Editoriale.
Sono trascorsi pochi secoli da quando i nostri antenati pregavano Dio di liberarli dalla peste, dalla fame, dalla guerra. La peste ci è arrivata tra capo e collo con il Covid e non ne siamo ancora usciti, la fame ha colpito le popolazioni più povere per mancanza di cibo, la guerra è un regalo della mania imperiale di Putin.
È una spirale mortifera che soffoca gli ultimi del pianeta, gli africani, che soffrono per la siccità, la mancanza di cibo, la desertificazione del territorio.
Le agenzie dell’Onu ci avvertono che tre stagioni secche consecutive hanno spinto le persone ad abbandonare le case, il bestiame, i raccolti e stanno precipitando nella carestia.
Nel Corno d’Africa cresce il numero delle persone che non hanno accesso all’acqua pulita e aumenta l’insicurezza alimentare. Ne fanno le spese soprattutto i bambini che non vanno più a scuola e perdono il diritto di crescere in sicurezza e al di là dei pericoli.
Le cifre dell’Onu sono impietose: più di 1,7 milioni di bambini in Etiopia, Kenya, Somalia soffrono di una malnutrizione acuta grave. «Se non agiamo ora – dice il Direttore regionale dell’Unicef – vedremo tanti bambini morire nel giro di poche settimane».
Nel frattempo, con la guerra in Ucraina, il prezzo del grano è cresciuto del 30%. Lo sanno bene l’Algeria, la Tunisia, l’Egitto, per i quali il pane è essenziale.
Il cerchio tra guerra, fame, aumento dei prezzi è una miscela esplosiva per il continente africano. ◘
Redazione