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CULTURA. La Fondazione Burri rinnova gli ex Seccatoi.

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Si legge nella stampa locale che dal 12 marzo 2022 la sede espositiva della Fondazione Burri presso gli ex Seccatoi del Tabacco è stata riaperta dopo un lavoro di musealizzazione realizzato dall’istituzione sotto la guida dell’architetto Tiziano Sarteanesi, coordinatore generale del progetto e dei lavori, e della sua équipe tecnica formata dall’architetto Cristian Beccafichi, gli ingegneri Luca Marioli e Ciro Colcelli, il geologo Milko Mattiacci, il perito industriale Marco Biccheri e il geometra Giovanbattista Francioni.

Si legge che sono stati dieci i milioni di euro investiti dalla Fondazione Burri in sette anni di lavori, dal 2015 al 2022: la riqualificazione del piano interrato e i risanamenti esterni sono costati circa 5,7 milioni di euro; circa 2,5 milioni di euro sono stati investiti per la nuova area, inaugurata nel 2019; altrettanti per il restyling del piano superiore con lavori climatici, interventi sulla pavimentazione e per la manutenzione delle opere.

Come si legge, “un plauso per gli importanti lavori appena conclusi lo ha fatto il Sindaco Luca Secondi in coro con l’assessore alle Politiche culturali Michela Botteghi”. Bruno Corà, presidente della Fondazione in modo continuativo dal 2013, è stato riconfermato nella carica e il Sindaco Secondi ha affermato: “la città, ne sono sicuro, nutre una forte aspettativa nei confronti di questo nuovo Consiglio della Fondazione, aspettativa legata in primo luogo alla non procrastinabile realizzazione di Piazza Burri”.

Altri lavori sono in vista nella sede degli ex Seccatoi, annunciati dall’architetto Sarteanesi. “Sono già pronti i fotovoltaici. Inoltre nei due capannoni esterni c’è il progetto della realizzazione di un bunker che accolga in sicurezza le opere, un laboratorio di restauro e un altro dove vorremmo impiantare la didattica, rivolta non solo alle scuole del territorio, ma che coinvolgerà anche altre realtà come l’Università La Sapienza di Roma. Infine, con l’acquisto da parte della Fondazione di una palazzina adiacente il perimetro dell’ampio giardino della struttura, c’è il progetto di realizzare un punto di ristoro importante”.

A questo punto domandiamo agli organi statutari dell’ente la provenienza dei 10 milioni di euro già spesi nonché delle somme previste per i nuovi progettati lavori, inclusa la Piazza Burri, visto che la Fondazione è, per statuto, senza fini di lucro, quantunque il Maestro Burri avesse previsto alcune opere da alienare per il sostentamento dell’istituzione. Si sono vendute tali o altre opere del Maestro per effettuare i lavori? Se ne stanno alienando altre per i nuovi interventi? Chi paga (e quanto) per i lavori della Piazza Burri, il cui costo è stimato in 10-12 milioni di euro? Se alienazione c’è stata, la città vorrebbe sapere quali opere esattamente sono state vendute, in quali modalità, a chi e a quali prezzi. Una risposta sarebbe gradita da parte di Bruno Corà, nominato ininterrottamente dal Comune di Città di Castello dal 2005 e, come si diceva, presidente della Fondazione in modo continuativo dal 2013.

Secondo quanto recita lo Statuto della Fondazione, stilato dal Maestro Burri, tutte le sue opere sono state donate a una istituzione il cui Consiglio di amministrazione è composto da tre membri nominati dal Comune di Città di Castello, tre dall’Associazione tutela monumenti dell’Alta valle del Tevere, tre dall’Università La Sapienza di Roma e tre dalla Cassa di Risparmio di Città di Castello.

Sempre nella stampa viene riportato che l’architetto Sarteanesi siede nel Comitato esecutivo della Fondazione, ovvero nel comitato ristretto - formato da tre persone e che include anche il presidente - che assume le decisioni, preventiva e approva le spese. A questo punto sorge spontanea un’altra domanda: non è in palese conflitto di interesse questa sua doppia veste, visto che i lavori sono stati progettati, coordinati e guidati da lui in prima persona, coadiuvato anche da un altro architetto che lavora nel suo studio? ◘

Redazione Altrapagina.it


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