derive autocratiche, una volta intraprese, finiscono con l’assumere connotati perversi. È il caso di Daniel Ortega convertitosi in sempiterno presidente del Nicaragua, che proprio in questi tempi di guerra si è fin da subito schierato per l’intervento militare della Russia oligarchica di Putin in Ucraina; come se ci trovassimo ancora (ammesso e non concesso che anche in quel caso sarebbe stata una scelta avveduta) ai tempi dell’Urss comunista. Senza contare poi che in questo modo Ortega ha pure follemente spianato la strada a un eventuale “legittimo” futuro intervento degli Stati Uniti nel suo paese. Ma tant’é…

Sul piano interno il suo delirio di potere ha poi tristemente raggiunto il colmo, con il “fu” dirigente della rivoluzione che si è messo a divorare letteralmente i compagni di lotta di un tempo. È il caso dell’ex comandante guerrillero Hugo Torres, 73 anni, deceduto lo scorso 12 febbraio.

Era ricoverato dal dicembre scorso nell’ospedale della polizia nicaraguense per frequenti svenimenti patiti nella cella del carcere El Chipote, dove era stato rinchiuso sei mesi prima (in salute) dal regime orteguista per “tradimento della Patria”. Poco prima di essere arrestato, da ex generale dell’Ejército Popular Sandinista quale era durante la rivoluzione, Torres aveva pronunciato la seguente frase: “Non avrei mai immaginato alla mia età di dover lottare in forma civica e pacifica contro un’altra e peggiore dittatura, proprio di coloro con i quali avevo condiviso i valori di giustizia e libertà”.

Una detenzione, la sua, fatta d’isolamento, malnutrizione, maltrattamenti, interrogatori continui e scarse visite dei familiari. I quali denunciano invano il trattamento disumano cui sono sottoposti 183 prigionieri politici (14 sono donne) di varia tendenza, la cui unica colpa è dissentire da Daniel Ortega e dalla sua co-presidente (nonché consorte) Rosario Murillo. Alcuni di essi/e erano aspiranti presidenziali alle elezioni farsa del novembre scorso, dove la coppia si è rinnovata per un quarto mandato consecutivo.

la deriva autocratica altrapagina mese marzo 2022 1Ma un accanimento particolare è riservato proprio agli ex dirigenti guerriglieri che fin dagli anni ’90, come Torres, criticano Ortega per aver ribaltato i valori del sandinismo rivoluzionario. E che nel 2018 solidarizzarono con la rivolta popolare lanciata dai giovani universitari e soffocata nel sangue dal neotiranno, con un saldo di almeno 352 vittime.

Fra essi, in assai precarie condizioni, il quasi ottantenne ex sacerdote-ministro (della famiglia) Edgar Parrales; Victor Hugo Tinoco (ex viceministro degli esteri) e Doria Maria Téllez (ex ministro della Sanità), condannata a otto anni di reclusione per fantomatici “atti contro l’indipendenza e la sovranità nazionale” in un pseudo-processo che, invece che in tribunale, si è svolto nello stesso penitenziario, senza che avesse potuto mai incontrare un avvocato. Con loro ci sono pure 27 detenuti fra i 19 e i 25 anni, a cominciare da uno dei leader di quella sollevazione, lo studente Lesther Alemán.

Altri invece hanno fatto in tempo a riparare all’estero, come lo scrittore ed ex vicepresidente Sergio Ramirez (premio Cervantes 2018); Luis Carrión, fra i nove comandanti della Dirección Nacional; i cantautori della revolución Carlos ed Enrique Mejia Godoy e Norma Gadea; la scrittrice e poeta Gioconda Belli… Senza contare gli oltre centomila nicaraguensi, soprattutto giovani, che hanno scelto o dovuto abbandonare il Paese.

Certo stavolta l’imbarazzo del clan Ortega per la morte di Hugo Torres è palpabile. Lo stesso fratello del Presidente, l’ex Ministro della difesa e generale ritirato comandante Humberto Ortega (da tempo allontanatosi da Daniel) ha diffuso un generoso tributo pubblico nei confronti di Torres. Mentre l’esoterica e detestata tuttofare Rosario Murillo ha invece di fatto impedito i funerali di Torres, arrivando a decretare festivo quel lunedì 14 febbraio, san Valentino.

Cominciano a manifestarsi così, sordamente, i primi malumori all’interno del regime, quasi che si profilasse l’inizio della fine dell’orteguismo.

la deriva autocratica altrapagina mese marzo 2022 2Ma cosa starà pensando davvero Daniel Ortega del leggendario comandante Hugo Torres, che propiziò la sua liberazione da quella stessa prigione somozista del Chipote la vigilia di Natale del 1974, dopo una brillante operazione guerrigliera nella quale furono presi in ostaggio diversi esponenti della dittatura? E come avranno reagito i 60 detenuti sandinisti che (compreso lo scomparso fondatore del Frente Sandinista Tomás Borge) furono rilasciati nell’agosto ‘78, in cambio dei deputati presi in ostaggio ancora da lui (l’unico a cimentarsi in entrambe le azioni) nell’assalto al Parlamento somozista, cui partecipò anche la comandate Dora Maria Téllez? Neppure un anno dopo, il 19 luglio 1979, i sandinisti sarebbero entrati tutti insieme trionfalmente nella Managua liberata.

Hugo Torres, persona semplice quanto appassionata, dopo la fine della rivoluzione era stato nel 1994 tra i fondatori del Movimiento de Renovación Sandinista (Mrs), il quale, pur messo fuori legge dal sistema repressivo di Ortega, si è convertito lo scorso anno nella Unión Democratica Renovadora (Unamos).

La fine in carcere per stenti del comandante Torres ha avuto una grande risonanza nel subcontinente latinoamericano. La prima a prendere le distanze è stata la futura Ministra degli esteri cilena Antonia Urrejola, del governo di Gabriel Boric, che assumerà la carica il prossimo 11 marzo. Mentre la Commissione per i Diritti umani dell’Onu ha chiesto l’apertura di un’investigazione sulla morte del prigioniero di coscienza.

Nel frattempo il Governo orteguista ha pensato meglio di trasferire tre dei detenuti politici più anziani e in precarie condizioni di salute dal carcere agli arresti domiciliari. ◘

Di Gianni Beretta


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