Editoriela.
Sono davvero sconvolgenti le immagini di quello che è accaduto alla periferia di Kiev dopo il ritiro dei militari russi: corpi gettati sulle strade, civili con le mani legate dietro la schiena e uccisi sul colpo, fosse comuni che i russi non hanno avuto il tempo di ricoprire. Il racconto dei sopravvissuti è ancora più raccapricciante: i soldati hanno ucciso gli abitanti di una casa, hanno buttato giù i cadaveri dai letti e si sono messi a dormire. I bambini e le donne uccisi a sangue freddo con un colpo alla nuca. Gli uomini rastrellati sono stati costretti a inginocchiarsi con la faccia al muro e freddati all’istante.
Al decimo piano di una palazzina tutte le porte sono state divelte, gli appartamenti aperti e distrutti come fossero oggetto di una perquisizione; e rappresentano il bivacco degli invasori. I vicini ricordano che questo è stato usato come luogo di tortura e 5 cadaveri giacciono ancora al suolo. A Bucha hanno ritrovato i corpi di donne nude violentate, poi date alle fiamme. Intanto si cercano le sopravvissute, schiave sessuali, sequestrate per giorni, pestate a sangue; saranno testimonianze preziose per il Tribunale Penale Internazionale.
Il calvario delle donne ucraine continua ancora perché lo stupro è un’arma di guerra e si è verificato non solo a Bucha, ma anche a Mariupol, a Karkiv, a Chernihiv. All’ineffabile Ministro dell’Interno russo Lavrov bisognerebbe ricordare che la propaganda serve solo a confondere le idee, mentre le persone che vivono sul campo raccontano una storia completamente diversa. E come non pensare al colonnello russo che si vanta di sterminare più ucraini possibile. Putin davvero ha fatto scuola. ◘
Redazione Altrapagina.